Cominciati il 27 dicembre i lavori per l’approvazione definitiva della Legge di Bilancio 2023 al Senato dopo che il testo con emendamenti è stato approvato in prima lettura alla Camera poco prima di Natale. E’ stata corsa contro il tempo per l’approvazione della manovra economica entro la fine dell’anno, onde evitare l’esercizio provvisorio che limiterebbe grandemente le possibilità di investimento e di riforma dell’attuale Esecutivo. Buone notizie arrivano però dalla UE che, salvo qualche critica espressa ad esempio in riferimento al tetto all’uso dei contanti e in tema di pagamenti elettronici, ha dato un giudizio nell’insieme positivo della bozza della manovra.
Come è noto, a seguito dell’approvazione del disegno di legge di Bilancio da parte del Consiglio dei Ministri lo scorso 21 novembre scorso, la manovra è giunta in Parlamento per la fase della discussione e degli emendamenti. Sono anche quest’anno moltissimi: si tratta di migliaia di modifiche al testo originario presentato dal Governo.
Aggiornamento: la Manovra 2023 è legge dello Stato (Legge 197 del 29 dicembre 2022). Il testo definitivo è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 29 dicembre. Il voto finale di Palazzo Madama sul testo senza modifiche rispetto al testo licenziato dalla Camera dei deputati, si è chiuso nella tarda mattinata del 29 dicembre con 107 voti favorevoli, 69 contrari e un astenuto.
Vediamo allora un po’ più da vicino e cerchiamo di fare il punto sulle novità e le misure che ci attendono, in particolare su Lavoro, Fisco, Pensioni e Welfare. I dettagli.
Legge di Bilancio 2023: il testo definitivo della Legge 197/2022 in Gazzetta Ufficiale
Come detto sopra dopo che la Camera dei deputati ha dato il via libera alla Manovra 2023 con emendamenti il testo è stato approvato senza modifiche dal Senato in via definitiva. Ecco di seguito il testo definitivo della Legge di Bilancio 2023 (Legge 197/2022) così come pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 29/12/2022. Pubblichiamo inoltre gli emendamenti votati alla Camera contenenti le novità rispetto a Ddl Bilancio dell’Esecutivo del 21 novembre scorso.
Legge di bilancio 2023 - Testo in Gazzetta Ufficiale - Legge 197-2022 (3,5 MiB, 347 hits)
Legge di bilancio 2023 - Emendamenti approvati alla Camera (1,5 MiB, 223 hits)
Manovra 2023, le novità negli emendamenti
Di seguito un elenco delle novità che emergono dagli emendamenti approvati alla Camera per l’approvazione definitiva della Legge di Bilancio 2023.
Modifiche al regime forfettario
Il tetto di ricavi e compensi entro cui si può beneficiare del regime forfettario al 15% passa da 65.000 euro a 85.000 euro. Si prevede poi che il regime forfetario cessa di avere applicazione dall’anno stesso in cui i ricavi o i compensi percepiti sono superiori a 100.000 euro.
Al superamento dei 100 mila euro è dovuta l’IVA a partire dalle operazioni effettuate che comportano il superamento del predetto limite.
Bonus Sociale Bollette Luce e Gas
Nel 2023, sono ammessi alle agevolazioni relative alle tariffe per la fornitura di energia elettrica riconosciute ai clienti domestici economicamente svantaggiati e alla compensazione per la fornitura di gas naturale, i nuclei famigliari con un ISEE valido nel corso dell’anno 2023 pari a 15.000 euro.
Revisione e non abolizione del bonus cultura: il rilievo della soglia ISEE e del voto di maturità
Come emerso nelle ultime ore, il bonus cultura – contrariamente a quanto previsto in precedenza – sarebbe conservato anche nel 2023. Dopo le critiche legate alla sua possibile abolizione, ecco allora farsi largo le modifiche al testo della manovra, mirate ad assicurare la prosecuzione del percorso dell’agevolazione per i diciottenni.
