Nel quadro di una più ampia ed articolata riforma del lavoro, trova spazio quella sugli ammortizzatori sociali. Si tratta di un obiettivo nell’agenda di Governo da molto tempo ma – in base alle ultime notizie – destinato ad essere rimandato almeno di qualche settimana. E’ pur vero però che l’Esecutivo guidato dal Premier Mario Draghi deve percorrere la stagione delle riforme in modo efficace e con risolutezza; dando risposte concrete ai bisogni di cittadini, lavoratori ed imprese e rispettando gli accordi presi con l’UE.
Stanno però emergendo delle difficoltà di ordine pratico, giacchè a pochi giorni dalla fine del mese di luglio, la riforma ammortizzatori sociali (sussidi e politiche attive) è ancora in alto mare. Mancano infatti ancora elementi di solidità attraverso cui varare la riforma entro breve tempo. Se nelle mire del Ministro del Lavoro, il 31 luglio doveva essere la data entro la quale riuscire a trovare la ‘quadra’, così non potrà essere di fatto.
Vi sono alcuni punti critici che stanno minando la rapida attuazione del progetto di riforma ammortizzatori sociali; e, tra essi, il collegamento non così saldo tra i servizi di attivazione al lavoro e formazione e gli stessi ammortizzatori. Vediamo un po’ più da vicino la situazione.
Riforma ammortizzatori sociali 2021: tra piano Orlando e legge di bilancio
Insomma, i tempi di lavoro sull’attesa e doverosa riforma ammortizzatori sociali sono destinati ad allungarsi. Ecco palesarsi il rinvio a settembre, per un progetto che è non a caso incluso anche nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ma senza il vincolo a termini perentori.
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Secondo gli osservatori più attenti, al momento l’ipotesi più probabile per far approdare la legge in Parlamento sarà sfruttare l’iter della annuale legge di bilancio; prevista – secondo le consuete tempistiche – in autunno. Da notare che il Ministro del Lavoro Andrea Orlando, pur ben consapevole che la riforma non potrà essere ‘chiusa’ entro fine luglio, sta continuando a lavorare sul progetto, il quale però sta trovando innanzi due problemi ben noti. Si tratta del fattore costi e risorse disponibili per la riforma e del meccanismo per assicurare che la riforma ammortizzatori sociali vada a tutelare anche le micro-imprese (ossia al di sotto dei cinque addetti).
Secondo quanto sostenuto dal Ministro del Lavoro Orlando, la riforma ammortizzatori sociali sarebbe focalizzata sull’estensione dell’ammortizzatore sociale a tutti, corretto al rialzo a livello di importo. In altre parole, il piano di rinnovamento prevede l’assegnazione di questa tutela anche a coloro che sono oggi coperti dalla cd. cassa in deroga, destinata a uscire di scena.
Ancora, le nuove settimane di Cig – in base al settore e alla dimensione aziendale, si ragiona su 9-12 fino a un massimo di 25-30 settimane di sussidio – sarebbero a carico dell’Erario, almeno nella fase di transizione, per coloro che oggi non possono contare su ammortizzatori sociali ordinari.
I problemi che rallentano i lavori sulla riforma ammortizzatori sociali
Come sopra accennato, uno scoglio significativo per la riforma ammortizzatori sociali è rappresentato dai costi: infatti, la dote da 1,5 miliardi recuperata con lo stop anticipato al cashback è evidentemente non in grado di coprire per intero la riforma in questione. Secondo alcuni osservatori, si tratterebbe di trovare ancora non meno di 6-7 miliardi di euro. Certamente una cifra importante, che porterebbe a circa 8 miliardi di spesa complessiva per la riforma ammortizzatori sociali.
Nell’interlocuzione di queste settimane tra Ministero del Lavoro e Ministero dell’Economia, è emerso che le risorse disponibili non sarebbero sufficienti ad arrivare agli 8 miliardi citati. Ecco perchè si sta palesando la necessità di mettere in atto una riforma ammortizzatori sociali con un numero minore di ‘garanzie’. Ciò però andrebbe a pregiudicare proprio la linea Orlando: infatti, sarebbero le micro-imprese a pagare le conseguenze del ‘taglio’ degli ammortizzatori sociali.
Altro rilevante nodo della questione riforma ammortizzatori sociali è rappresentato dal rapporto un po’ troppo debole tra sussidi e politiche attive e della formazione e i citati ammortizzatori. Ma in questi giorni, il sottosegretario all’Economia, Claudio Durigon, ha manifestato l’intenzione di realizzare “una riforma completa” e dunque davvero strutturale. Ciò anche in forza delle consistenti risorse in arrivo con il PNRR (capitolo politiche attive). Pertanto, anche questo scoglio va superato.
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Riforma ammortizzatori sociali, pensioni e ritardi: l’Esecutivo Draghi deve accelerare
In verità, tutto il tema lavoro è afflitto da ritardi nella messa in atto di progetti cruciali; basti fare l’esempio dell’assegno di ricollocazione, previsto nell’ultima legge di Bilancio; e ancora non compiutamente attuato. Si tratta di rallentamenti che certamente non favoriscono un andamento fluido dei lavori dell’intero Governo; con riferimento alla pluralità delle riforme che il paese è chiamato a varare nei prossimi mesi. In effetti, all’interno di Palazzo Chigi sta emergendo qualche preoccupazione di non secondaria importanza, se pensiamo al quadro di impegni presi con Bruxelles.
E a ciò si sommano le frizioni all’interno della maggioranza e le turbolenze dei sindacati. Intanto, è in cantiere anche la riforma pensioni, con il tavolo con le parti sociali annunciato il giorno 27 luglio. Staremo a vedere quali saranno gli sviluppi di queste delicate questioni.