Aziende e datori di lavoro dell’ambito pubblico e privato dovranno segnare una nuova data sul calendario, in relazione agli obblighi di invio del cd. rapporto biennale sulla situazione del personale maschile e femminile. Lo esplicita un opportuno avviso, pubblicato sul sito web del Ministero del Lavoro, lo scorso mercoledì 10 aprile.
Come si può leggere nel testo, infatti, non più il 30 aprile, ma il 15 luglio prossimo sarà il giorno ultimo entro cui effettuare la presentazione del “Rapporto parità di genere in azienda”.
Ecco allora cosa sapere in riferimento a tale rapporto, obbligatorio per tutti i datori di lavoro pubblici e privati che occupino più di 50 dipendenti, qual è la nuova scadenza per l’invio e tutti i dettagli in materia.
Rapporto parità di genere in azienda: proroga della scadenza
Sono essenzialmente tecnico-informatiche le ragioni della proroga del termine di consegna del rapporto biennale da parte dei datori di lavoro di ambito pubblico e privato. Infatti nell’avviso del 10 aprile si indica che, solo a partire dal prossimo 3 giugno sul sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, sarà disponibile il portale digitale per la redazione del documento in oggetto – relativo al biennio 2022-2023.
Il link di riferimento è https://servizi.lavoro.gov.it, mentre per accedere saranno necessarie le credenziali Spid. Al termine della procedura informatica di invio, i datori interessati riceveranno una ricevuta attestante la corretta redazione del documento digitale.
Al momento è in corso una revisione dell’applicativo informatico, espressamente mirata alla semplificazione e all’alleggerimento delle formalità connesse alla redazione e invio del rapporto stesso. Il Ministero, nell’avviso summenzionato, parla infatti di nuove funzionalità di precompilazione e di recupero delle informazioni pregresse.
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Attenzione però, in quanto la proroga al 15 luglio va intesa come un’eccezione alla regola: a regime, si intende confermata la data del 30 aprile dell’anno posteriore alla scadenza di ogni biennio.
Ricordiamo altresì che questo rapporto biennale è facoltativo per le imprese con meno di 50 dipendenti, ma vero è che il testo consente di rendere effettivo e applicare il principio di parità nei luoghi di lavoro, già disposto dalle regole comunitarie.
In cosa consiste il rapporto
La ‘parità di genere’ consiste in uno dei 17 obiettivi stabiliti dall’ONU per lo sviluppo sostenibile ed è l’obiettivo della Missione n.5 del PNRR del nostro paese. Esso trova la sua applicazione nella prassi di riferimento UNI pdr 125-2022, che dettaglia le linee guida di un sistema di gestione per la parità uomo-donna sul lavoro.
Nella nota ministeriale troviamo anche la precisazione della conferma delle modalità generali di compilazione, di cui al decreto del 29 marzo 2022 del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, di concerto con il Ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità.
Proprio tale decreto ha definito le modalità operative per la redazione del rapporto biennale sulla situazione lavorativa dei due sessi, ma quest’ultimo – in realtà – ha tratto origine da un complesso di fonti normative. In primis dal Codice per le pari opportunità ossia il d. lgs. 198/2006, in seguito modificato dalla legge 162/2021. Quest’ultima contiene altresì ulteriori e distinte disposizioni in materia di pari opportunità tra uomo e donna sul luogo di lavoro.
Cosa contiene il rapporto parità di genere
Il rapporto biennale contiene informazioni dettagliate, circa l’effettiva parità uomo-donna in ufficio e in azienda in generale. In esso, infatti, troveranno spazio informazioni relative ad es. al numero di lavoratori occupati, distinti per sesso, e i dati sulle retribuzioni iniziali. Non solo. Nel rapporto in oggetto il datore dovrà anche evidenziare l’inquadramento contrattuale, le componenti accessorie della retribuzione, le informazioni sugli iter di selezione del personale, le regole previste per la conciliazione tra occupazione e vita privata e le indicazioni su quali sono le modalità di accesso al rapporto stesso, da parte dei lavoratori, delle lavoratrici e delle RSA.
Proprio sulla scorta dei dati inclusi nel rapporto, se compatibili con gli standard minimi in materia, i datori di lavoro pubblici e privati potranno domandare l’ottenimento, da parte degli enti certificatori autorizzati, della cd. certificazione di parità.
Quest’ultima consentirà di sfruttare una rete di agevolazioni altrimenti bloccate ed è, infatti, un documento che comprova che l’azienda pubblica o privata rispetta i requisiti stabiliti dalla citata prassi UNI pdr 125-2022 .
Certificazione della parità di genere
Il sistema di certificazione della parità di genere, consiste in un intervento del PNRR orientato ad accompagnare e sollecitare le imprese ad adottare policy e regolamenti interni utili a diminuire il gap di genere in tutte le aree più delicate, per la crescita professionale delle lavoratrici.
A questo proposito assume rilievo chiave proprio la summenzionata prassi UNI che è, al momento, lo standard nazionale in materia, definendo gli argomenti da trattare per supportare l’empowerment femminile nel quadro dei percorsi di crescita professionale.
Al contempo, l’applicazione delle linee guida di detta prassi UNI consentirà di scansare stereotipi, discriminazioni in ufficio e ri-orientare la cultura aziendale, in modo che possa essere sempre più inclusiva e rispettosa delle competenze e delle capacità delle donne. Ecco perché la citata certificazione della parità di genere è così importante.
Sgravi contributivi per la parità di genere in azienda
Con l’acquisizione della certificazione per la parità di genere in azienda le aziende potranno accedere a varie agevolazioni tra cui quelle contributive:
- sgravi sui contributi previdenziali dovuti dai datori di lavoro,
- strumenti di premialità in materia di appalti pubblici
- e punteggi supplementari per l’aggiudicazione di bandi di gara PNRR.
Di quest’ultimo punto si trova menzione anche nel DL n. 77 del 2021, recante la governance del Piano e l’indicazione delle prime misure di potenziamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure.
Inoltre – rimarca il Ministero del Lavoro – i datori di lavoro che vogliono partecipare a procedure pubbliche, per il cui accesso sia imposta come condizione la presentazione del rapporto biennale sulla parità uomo-donna, potranno produrre copia di quello già inviato per il biennio 2020/2021, integrando la documentazione con il rapporto biennale 2022/2023 – come detto entro il prossimo 15 luglio
Concludendo, appare piuttosto chiaro che vi sia anche una notevole convenienza ‘economica’ a rispettare tutte le norme che riguardano la compilazione e invio del rapporto biennale sulla situazione del personale maschile e femminile in azienda.