Il Governo ci ha ripensato e, pertanto, sì al bonus cultura 2023, pur riveduto nei requisiti di accesso. Infatti il contributo per favorire l’apprendimento e lo sviluppo della cultura nei giovani verrebbe garantito non più a tutti, ma soltanto a coloro i cui nuclei familiari rientrino in specifiche soglie ISEE.
In particolare, secondo le ultime notizie, con la legge di Bilancio 2023 scomparirà 18app e sarà istituito un nuovo bonus cultura fino a 1.000 euro, riconosciuto sulla scorta di due requisiti:
- aver ottenuto 100 come voto alla maturità,
- o appartenere a una famiglia con un ISEE fino a 35.000 euro.
Obbligo POS: il Governo si adegua ai rilievi di Bruxelles
In tema di obbligo POS, il disegno di legge di Bilancio alcune settimane fa approvato dall’Esecutivo implicava lo stop alle multe per gli esercenti che dicono no ai pagamenti elettronici per somme al di sotto dei 60 euro. Ebbene, ecco il dietrofront in adeguamento ai rilievi di Bruxelles.
Insomma, all’interno del testo della manovra – al fine di rispettare le indicazioni delle istituzioni UE in tema di uso della moneta elettronica e di favorire dunque i pagamenti tracciabili a combattere meglio l’evasione fiscale – troviamo l’obbligo di accettare il Pos, al di là degli importi. Infatti il Governo ha cancellato la norma inclusa in manovra, che disponeva un limite di 60 euro sotto cui non scattavano le multe per i commercianti che non accettavano i pagamenti tracciabili con Pos. Il passo successivo è però individuare ristori per gli operatori che avranno l’onere delle commissioni.
Novità reddito di cittadinanza in manovra: cambia la durata del contributo e non solo
Il testo della manovra ha fatto chiaramente emergere uno degli obiettivi del Governo, ovvero l’abolizione del reddito di cittadinanza dal 2024, per destinare altrove le relative risorse. Anche su questo tema, novità significative in una bozza della manovra che aveva previsto per il prossimo anno un periodo “ponte”, nell’ambito del quale i cittadini “occupabili” – e dunque con età anagrafica dai 18 ai 59 anni – in grado di lavorare, otterranno il contributo mensile contro la povertà e la disoccupazione per sole 8 mensilità – invece che le attuali 18 rinnovabili.
Ebbene, sulla scorta delle recenti modifiche in parlamento la linea è quella di passare da 8 a 7 mesi, per consentire di avere 200 milioni di euro in più da destinare nel breve tempo ad altre misure, e tra queste – presumibilmente – quelle contro il caro energia.
Non solo. Secondo le ultime novità sulla manovra, i percettori dell’Rdc perderanno il contributo mensile se diranno no alla prima offerta di lavoro, anche se questa non sconsiderata “congrua”. E dal primo gennaio 2023 il versamento del reddito di cittadinanza ai giovani compresi tra i 18 e i 29 anni sarà condizionata al completamento del percorso della scuola dell’obbligo.
Più agevolazioni per le assunzioni degli under 36, modifiche smart working e novità Superbonus
Più stanziamenti a favore dei giovani, grazie all’aumento degli incentivi assunzione under 36. Un emendamento ad hoc implica infatti l’innalzamento della decontribuzione per le nuove assunzioni dei giovani dipendenti, al di sotto dei 36 anni, e per i passaggi, da parte di questi ultimi, dal tempo determinato a tempo indeterminato nel corso del prossimo anno. In termini pratici, la novità includerebbe un esonero contributivo da 6mila euro annui a 8mila euro all’anno.
Non solo. In tema di smart working, l’emendamento sulla proroga fino al 31 marzo indica il venir meno della possibilità di lavoro agile per i genitori di figli under 14. L’emendamento alla manovra 2023, approvato in commissione Bilancio a Montecitorio, dispone infatti che possano sfruttare lo strumento fino al 31 marzo prossimo, esclusivamente i dipendenti fragili del settore pubblico e privato.
