Un autunno che non mancherà di riservare alcune novità sostanziali per milioni di cittadini, pur con i tempi ristretti che ci separano dalla fine dell’anno: obiettivo primario è infatti approvare la manovra entro il 31 dicembre, onde evitare l’esercizio provvisorio e dunque una sorta di paralisi ad investimenti e riforme, che potrebbe soltanto nuocere al nostro paese.
Ebbene, la Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità – con recentissime dichiarazioni specifiche agli organi di informazione – ha spiegato che vi è un progetto di revisione dell’assegno unico 2023, con nuovi aumenti all’orizzonte e altre novità circa la domanda e il quoziente familiare. Ci riferiamo ovviamente alla misura varata alcuni mesi fa allo scopo di razionalizzare i vari strumenti di sostegno alla natalità e genitorialità.
Occasione per intervenire sull’assegno è la legge di Bilancio, la cui stesura – tradizionalmente – abbraccia una pluralità di ambiti e tocca gli interessi di numerose categorie sociali. Insomma vi sono alcune sicure novità in tema di assegno unico e universale, in considerazione dell’impatto dell’inflazione e, perciò, a tutela del potere d’acquisto delle famiglie. Cosa cambierà in concreto? Vediamolo assieme nel corso di questo articolo.
Assegno unico 2023, le novità in arrivo
La legge di Bilancio, di cui all’art. 81 della Costituzione, consiste in una legge della Repubblica Italiana che include – come lascia intendere il nome stesso – il bilancio dell’Italia. Di fatto il testo viene messo a punto dal Governo nel corso dell’autunno, con la finalità di rendere note quelle che saranno le entrate-uscite e le coperture finanziarie per l’anno successivo. Non solo. Il testo ha anche la funzione di ripartire le risorse necessarie per conseguire gli obiettivi che il Governo concorda in ambito UE. La manovra di solito contiene anche un bilancio di previsione triennale, aggiornato sulla scorta dei risultati dell’anno precedente.
Come accennato sopra, l’assegno unico universale per le famiglie con figli – in vigore dallo scorso marzo – sta per essere modificato nel 2023 con la prossima legge di Bilancio. In particolare la Ministra Roccella ha spiegato che il Governo sta lavorando ad un Piano strategico per la natalità, che vedrà il varo di diverse misure concrete tra cui anche la revisione dell’assegno familiare.
Un primo passo in questa direzione – ha sottolineato la Ministra – attiene alla rimodulazione del Superbonus, la quale nelle intenzioni del Governo dovrebbe combinarsi con l’introduzione del quoziente familiare.
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Assegno unico 2023, come funziona il quoziente familiare
Per quanto attiene all’impianto di regole dell’assegno unico, la revisione è attesa nel testo della manovra, perché sarebbe emerso che – pur concettualmente corretta – la misura starebbe penalizzando le famiglie con più figli, le quali già debbono sopportare un carico fiscale nient’affatto irrilevante – oltre che le spese collegate alla prole nel nucleo familiare.
Ecco perché la Ministra Roccella ha affermato che lavorerà:
- per rendere il sostegno effettivamente proporzionale e calibrato rispetto al numero dei figli;
- per rivedere le regole in tema di Isee, le quali avrebbero infatti contribuito a spingere alla rinuncia all’assegno unico da parte di circa un milione di potenziali famiglie beneficiarie.
Proprio il requisito dell’Isee è nel mirino del Governo. Esso potrebbe essere messo in secondo piano nel 2023, se non addirittura abbandonato, perché secondo la Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità non sarebbe ben calibrato rispetto al meccanismo dell’assegno unico.
Nel Governo, d’altra parte, si sta facendo sempre più largo il concetto di quoziente familiare (come per il superbonus villette con quoziente familiare), il quale ha già avuto un grande successo in Francia e ha favorito di fatto la natalità in territorio transalpino. In pratica il quoziente in oggetto darebbe rilievo alla valutazione del reddito complessivo, parametrato al numero dei membri del nucleo. Sinteticamente, significherebbe che all’aumento del numero dei figli, la famiglia pagherebbe meno tasse.
Come cambia la domanda di assegno unico
Non dimentichiamo poi una novità già nota da tempo. Infatti come confermato anche dal direttore generale dell’Inps Tridico, dal 2023 non sarà più necessario fare nuova domanda per l’assegno unico – a patto che non ci siano variazioni dei requisiti della famiglia, vale a dire:
- un aumento del numero dei figli;
- una variazione dell’Isee, ovvero modifiche al reddito o al patrimonio del nucleo familiare;
- il raggiungimento dell’età che esclude un figlio o più figli dall’accesso al beneficio (22 anni).
Ma come accennato sopra, proprio la portata e il ruolo del parametro Isee potrebbero essere ridimensionati fortemente dal nuovo Governo, che invece mira a dare rilievo primario al criterio del cd. quoziente familiare.
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Inoltre anche l’assegno unico, come le altre prestazioni Inps, è collegato all’andamento dell’inflazione. Conseguentemente per l’evidente innalzamento dell’indice dei prezzi degli ultimi mesi, a gennaio del prossimo anno l’ammontare mensile sarà oggetto di rivalutazione almeno corrispondente al 9% (questa la stima odierna). E ciò varrà indipendentemente da modifiche normative in arrivo prossimamente.
Facendo qualche esempio pratico, il valore dell’assegno unico mensile dovrebbe così salire da 175 euro a 196 euro, per le famiglie con Isee a 15mila euro, e da 50 a 55 euro mensili – per chi ha un Isee maggiore dei 40mila euro. Non solo: prevista rivalutazione anche per le soglie Isee di accesso alla misura in oggetto.
Infine, una data clou per ciò che attiene la revisione o correzione della misura, sarà il 29 novembre – giorno in cui è prevista infatti la convocazione dell’Osservatorio per l’assegno unico.