Arriva il sì del Governo alla nuova misura in favore delle persone più fragili della società, si tratta del nuovo assegno unico per gli anziani o assegno unico universale per gli anziani invalidi. Come opportunamente chiarito nel sito web dell’Inps, l’indennità di accompagnamento consiste in una prestazione economica, versata su domanda, a favore dei soggetti mutilati o invalidi totali nei confronti di cui sia stata acclarata l’impossibilità di deambulare senza il supporto di un accompagnatore oppure l’incapacità di eseguire gli atti quotidiani della vita (ad es. lavarsi, vestirsi ecc.).
Detta prestazione a favore degli invalidi civili spetta dunque a tutti i cittadini in possesso dei requisiti sanitari, ma anche residenti in forma stabile nel nostro paese, al di là del reddito personale annuo e dell’età anagrafica. Ovviamente, ai fini dell’assegnazione effettiva del contributo a sostegno del disabile, fa fede quanto indicato dalle commissioni sanitarie nel verbale di riconoscimento dell’invalidità civile.
Ebbene, vi sono importanti novità proprio sul fronte dell’indennità di accompagnamento, se pensiamo che recentemente l’Esecutivo ha approvato il Ddl delega, che include la riforma del sistema assistenziale per gli anziani e che introduce una nuova prestazione universale. Di che si tratta? Quali sono gli aggiornamenti cui stiamo facendo riferimento? Scopriamo insieme di seguito il nuovo assegno unico anziani.
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Assegno unico universale per gli anziani invalidi: al via il nuovo accompagnamento
Come abbiamo appena accennato, vi sono importanti novità sul piano della tutela delle persone non autosufficienti. Si tratta di una sorta di assegno unico universale ad hoc, ed ovviamente da non confondersi con quello rivolto alle famiglie con figli a carico. Tuttavia, proprio come quest’ultimo, detto nuovo assegno intende razionalizzare il sistema delle prestazioni – in questo caso quelle a favore degli invalidi.
Secondo la linea del Governo avremo dunque una riforma ad hoc a favore degli anziani, di cui peraltro si trova traccia nel Pnrr, e che – almeno nelle intenzioni – mira a rafforzare sensibilmente l’assistenza alle fasce di popolazione appartenenti alla terza età in condizioni di fragilità e dipendenti dal supporto di familiari e/o assistenti domestici.
Ecco perché possiamo affermare che cambieranno le regole sull’indennità di accompagnamento, attraverso il lancio di un nuovo assegno unico anziani che di fatto la sostituirà, ovvero una prestazione ad hoc inclusa nel ‘disegno legge delega Anziani’, approvato recentemente dal Governo. Non si tratta invero di una vera novità, perché il progetto era già stato predisposto dall’Esecutivo Draghi, per poi transitare sull’attuale consiglio dei Ministri per alcune modifiche.
Utile rimarcare che il Ddl delega varato in CdM ha come primo scopo quello di semplificare le procedure di accertamento e di valutazione della fragilità, che dà diritto alla prestazione assistenziale.
Come funziona il nuovo assegno unico anziani
In verità la scelta del Governo appare giustificata dando un’occhiata ai numeri. Infatti la riforma in oggetto avrà un ampio impatto sui servizi sanitari, socioassistenziali e previdenziali, toccando una vastissima platea di cittadini anziani non autosufficienti – circa 3,8 milioni, un numero peraltro destinato a raddoppiare da qui al 2030.
In linea generale, il testo varato nel Consiglio dei ministri e che intende appunto riformare l’indennità di accompagnamento, prevede i seguenti punti cardine:
- la sperimentazione e introduzione progressiva della prestazione universale sotto forma di assegno unico a favore degli anziani;
- la graduazione della prestazione sulla scorta del bisogno assistenziale;
- la scelta dell’erogazione della prestazione, da parte del beneficiario, sotto forma di trasferimento monetario oppure di servizi alla persona.
Un po’ come nella logica dell’assegno unico per le famiglie, anche l’assegno unico anziani ingloberà dunque l’indennità di accompagnamento e altre misure di sostegno.
A quanto ammontano i fondi per la misura
Detta nuova prestazione assistenziale detta ‘assegno unico anziani’ sarà conferita agli aventi diritto, servendosi delle risorse del nuovo “Fondo per la prestazione universale per gli anziani non autosufficienti” presso il ministero del Lavoro. I finanziamenti al Fondo giungeranno:
- dai risparmi di spesa sanitaria che scaturiranno dal potenziamento dell’assistenza domiciliare;
- dalle indennità ‘inglobate’ dal nuovo meccanismo di supporto dell’anziano non autosufficiente;
- dalle risorse stanziate con la manovra.
Il Ddl delega appena varato in Cdm recepisce in linea di massima il provvedimento già approvato dal precedente Esecutivo, redatto con il contributo di 52 organizzazioni incluse nel Patto per la non autosufficienza. Principio cardine del nuovo sistema sarà in ogni caso l’assistenza domiciliare, ovvero la casa sarà ancor più punto di riferimento e luogo di cura, di protezione e di supporto alle persone anziane. Ciò anche a far fronte al noto problema dei ricoveri impropri in ospedale, perché di fatto inutili.
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Qual è il ruolo del Cipa
Ricordiamo infine che l’intera riforma assegno unico anziani sarà coordinata – sul campo – dal nuovo Comitato interministeriale per le politiche in favore della popolazione anziana – in breve Cipa – presieduto dal Presidente del Consiglio o su sua delega dal Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali. La prospettiva va comunque al di là della mera sperimentazione, se pensiamo che per la messa in pratica del nuovo sistema assistenziale, il citato Comitato si occuperà dell’applicazione di due piani triennali – e dunque di largo respiro.
D’altronde si tratta di linee di riforma già previste nel testo del Pnrr, e dunque siamo innanzi a quelli che saranno i nuovi pilastri dell’assistenza alle fasce di popolazione appartenenti alla terza età in condizioni di fragilità e dipendenti dal supporto altrui. D’altronde, il perché di queste nuove norme sull’assegno unico anziani si spiega anche con il fatto che il nostro paese è primo in Europa per numero di over 65, perciò le revisione e l’aggiornamento delle norme in materia di tutela della non-autosufficienza è assolutamente comprensibile.