Inoltre, previste ulteriori novità grazie ad emendamenti in tema di revisione del Superbonus. A seguito delle modifiche giunte attraverso il Decreto Aiuti quater, il nodo continua però ad essere lo sblocco dei crediti. In ogni caso, ci sarà più tempo per presentare la Cilas, perché il termine è passato dallo scorso 25 novembre al 31 dicembre. Ma attenzione alla delibera condominiale sullo svolgimento dei lavori: se non è stata adottata entro il 24 novembre, non sarà possibile accedere al Superbonus. Ricordiamo che su questo delicato tema la situazione è comunque in continua evoluzione, anche per le novità che dovrebbero arrivare con la conversione in legge del Decreto Aiuti quater.
Opzione Donna 2023: cosa cambia con la legge di Bilancio?
Vediamo ora una serie di novità rispetto al pacchetto pensioni. Ebbene, come già chiarito in queste pagine, il Governo ha optato per la proroga della positiva esperienza del meccanismo di pensionamento agevolato, che prende il nome di Opzione Donna. Esso varrà anche per il 2023, ma con alcune modifiche quali la previsione di uscita dal mondo del lavoro ad almeno 60 anni di età.
In sintesi, varrebbe l’uscita anticipata a 60 anni esclusivamente per le donne che si trovino in una delle seguenti condizioni:
- invalidità civile maggiore o uguale al 74%,
- licenziamento,
- ruolo di caregiver nei confronti di un familiare disabile.
Disposto altresì uno sconto massimo di due anni con due o più figli, limitato ad un anno (pensione a 59 anni) con un solo figlio. Per gli esuberi aziendali è previsto in tutti i casi un requisito anagrafico pari a 58 anni.
Pensioni minime più corpose grazie alla manovra
Per dare una risposta immediata alle necessità dei pensionati e delle loro famiglie, alle prese con il boom inflazione e l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, la linea che emerge in manovra – anche nella fase degli emendamenti – è quella di sostenere e rivalutare in via straordinaria le pensioni. E’ questo l’orientamento del governo Meloni per il prossimo biennio, il quale programma appunto l’aumento delle pensioni minime di una misura pari al 120% dell’inflazione. Chiaramente è una contromossa per salvaguardare il potere di acquisto.
I numeri indicano quanto segue: l’importo dovrebbe passare da 525 euro nel 2022 a 570 euro il prossimo anno, per poi salire ancor a 580 euro nel 2024. Siamo ben lontani dall’idea originaria di uno dei partiti della maggioranza, ovvero Forza Italia, che avrebbe voluto le pensioni minime a 1.000 euro. Mancherebbero le coperture ma è pur vero che un emendamento presentato proprio da Forza Italia comporterà l’innalzamento delle pensioni minime a 600 euro per gli over 75, a partire dal 2023 ma per un solo anno.
Ddl Bilancio 2023: novità in arrivo per lavoro, fisco e pensioni
In data 21 novembre il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze, ha approvato il disegno di legge recante il bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2023 (Ddl Bilancio 2023) e il bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025 e l’aggiornamento del Documento programmatico di bilancio (DPB). Qui il comunicato stampa del Governo con un riassunto delle misure approvate. I provvedimenti quantificano l’ammontare del valore delle misure contenute nella manovra di bilancio in 35 miliardi di euro.
Di seguito il pdf della prima bozza del disegno di legge di Bilancio 2023 in circolazione al 23 novembre e cosa prevedeva in attesa della conversione in Legge entro il 31/12/2022.
Legge di bilancio 2023 bozza del 23-11-2022 (912,8 KiB, 292 hits)
Tetto al contante
Dal 1° gennaio 2023 la soglia per l’uso del contante salirà da 1.000 a 5.000 euro.
