I fringe benefit continuano ad essere al centro dell’attenzione, e le ultime novità del Decreto Lavoro interessano sia le imprese che i lavoratori. Il testo del Decreto è stato approvato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 4 maggio scorso, e contiene diversi interventi rivolti soprattutto ad imprese e lavoratori.
Il Decreto prende il nome di “Misure urgenti per l’inclusione sociale e l’accesso al mondo del lavoro” e prende in considerazione alcuni sostegni per i lavoratori. Ricordiamo che nel frattempo, sia con la Legge di Bilancio 2023 che con gli obiettivi della riforma fiscale, il governo punta ad una riduzione delle tasse a carico dei lavoratori dipendenti.
Tra gli interventi proposti con il Decreto Lavoro, vi è una misura che riguarda da vicino i fringe benefit, ovvero quei compensi che l’impresa può garantire al lavoratore in aggiunta alla normale busta paga.
Aggiornamento: nel 2024 cambieranno i limiti previsti sui fringe benefit detassati: la Legge di Bilancio in corso di approvazione, da un lato amplia il limite dei fringe benefit detassati, per tutti, a 1.000 euro; dall’altro lato, mantiene il vantaggio per i dipendenti con figli, anche se in questo caso la soglia esentasse nel 2024 sarà di 2.000 euro. In attesa del testo definitivo della Manovra 2024 qui trovi una guida aggiornata.
Ma vediamo nel dettaglio cosa prevede il Decreto Lavoro 2023.
Fringe benefit 2023: come funzionano
I finge benefit costituiscono delle forme di retribuzione non in denaro, che vengono corrisposte in modo facoltativo dall’azienda al dipendente. Fanno parte di quelle misure di welfare aziendale destinate ai lavoratori, e possono essere erogate sotto forma di servizi aggiuntivi o beni per il dipendente.
Alcuni esempi di fringe benefit possono essere le polizze assicurative, strumenti tecnologici come tablet o smartphone, auto aziendali, e così via. L’azienda propone al dipendente questi beni o servizi in aggiunta alla retribuzione in denaro, e può scegliere a quali dipendenti garantire questi sostegni aggiuntivi.
Sono invece escluse le somme da destinare alla formazione, per servizi con obiettivi sociali, per il trasporto pubblico o per il servizio mensa, assistenza sanitaria o contributi previdenziali.
I fringe benefit tuttavia vanno a formare il reddito imponibile IRPEF, ovvero la somma su cui vengono pagate le tasse. Esiste tuttavia una detassazione se tali bonus aggiuntivi rimangono entro la soglia di 258,30 euro. Superato questo limite, si applicano le normali imposte.
Questa soglia costituisce un vantaggio sia per le imprese, che possono garantire alcuni beni o servizi ai lavoratori in modo detassato, sia ai lavoratori stessi, che possono percepire un maggiore sostegno da parte dell’impresa per cui lavorano.
Questa soglia nel tempo ha subito numerosi cambiamenti, era per esempio stata innalzata in concomitanza con l’arrivo della pandemia, per poi tornare al limite originale. Con il Decreto Lavoro cambiano in parte le caratteristiche dei fringe benefit, in particolare per i lavoratori che hanno figli.
Fringe benefit e Decreto Lavoro
Al centro del Decreto Lavoro vi sono alcuni sostegni a favore dei lavoratori dipendenti, tra cui la possibilità di accedere a fringe benefit detassati con una soglia estesa fino a 3.000 euro. Tuttavia questa possibilità è riservata ai lavoratori dipendenti che hanno figli, naturali, riconosciuti, affidati o adottivi.
Non tutti quindi assisteranno al cambiamento, che viene garantito solamente ai lavoratori con figli a carico. Per sostenere le famiglie infatti il governo ha deciso di istituire una soglia maggiore per i fringe benefit detassati, che possa andare ad aiutare economicamente i lavoratori.
Inoltre, secondo l’ultima novità, i datori di lavoro possono garantire a questi lavoratori delle somme specifiche da destinare al pagamento delle bollette di luce, gas e acqua, facendole rientrare tra i fringe benefit.
Va ricordato che i datori di lavoro non sono obbligati a proporre i fringe benefit ai lavoratori dipendenti, in quanto si tratta sempre di erogazioni facoltative. Nel momento in cui il datore di lavoro decide di utilizzarli, deve informare necessariamente le rappresentanze sindacali, e il lavoratore deve autocertificare l’idoneità a ricevere il sostegno.
Nel momento in cui il sostegno supera i 3.000 euro, la tassazione viene poi applicata su tutta la somma, quindi è consigliato fare particolare attenzione agli importi. La misura al momento è attiva solamente per il 2023, e si attendono ancora chiarimenti su come procedere alla suddivisione in caso di genitori separati.
Quando i figli sono da considerare a carico fiscale
Va anche ricordato che non sempre i figli possono essere considerati a carico fiscale. Su questo punto è necessario fare alcune distinzioni.
Sono considerati a carico fiscale i figli che percepiscono un reddito proprio inferiore a 2.840,51 euro all’anno fino a 21 anni, soglia che viene innalzata a 4.000 euro per i figli fino a 24 anni di età.
Per poter ricevere i sostegni garantiti dai fringe benefit con soglia aumentata a 3.000 euro, i lavoratori devono presentare i dati dei figli a carico, incluso il codice fiscale. Si tratta di un’autocertificazione, da comunicare al proprio datore di lavoro.
Come funzionano i fringe benefit per chi non ha figli
Bisogna comunque considerare che la soglia di fringe benefit detassati a 258,30 euro rimane la stessa per i lavoratori dipendenti che non hanno figli, perché la misura introdotta con il Decreto Lavoro è rivolta prevalentemente ai genitori con figli a carico.
Tuttavia esistono delle particolari eccezioni alla regola per cui anche chi non ha figli può accedere ad alcuni interessanti bonus aggiuntivi, esterni ai fringe benefit. Si tratta ad esempio dei buoni pasto, che possono essere esonerati dalle tasse per un importo di 4 euro al giorno in forma cartacea, oppure 8 euro al giorno in forma digitale.
Oppure è possibile accedere ai buoni benzina disposti dalle aziende con il limite di 200 euro. Infine, va ricordato che il Decreto Lavoro ha anche introdotto diversi sgravi fiscali generali per i lavoratori dipendenti, andando ad abbassare di fatto le tasse a carico dei lavoratori.
Si ipotizza che questo taglio delle tasse avrà un impatto su tutti i lavoratori dipendenti in busta paga che comporterà un leggero aumento mensile dello stipendio, di circa 100 euro.