Nella seduta dello scorso 7 giugno, il Consiglio dei Ministri, su proposta del ministro della Cooperazione internazionale e dell’integrazione con delega alla Famiglia, Andrea Riccardi, ha approvato il “Piano nazionale per la Famiglia”; ossia uno strumento contenente linee di indirizzo omogenee in materia di politiche familiari.
Il piano, adottato per la prima volta nel nostro paese, ha lo scopo di garantire centralità e cittadinanza sociale alla famiglia attraverso una strategia di medio termine che supera la logica degli interventi disorganici e frammentari avuti sino ad oggi.
In sintesi, questi sono i contenuti del piano nazionale:
- cittadinanza sociale della famiglia, intendendo la famiglia quale soggetto su cui investire per il futuro del Paese, valorizzando la sua funzione per la coesione sociale e per un equo rapporto tra le generazioni;
- politiche esplicite sul nucleo familiare: finora nel nostro Paese gli interventi a favore delle famiglie sono stati o dettati dall’emergenza e quindi necessariamente frammentati e disorganici, o indiretti, cioè riflesso a volte inconsapevole di altre politiche. Si tratta invece ora di delineare un quadro organico di interventi che abbiano la famiglia come destinatario.
- sussidiarietà e sviluppo del capitale umano e sociale, nel senso che gli interventi devono essere attuati in modo da non sostituire ma sostenere e potenziare le funzioni proprie e autonome delle famiglie, in una logica di empowerment delle famiglie stesse e dei loro membri, anziché di mero assistenzialismo, facendo leva sulla loro capacità di iniziativa sociale ed economica;
- solidarietà, intesa anche come rafforzamento delle reti associative delle famiglie, soprattutto quando si tratti di associazioni che non solo forniscono servizi alla persona, ma costituiscono sostegno e difesa dalla solitudine, luogo di confronto e di scambio.
Le priorità su cui intervenire sono date da:
- famiglie con minori, in particolare quelle numerose;
- le famiglie con disabili o anziani non autosufficienti;
- le famiglie con disagi conclamati sia nella coppia, sia nelle relazioni genitori-figli.
Gli interventi previsti sono:
- equità economica (fiscalità generale, tributi locali, revisione dell’ISEE per l’accesso alle prestazioni e ai servizi;
- politiche abitative per la famiglia;
- lavoro di cura familiare: servizi per la prima infanzia, congedi, tempi di cura e interventi sulla disabilità e non autosufficienza;
- pari opportunità e conciliazione tra famiglia e lavoro;
- privato sociale, terzo settore e reti associative familiari;
- servizi consultoriali e di informazione (consultori, mediazione familiare, centri per le famiglie);
- immigrazione (sostegni alle famiglie immigrate);
- alleanze locali per le famiglie;
- monitoraggio delle politiche familiari.
Il testo è stato elaborato nell’ambito delle attività dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia – Organo misto che comprende rappresentanze dei livelli di Governo, delle parti sociali e della società civile – che ha, tra le sue funzioni, il supporto al Dipartimento per le politiche della famiglia ai fini della predisposizione del Piano nazionale per la famiglia.
L’Assemblea dell’Osservatorio – sulla base di un testo elaborato dal suo Comitato tecnico-scientifico e sul quale si è svolto un ampio confronto, sia in sede di Osservatorio sia attraverso la Conferenza nazionale di Milano del novembre 2010 – ha approvato una bozza di Piano il 23 giugno 2011.
Tale bozza, successivamente illustrata in Consiglio dei Ministri, è stata sottoposta alla Conferenza Unificata per la prescritta intesa – ai sensi dell’art. 1, comma 1251, lettera a) legge n. 296/2006 – che è stata sancita il 19 aprile scorso, dopo un approfondito lavoro istruttorio tra tutti i livelli di Governo (Stato, regioni ed enti locali).
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