Congedo parentale retribuito: un mese in più all’80% dello stipendio
Novità per il congedo parentale per i figli con meno di 6 anni: si aggiunge infatti un mese retribuito all’80% che possono richiedere in alternativa sia la madre che il padre.
Taglio cuneo fiscale
Tra gli obiettivi del nuovo esecutivo figura il taglio del cuneo fiscale e contributivo “di almeno cinque punti”, come anticipato dal premier Meloni nel suo discorso alla Camera dei deputati.
Il cuneo fiscale, ricordiamolo, misura la differenza fra il costo totale sostenuto dal datore di lavoro e la paga netta percepita dal dipendente.
In Italia, nel 2021, il cuneo fiscale, stando a quanto riporta l’Osservatorio conti pubblici italiani (“osservatoriocpi.unicatt.it – Pubblicazioni – Cuneo fiscale per il lavoro dipendente: un confronto internazionale e gli effetti della legge di bilancio 2022”), è risultato pari al 46,5%, con riferimento ad un lavoratore dipendente senza figli, con uno stipendio lordo medio (34.032,00 euro annui).
Considerando gli altri paesi Ocse l’Italia si colloca al quinto posto come cuneo fiscale più elevato, dopo Belgio, Germania, Austria e Francia.
Il nostro paese si colloca poi al di sopra di circa 5 punti percentuali, rispetto alla media degli altri stati dell’eurozona, in cui il cuneo si attesta al 41,7% (mentre, pesando per il PIL pro capite, la percentuale scende al 41,4%).
Ultimi interventi in tema di taglio al cuneo fiscale
Negli ultimi anni, il legislatore italiano ha in più occasioni introdotto meccanismi di riduzione del cuneo fiscale e contributivo. Si pensi al trattamento integrativo (ex “Bonus Renzi”) pari a 100 euro medi mensili e all’ulteriore detrazione, entrambi introdotti a norma del Decreto – legge 5 febbraio 2020 numero 3.
Da notare che quest’ultima misura (l’ulteriore detrazione) è stata abrogata dall’ultima Legge di Bilancio, nell’ambito del riordino dell’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (Irpef).
Più di recente, l’esecutivo Draghi ha introdotto con Legge 30 dicembre 2021 numero 234, articolo 1, comma 121, in via eccezionale, per i periodi di paga dal 1° gennaio 2022 al 31 dicembre 2022, una riduzione dei contributi Inps a carico dei lavoratori dipendenti pari a 0,8 punti percentuali, a condizione che la retribuzione imponibile, parametrata su base mensile per tredici mensilità, non ecceda i 2.692,00 euro. Limite, quest’ultimo, maggiorato, per la competenza del mese di dicembre, del rateo di tredicesima.
La stessa misura, a norma del Decreto – legge 9 agosto 2022 numero 115 (cosiddetto Decreto “Aiuti-bis”), articolo 20, comma 1 è stata successivamente incrementata a 2 punti percentuali, per i periodi di paga dal 1° luglio 2022 al 31 dicembre 2022, compresa la tredicesima o i relativi ratei erogati nel citato lasso temporale.
Fringe benefit
La misura relativa al fringe benefit prima annunciata nella Legge di Bilancio, è stata poi inserita nel Dl Aiuti Quater.
Welfare aziendale e premi di produttività
Sempre nell’ambito delle misure destinate ad accrescere il reddito disponibile delle famiglie, il premier Meloni ha indicato il “potenziamento del welfare aziendale” e la “riduzione delle imposte sui premi di produttività”.
Con riferimento a quest’ultimo aspetto, si ricorda che l’attuale normativa riconosce a:
- Premi di risultato, corrisposti in esecuzione dei contratti aziendali o territoriali, in relazione ad incrementi di produttività, redditività, qualità, efficienza ed innovazione;
- Somme pagate a titolo di partecipazione agli utili;
l’applicazione di un’imposta sostitutiva di Irpef, addizionali regionali e comunali, del 10%.
