La riforma del lavoro targata Fornero, continua a far discutere, questa volta in modo molto negativo. Pessimi sono i dati di un sondaggio online promosso dai Giovani della Cgil e rilanciato dall’inchiesta di Repubblica.it “Precari dopo la Fornero, che fine sta facendo il tuo contratto precario”.
Il sondaggio (che trovate a questo link) riguarda sia i contratti generali e poi, singole sezione dedicate a specifici contratti (contratti a progetto, partite IVa e a termine). Secondo il sondaggio, pubblicato sul sito di repubblica, su 500 votanti, infatti,ben il 27% non si è visto rinnovare il contratto o comunque, sa che l’azienda non ha alcuna intenzione di procedere al rinnovo.
Per il 25% dei partecipanti non è successo nulla; il 17% si è visto rinnovare il contratto e, il 4%ha un contratto rinnovato con un altro contratto precario migliore.
Stessa musica se si parla di contratti a progetto o contratti a termine: per la maggioranza dei votanti o, non è successo nulla a seguito della riforma o, cosa più grave, il contratto non è stato rinnovato.
Tutti i risultati del sondaggio li trovate su: inchieste.repubblica.it
Secondo la CGIL i dati emersi dal sondaggio “confermano purtroppo quanto avevamo già da tempo segnalato. In una fase di recessione la riforma del mercato del lavoro non può avere di per sé effetti positivi sulla qualità dei rapporti di lavoro, in particolare se non accompagnata da incentivi alla stabilizzazione o da politiche di sostegno allo sviluppo.
Inoltre la riforma Fornero, lasciando intatto il supermarket delle tante tipologie contrattuali, ha favorito l’utilizzo di contratti meno tutelanti.
Ricordiamo infine che i tanti lavoratori a progetto che hanno visto il loro contratto non rinnovato (ne abbiamo calcolati 150.000 negli ultimi 3 anni) non possono accedere all’ASPI e alla MINIASPI, risultando così penalizzati anche sul fronte degli ammortizzatori sociali ben lontani dall’essere universali.
Tutti i problemi che vivono i lavoratori precari rimangono ad oggi irrisolti e il prossimo Governo dovrà mettere in campo politiche capaci di combattere davvero gli abusi contrattuali, incentivare le stabilizzazioni, estendere a tutte le tipologie escluse gli ammortizzatori sociali e le tutele in caso di malattia e maternità.
La CGIL è impegnata nel perseguire questi obiettivi anche attraverso la contrattazione collettiva, che vogliamo sia più inclusiva, al fine di contrastare l’utilizzo improprio dei contratti precari, promuovere percorsi di stabilizzazione, estendere i diritti fondamentali a partire dalla definizione di un equo compenso per tutte le figure oggi presenti”.
Articolo tratto da: www.repubblica.it