Il Governo sta lavorando su nuove misure per aumentare le pensioni minime nel 2025 come parte della Legge di Bilancio. L’obiettivo principale quindi è incrementare l’importo delle minime, che nel 2024 è di 614,77 euro.
Nel 2025 si potrebbe andare oltre i 621 euro grazie a una rivalutazione rispetto all’inflazione, stimata all’1%, e a un possibile ulteriore aumento. L’intervento mira a evitare una riduzione degli importi dal prossimo anno e continuare a supportare i pensionati con redditi bassi.
Oltre a questo aumento il Governo lavora ad altre misure da inserire in Manovra fra cui l’adeguamento dell’indicizzazione, agli incentivi per restare al lavoro (cosiddetto bonus Maroni) e alla proroga delle note misure di uscita anticipata quali Quota 103, Ape Sociale, e Opzione Donna.
Aumenti per le pensioni minime nel 2025
Come detto in premessa i lavori per la Legge di Bilancio 2025 stanno procedendo, con l’obiettivo di presentare il testo al Parlamento nelle prossime settimane. Tra le possibili novità vi è un intervento sulle pensioni minime.
Attualmente, l’assegno minimo INPS è fissato a 614,77 euro, grazie a un aumento temporaneo introdotto dal governo nel 2022 e in scadenza a fine 2024. Se questo incremento non venisse rinnovato, le pensioni minime potrebbero subire un calo del 2,7%, non compensabile neanche dalla rivalutazione automatica per l’inflazione, stimata attorno all’1%.
Per evitare questo taglio, si sta valutando un intervento mirato che non solo confermi l’importo attuale, ma che lo porti oltre, potenzialmente a 621 euro grazie alla rivalutazione, con l’opzione di arrivare a 630 o persino 640 euro mensili. Sebbene questo aumento sarebbe contenuto, rappresenterebbe comunque un passo avanti nel sostegno ai pensionati con redditi più bassi.
La spesa prevista per coprire questi aumenti nel 2024 è di 379 milioni di euro.
Indicizzazione delle pensioni
Un’altra misura allo studio riguarda l’indicizzazione delle pensioni. Il governo intende garantire una rivalutazione completa rispetto all’inflazione per tutte le pensioni nel 2025, evitando riduzioni degli assegni come accaduto negli ultimi due anni per le pensioni più alte.
Questo intervento è particolarmente importante dato che l’inflazione è in calo e si stima che sarà attorno all’1%.
Incentivi per restare al lavoro (bonus Maroni)
Un’altra importante novità riguarda gli incentivi per i lavoratori che decidono di rimanere al lavoro pur avendo maturato i requisiti per andare in pensione. Il governo sta valutando una rimodulazione del “Bonus Maroni”, attualmente riservato ai lavoratori che hanno raggiunto i requisiti per Quota 103 (62 anni di età e 41 anni di contributi).
Attualmente, questo incentivo consente di ricevere in busta paga la quota di contributi a carico del lavoratore (9,19%), ma solo poche centinaia di persone hanno aderito a questa opzione. Il governo sta quindi studiando alternative, come l’esenzione fiscale per i contributi o la riduzione della tassazione sugli importi ricevuti in busta paga.
Un’altra possibilità sarebbe mantenere l’intera quota di pensione per chi continua a lavorare, con la parte in busta paga coperta da contribuzione figurativa.
Proroga delle misure di anticipo pensionistico
La Manovra 2025 includerà quasi sicuramente la proroga di alcune misure pensionistiche introdotte negli anni precedenti, tra cui Quota 103, Ape Sociale, e Opzione Donna.
Quota 103 consente ai lavoratori di andare in pensione a 62 anni con 41 anni di contributi. Questa opzione dovrebbe essere estesa, ma con il ricalcolo contributivo.
L’Ape Sociale continuerà a fornire un’uscita anticipata per determinate categorie di lavoratori vulnerabili, come caregiver, disoccupati e coloro che svolgono lavori gravosi.
Anche Opzione Donna dovrebbe essere prorogata, ma restano in vigore le regole più stringenti introdotte lo scorso anno, con l’accesso riservato alle lavoratrici che hanno almeno 61 anni, 35 anni di contributi, e che si trovano in condizioni di disagio, come essere caregiver o avere una ridotta capacità lavorativa.
Stop al pensionamento d’ufficio per i dipendenti pubblici over 65
Una delle novità più rilevanti per i dipendenti pubblici riguarda la possibile eliminazione del pensionamento d’ufficio per coloro che hanno compiuto 65 anni. Attualmente, i dipendenti pubblici vengono collocati in pensione d’ufficio una volta raggiunta questa età se hanno accumulato 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 per le donne).
Il governo sta valutando di uniformare il trattamento tra pubblico e privato, consentendo ai dipendenti pubblici di decidere autonomamente quando andare in pensione, a condizione che abbiano raggiunto i requisiti contributivi minimi.
Conclusioni
Le pensioni rappresentano uno dei temi centrali nella Manovra 2025, con l’obiettivo di aumentare le pensioni minime, garantire l’indicizzazione all’inflazione e introdurre incentivi per restare al lavoro.
Queste misure, se approvate, offriranno maggiore flessibilità ai lavoratori e un sostegno economico più consistente per i pensionati, in linea con le esigenze di una popolazione sempre più longeva.