La tassazione in parola si applica entro il limite di importo complessivo (premi ed utili) di 3 mila euro (elevati a 4 mila euro per le aziende che coinvolgono in maniera paritetica i lavoratori).
A beneficiare della tassazione agevolata, i dipendenti del settore privato, titolari, nell’anno precedente, di un reddito di lavoro dipendente di importo non superiore ad 80 mila euro, comprensivo delle somme soggette all’imposta sostitutiva del 10%, delle pensioni di ogni genere, degli assegni equiparati e della quota di Tfr liquidata in busta paga (ex Quir).
Bonus assunzioni
Le agevolazioni alle assunzioni, contemplate dalla normativa italiana, hanno come obiettivo principale quello di incentivare le imprese a stipulare contratti di lavoro con determinate categorie di persone, altrimenti a rischio di essere escluse dal mercato del lavoro.
La strada scelta è stata quella di ridurre i contributi a carico delle aziende che assumono, ad esempio, giovani under 30, percettori del Reddito di cittadinanza o dell’indennità di disoccupazione NASpI, lavoratrici o lavoratori con almeno 50 anni di età, disoccupati da oltre 12 mesi.
Sul tema degli incentivi alle assunzioni il premier Meloni ha annunciato un “meccanismo fiscale che premi le attività ad alta densità di lavoro” sulla base del principio “Più assumi, meno paghi”.
Reddito di cittadinanza
Uno dei temi di più stretta attualità negli ultimi mesi, in particolare nel corso della campagna elettorale, è stata senza ombra di dubbio la revisione del Reddito di cittadinanza.
Introdotto con Decreto – legge 28 gennaio 2019 numero 4, il RdC rappresenta una misura economica di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale, finalizzata all’inserimento – reinserimento nel mondo del lavoro.
Già oggetto di una rilevante modifica ad opera dell’ultima Legge di Bilancio, in un’ottica di riduzione dei casi di abuso, il Reddito, ha sottolineato Meloni, ha “rappresentato una sconfitta per chi era in grado di fare la sua parte per l’Italia, oltre che per sé stesso e per la sua famiglia”.
Sotto questo aspetto si può ipotizzare una riduzione del perimetro di intervento del Reddito di Cittadinanza, che escluda dai beneficiari quanti sono “occupabili”, da intendersi come coloro che possono materialmente svolgere un’attività lavorativa.
Rottamazione-quater
Nella Legge di bilancio 2023 trova posto altresì la Tregua Fiscale con la rottamazione-quater e lo stralcio delle cartelle esattoriali fino a 1.000 euro emesse tra gli anni 2000 e 2015.
Altre misure del pacchetto famiglia
Il comunicato stampa indica poi queste ulteriori misure comprese nel pacchetto famiglia:
- Assegno unico per le famiglie con 3 o più figli (610 milioni) – Per il 2023 sarà maggiorato del 50% per il primo anno, e di un ulteriore 50% per le famiglie composte da 3 o più figli. Confermato l’assegno per i disabili.
- Agevolazioni per acquisto prima casa – Proroga per il 2023 delle agevolazioni per acquisto prima casa per i giovani under 36
- Flat tax incrementale per i lavoratori al 15% – Introduzione per i lavoratori autonomi di una flat tax incrementale al 15% con una franchigia del 5% e un tetto massimo di 40.000 euro.
Pensioni Quota 103
Nel 2023 si potrà andare in pensione in anticipo con 62 anni di età e 41 anni di contributi.
L’assegno pensionistico in tal caso:
- non sarà cumulabile con altri redditi da lavoro
- e avrà un limite (non superiore a 5 volte il minimo, pari a circa 2.600 euro lordi).
Successivamente, arrivati all’età pensionabile, ovvero, 67 anni, l’importo sarà pieno.
Bonus Maroni
In alternativa si può beneficiare del “bonus Maroni” rinunciando a tutti i contributi dovuti dal datore di lavoro che finiranno direttamente in busta paga, senza però concorrere al computo della pensione finale.