In questa ultima fase l’aumento dei contagi da coronavirus e la progressiva pressione sugli ospedali di alcune aree della penisola, impongono soluzioni immediate e pratiche. Al momento, infatti, si sta ragionando di sfruttare la collaborazione delle aziende sparse sul territorio. Ciò al fine di velocizzare la campagna di vaccinazione covid in tutto il paese.
Come già ipotizzato nelle scorse settimane, la linea è insomma anche quella di coinvolgere le aziende, delegando loro la vaccinazione dei propri dipendenti. Per questa via, si potrebbe aumentare di non poco il ritmo delle immunizzazioni giornaliere, in modo da sfruttare i medici competenti e i medici aziendali.
E contribuendo a diminuire gli oneri gravanti sulle strutture pubbliche. Vediamo dunque, un po’ più da vicino, quali sono le novità sul tema vaccinazioni e il caso della Lombardia, la prima a sfruttare le aziende locali.
Vaccinazione covid dei lavoratori in azienda: l’incontro con le parti sociali è stato positivo
In buona sostanza, somministrare i vaccini all’interno delle aziende si può ed è certamente utile in una situazione di recrudescenza del virus, come quella che stiamo vivendo negli ultimi giorni, anche a causa delle varianti del coronavirus. La soluzione della vaccinazione covid nelle aziende sarebbe stata concordata dal ministro della Salute Speranza con le parti sociali, convocate qualche giorno fa, per un vertice ad hoc dal ministro del Lavoro Orlando.
In base alle indiscrezioni emerse, nell’incontro è stata ipotizzata la possibilità di “utilizzare presidi all’interno delle aziende, quindi i medici aziendali, per le somministrazioni delle dosi, per garantire un accesso più fluido ai lavoratori più esposti al contagio”.
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All’incontro citato ha partecipato anche il nuovo Commissario all’emergenza Francesco Paolo Figliuolo, incaricato di gestire tutta la parte della logistica nella distribuzione dei vaccini.
Gli esponenti del Governo hanno chiarito alle sigle sindacali le finalità collegate alla vaccinazione covid in azienda: “Fare il punto sull’attuazione dei protocolli di sicurezza firmati nel marzo dello scorso anno” e esaminare la “possibilità di utilizzare i presidi che esistono all’interno delle aziende, quindi i medici aziendali, per le vaccinazioni”.
In un coordinamento più generale ed articolato, previsto anche il coinvolgimento dell’Inail tramite la rete dei suoi ambulatori.
La logica dietro la vaccinazione in azienda e il ruolo delle imprese
Il principio-guida evidenziato dai ministri Orlando e Speranza, nell’incontro sul tema della vaccinazione covid nelle aziende, è che “ogni presidio e ogni luogo dove può esserci un medico messo nelle condizioni, nel pieno rispetto dei protocolli di sicurezza, di accelerare le vaccinazioni è un fatto positivo per il Paese”, perciò vanno individuate “risorse anche interne alle aziende per agevolare la vaccinazione dei dipendenti”.
Confindustria, anch’essa presente all’incontro, con il direttore generale Francesca Mariotti. Quest’ultima ha rimarcato la disponibilità delle aziende a collaborare in modo concreto e tempestivo alla campagna di immunizzazione.
In particolare, l’associazione di imprese avrebbe assicurato di poter vaccinare ben 12 milioni di soggetti, inclusi i componenti delle famiglie dei 5,5 milioni di lavoratori subordinati nella rete associativva. Ecco perchè, durante l’incontro, è emersa la necessità di elaborare protocolli ad hoc e regole di dettaglio che possano favorire il rapido ricorso alla vaccinazione covid in azienda.
La vaccinazione in azienda inizia dalla Lombardia: l’accordo
Insomma, dopo la fase delle dichiarazione di intenti e dell’elaborazione delle linee guida e di coordinamento, è necessario passare alla fase operativa in senso stretto. Urgono rimedi tempestivi, a causa dell’aumento esponenziale dei contagi, almeno in alcune aree del territorio. Così si spiega il recentissimo accordo tra Regione Lombardia, Confindustria, Associazione Nazionale Medici di Azienda e Competenti e Confapi per un protocollo d’intesa, mirato all’estensione della campagna vaccinale anti-covid19 alle aziende manifatturiere lombarde. Non deve stupire che la vaccinazione covid in azienda parta proprio dalla Lombardia; proprio questa infatti è stata la Regione colpita più di tutte dall’emergenza sanitaria.
Il via libera renderà possibile la moltiplicazione dei luoghi in cui è possibile essere vaccinati, al fine di alleggerire il peso gravante sulle strutture pubbliche; e aumentare esponenzialmente il numero delle persone vaccinate.
Tuttavia, il protocollo lombardo, pur già pronto ed approvato, per essere pienamente operativo, dovrà prima essere esaminato dalla struttura commissariale guidata dal generale Francesco Paolo Figliuolo. Sarà proprio quest’ultimo a dettagliare e definire con precisione le modalità di attuazione del piano in oggetto.
La direzione pare ormai tracciata: altre Regioni infatti si stiano adoperando per una soluzione identica. Puglia, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige intendono anch’esse adottare a breve un protocollo d’intesa ad hoc.
Alcuni dettagli pratici da considerare
E proprio sulle appena citate modalità di attuazione, occorrerà concentrare gli sforzi; per addivenire ad una rapida vaccinazione covid in azienda. Infatti, è necessario occuparsi della questione inerente le bassissime temperature di conservazione del vaccino anti-Covid, pari a -70/-80 gradi. Non solo: va garantito che ogni industria o azienda favorevole a diventare luogo di vaccinazione, possa contare su personale medico ad hoc. Le aziende piccole non hanno infatti un medico competente. Perciò sono da organizzare e garantire dei presidi sanitari nei luoghi adibiti alla vaccinazione, all’interno dell’azienda.
Concludendo, non possiamo non rimarcare che Anma – ossia l’Associazione Nazionale Medici d’Azienda e Competenti – ha predisposto alcune condizioni, per garantire i propri iscritti. Anzitutto, l’adesione deve essere del tutto spontanea e volontaria. Inoltre, ciascun medico che farà le vaccinazioni in azienda, dovrà farlo senza maggiori costi; ed essendo altresì tutelato da un’assicurazione supplementare ed ulteriore, rispetto a quella tipica che ha già ha per l’attività svolta.