Il Ministro del lavoro Giovannini e il Viceministro Maria Cecilia Guerra hanno presentato ieri, 15 luglio, il terzo rapporto annuale sul mercato del lavoro degli immigrati. Il rapporto curato dalla Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche di Integrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, mira a fornire un’accurata analisi dell’impatto dell’immigrazione sul mercato del lavoro italiano.
Al 1° gennaio 2012 in Italia sono regolarmente presenti 3,6 milioni di cittadini non comunitari, con un aumento del 3% delle presenze regolari nel nostro Bel Paese. Le cittadinanze prevalenti sono Marocco, Albania, Cina, Ucraina e Filippine. 2,3 milioni di stranieri extracomunitari risiedono nel Nord del Paese (65%), mentre nel Centro (23%) e nel Mezzogiorno (12%) risiede poco più di un terzo dei cittadini extracomunitari regolarmente soggiornanti. Fra le regioni del Nord le più gettonate sono la Lombardia (26,8%) e l’Emilia Romagna (12,5%), mentre, nel Centro Italia, sono il Lazio (11,6%) e la Toscana (7,8%) le regioni più attrattive.
In totale sono 3milioni e 900 mila gli stranieri in età di lavoro ( di questi, 2,7 milioni di provenienza extra UE). I lavoratori stranieri occupati nel 2008 erano 1,75 milioni e a distanza di cinque anni il loro numero è salito a 2,3 milioni, il dieci per cento del totale. L’aumento ha riguardato sia la componente maschile, che cresce di 250 mila unità, sia quella femminile, che passa dalle 701 mila unità del 2008 ad oltre un milione nel 2012.
Ma nonostante la crescita in valore assoluto dell’occupazione straniera e, parallelamente, la diminuzione della componente italiana di circa un milione di unità, diversi indicatori convergono nel segnalare come la crisi abbia colpito in misura relativamente più accentuata proprio la componente immigrata.
Aumenta la disoccupazione tra gli immigrati: nel 2008 gli stranieri in cerca di lavoro erano 162 mila di cui 94 mila donne e 67 mila uomini. Nel 2012 i disoccupati stranieri sono ben 382 mila di cui 193 mila donne e 190 mila uomini. La crisi diventa destabilizzante anche per quanto riguarda le mansioni svolte: nel 2008 il 29% dei lavoratori stranieri era impegnato in mansioni non qualificate, percentuale che nel 2012 raggiunge il 34%, mentre si riducono nettamente le posizioni “qualificate” che passano dall’8,2% del 2008 al 5,9% del 2012.
La crescita della domanda, quindi, sembra condizionata e circoscritta a mansioni sempre più “povere” e comunque concentrata su poche professioni (nel 2012 le assistenti domiciliari e le collaboratrici domestiche rappresentano più della metà delle occupate straniere).
Ma la crisi è anche divario di salari tra italiani e immigrati: nel 2008 risultavano sottoccupati il 7% dei lavoratori stranieri e nel 2012 la quota sale al 10,7%, 6 punti percentuali in più rispetto a quella degli occupati italiani. Le condizioni lavorative più svantaggiate si riflettono anche sulla retribuzione netta mensile che, per gli stranieri, è, in media, più bassa e si attesta, nel 2012, a 968 euro contro i 1.304 euro dei lavoratori italiani (-336 euro).
In merito alle caratteristiche del mercato del lavoro dipendente e parasubordinato dei lavoratori stranieri, il rapporto conferma la maggiore diffusione in termini percentuali dei contratti a tempo indeterminato tra i lavoratori stranieri rispetto a quelli italiani. Tra i lavoratori di provenienza UE la quota di contratti a tempo indeterminato sul totale è pari al 21% e tra i lavoratori extracomunitari la quota sale al 39%. Tra gli italiani la quota non supera il 17%.
Nel 2012 il numero di lavoratori con cittadinanza extracomunitaria è stato pari a 1.169.296 a fronte di un totale di 14.785.670 di lavoratori: in termini percentuali gli extracomunitari rappresentano il 7,9% del totale dei dipendenti (9,4% per i maschi; 5,9% per le femmine. Tra i lavoratori dipendenti a tempo indeterminato, gli extracomunitari sono 882.944 nel 2012, pari al 7,5% dei complessivi 11.720.735, percentuale leggermente superiore a quella osservata nel 2010 (6,9%) e nel 2011(7,4%).
Tra i lavoratori dipendenti a tempo determinato, nel 2012 l’incidenza dei quasi 269.630 extracomunitari sui circa 3 milioni complessivi supera il 9%, dato in aumento rispetto al 2010 (8,8%) ed in leggera flessione rispetto al 2011 (9,5%). A livello regionale l’incidenza di extracomunitari sul totale dei lavoratori a tempo determinato risulta maggiore in Lombardia (14,8%), Emilia Romagna (14,5%) e Veneto (12,9%).
Per quanto riguarda il lavoro domestico, nel 2012 quasi metà dei lavoratori domestici è un extracomunitario: se ne osservano 467.565 su un totale di 982.975 (47,6%; oltre il 60% dei lavoratori domestici sono provenienti da cinque paesi: l’Ucraina (22,9%), le Filippine (14,9%), la Moldavia (11,4%), il Perù (7,4%) e lo Sri Lanka (5,8%). Oltre 1milione sono gli operai agricoli dipendenti, di cui 135.632 extracomunitari, pari al 13,4% del totale.