Conviene ancora tornare in Italia a lavorare? Sì, anche se i vantaggi sono inferiori rispetto a quelli previsti nel corso degli ultimi quattro anni. Alcune novità introdotte attraverso la riforma fiscale hanno modificato le agevolazioni previste per i lavoratori impatriati.
Quanti dovessero decidere di trasferire la propria residenza in Italia nel corso del 2024 avranno la possibilità di beneficiare di una riduzione del 50% della tassazione dei redditi di lavoro. Possono accedere a questa agevolazione, però, solo e soltanto se vengono soddisfatti dei requisiti più stringenti rispetto al passato. Ma nono solo, per poter accedere alla misura è necessario essere in possesso di una qualificazione molto elevata o di una particolare specializzazione.
Ricordiamo che attualmente l’esenzione per i lavoratori impatriati arriva al 70%: dal prossimo anno risulta essere meno vantaggioso rientrare nel nostro paese.
Non sono state modificate, invece, le misure previste per i docenti ed i ricercatori. Nessuna modifica è prevista per il settore sportivo. Per fortuna, non sono previsti degli effetti retroattivi per quanti sono rientrati in Italia prima del 31 dicembre 2023: questi soggetti avranno la possibilità di continuare a beneficiare delle stesse agevolazioni.
Lavoratori impatriati, cosa cambia dal 2024
All’interno del decreto legislativo della riforma fiscale sono contenute le modifiche che coinvolgono direttamente le agevolazioni riservate ai lavoratori impatriati.
Tra le novità introdotte vi è il ritorno alle esenzioni che erano previste prima dell’introduzione del Decreto Crescita del 2019: l’esenzione fiscale è pari al 50% e viene introdotto un limite all’applicazione dei benefici. Che è fissato in 600.000 euro.
A beneficiare delle agevolazioni riservate ai lavoratori impatriati sono i seguenti redditi:
- da lavoro dipendente;
- assimilati a quelli da lavoro dipendente;
- da lavoro autonomo.
Nel caso in cui si decida di trasferire la propria residenza in Italia, i suddetti redditi saranno tassati al 50% del loro ammontare. L’agevolazione ha una durata massima di cinque anni.
Fino al 31 dicembre 2023 la base imponibile è al 30%. E non sono previste delle soglie massime: queste sono le regole contenute all’interno dell’articolo 16 del Decreto Legislativo n. 147 del 2015, che a breve verrà abrogato.
I requisiti per beneficiare delle agevolazioni
Stando ai rumors che sono emersi nel corso delle ultime settimane, verranno modificati anche i requisiti per poter accedere ai benefici riservati ai lavoratori impatriati. Ecco a cosa stare attenti:
- non saranno più sufficienti due anni di residenza all’estero per poter accedere alle agevolazioni. Ne saranno necessari tre;
- per potervi accedere è necessario essere in possesso di un’alta qualificazione o specializzazione;
- è necessario instaurare un nuovo rapporto di lavoro, che dovrà essere obbligatoriamente diverso rispetto a quello sottoscritto in precedenza.
I cittadini iscritti regolarmente all’Aire hanno la possibilità di accedere alle agevolazioni per i lavoratori impatriati. Lo potranno fare anche quanti non vi siano iscritti: devono, però, essere in possesso di una residenza in un altro Stato che abbia una convenzione con l’Italia contro le doppie imposizioni.
Lavoratori impatriati: il periodo transitorio
Le nuove agevolazioni per i lavoratori impatriati saranno operative dal 1° gennaio 2024. Il legislatore ha previsto un regime transitorio, nel corso del quale dovranno convivere le vecchie regole e quelle nuove.
Maurizio Leo, viceministro all’Economia e alle Finanze, ne ha delineato i contorni:
Riguardo alla norma sugli impatriati, va precisato che il regime attuale resterà applicabile fino all’entrata in vigore della nuova disciplina e quindi non prima dell’inizio dell’anno prossimo. Il cambio di regole non riguarderà chi avrà la residenza anagrafica nel nostro Paese entro il 31 dicembre di quest’anno.
Volendo sintetizzare al massimo, le novità che entreranno in vigore dal prossimo anno sono le seguenti:
- i vecchi requisiti, che in un certo senso sono più semplici, verranno sostituiti dalle nuove regole, che risultano essere più articolate. I lavoratori impatriati potranno accedere alle agevolazioni se sono in possesso di una qualificazione elevata o di una particolare specializzazione;
- verrà ridotta l’esenzione dal 70% al 50%. Sarà possibile beneficiarne per un periodo massimo di cinque anni e per un limite massimo di 600.000 euro.
Le agevolazioni previste dal Decreto Crescita del 2019 termineranno il 31 dicembre 2023. Entro questa data sarà ancora possibile beneficiare del regime più vantaggioso.
Il governo ha deciso di introdurre questo radicale cambiamento, perché la misura che è stata adottata fino a questo momento ha avuto un costo per le casse pari a 45.000 euro di mancate tasse per il 2022. La misura ha interessato 15.000 persone.