Quando ci sono cambiamenti nella legislazione sociale è altamente probabile che qualcuno ne esca penalizzato, è il caso questa volta dei lavoratori stagionali, i quali con l’entrata in vigore della Naspi, dal prossimo 1° maggio, hanno già individuato un grosso problema per la categoria.
Stiamo parlando di una dimenticanza che riguarda però migliaia di lavoratori e delle loro famiglie, nonchè di uno dei settori primari della nostra economia, ovvero quello del turismo. Infatti saranno proprio i lavoratori stagionali del turismo a subirne le conseguenze maggiori.
Il problema sorge dal fatto che la Naspi unifica sotto il suo cappello ASpI e mini-ASpI, fin qui nulla di strano, non conta tanto il nome dell’indennità ma il succo. Fino ad oggi gli stagionali, soprattutto coloro che lavorano almeno 6 mesi a stagione, si trovavano a lavorare per metà anno e poi coprivano la restante parte con l’indennità di disoccupazione, fino al 2012 l’ordinaria, dalla riforma Fornero in poi l’ASpI. Tutti gli altri invece, con almeno 13 settimane (o 58 giornate prima della Fornero) percepivano la mini-ASpI in proporzione alle settimane lavorate negli ultimi 12 mesi a ritroso dal licenziamento (o nell’ultimo anno solare per la disoccupazione a requisiti ridotti).
La NASpI invece viene corrisposta per un numero di settimane pari alla metà delle settimane di contribuzione degli ultimi quattro anni. Fin qui non ci sarebbe nulla di male, anzi la situazione migliorerà per chi si trova a fare lavori saltuari, in quanto potrà contare sugli ultimi 4 anni per raggiungere il requisito.
Ai fini del calcolo della durata però non sono computati i periodi contributivi che hanno già dato luogo ad erogazione delle prestazioni di disoccupazione.
Ciò significa che, soprattutto per chi lavora almeno sei mesi all’anno, non potrà più sommare i periodi di lavoro dell’anno precedente e percepire così l’ASpI, ma potrà percepire solo l’indennità per un periodo pari alla metà del periodo lavorato, quindi 3 mesi.
Proprio per questa ragione il passaggio alla nuova indennità porterà a scenari di non facile gestione per il settore turistico, che è pertanto sul piede di guerra e chiede a gran voce che la questione sia sistemata per non precarizzare ulteriormente un settore già di per se precario.