Il blocco licenziamenti 2021 si avvicina alla fine. Tanti i temi caldi nell’agenda di Governo nelle ultime settimane: non solo Recovery Plan, ma anche provvedimenti inerenti le regole di tutela della salute e la campagna di vaccinazione, e tanti dibattiti sul futuro delle riforme strutturali da dare al paese, per poter incassare gli aiuti europei.
In questo complesso quadro, continua a trovare spazio la delicatissima questione del divieto di licenziamento, che ormai si sta apprestando a raggiungere la conclusione. Secondo le stime più recenti dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio (memoria depositata il 7 giugno sul DL n. 73/2021), almeno 70mila posti di lavoro sarebbero a rischio con la fine del divieto, per determinati settori a partire dal primo luglio.
La normativa attualmente in vigore fissa la fine del blocco dei licenziamenti per giustificato motivo oggettivo:
- al 30 giugno per le aziende che rientrano nel campo di applicazione della CIGO;
- al 31 ottobre per i datori di lavoro che utilizzano l’assegno ordinario del FIS, dei Fondi bilaterali alternativi, il trattamento della Cassa in deroga, e quello della CISOA, la Cassa integrazione degli operai agricoli a tempo indeterminato;
- infine per le aziende che rientrano nel campo della CIGO e CIGS gratuite, ossia senza il pagamento delle addizionali all’INPS, vige il divieto di licenziamento per la durata del trattamento fruito fino al 31 dicembre.
Anche in tali periodi è comunque possibile licenziare per giustificato motivo oggettivo o risoluzione consensuale per: cambio appalto, cessazione definitiva dell’impresa, accordo collettivo aziendale, fallimento. Ma cosa succederà dopo tali date? Ecco quali prospettive si presentano.
Ammortizzatori sociali senza contributo addizionale, ma con divieto di licenziamento
Come appena accennato, il blocco dei licenziamenti 2021 sembra essere sempre più prossimo alla fine, per quanto riguarda le imprese che non richiedono cassa integrazione gratuita, ovvero senza il pagamento del contributo addizionale a carico del datore di lavoro.
La sensazione è dunque che il Governo Draghi non intenda proseguire oltre sulla strada della sospensione generalizzata. Tuttavia, i sindacati continuano a rivendicare la necessità della proroga ulteriore del blocco degli esoneri. Tra le ipotesi tuttora circolanti, lo slittamento della tutela contro i licenziamenti dal 30 giugno al 31 ottobre.
Il punto nodale è che il blocco licenziamenti era stato attivato all’inizio dell’emergenza coronavirus, per frenare le conseguenze negative sul mercato del lavoro; ma pur con una campagna di vaccinazione che ora sta dando ottimi risultati e segnali di ripresa dell’economia, la questione lavoro permane in tutta la sua gravità.
Le stime sui possibili licenziamenti sono cambiate negli ultimi mesi
La valutazione di non meno di 70mila posti di lavoro a rischio nelle prossime settimane appare tuttavia meno negativa di quanto indicato nel novembre 2020 da un comunicato della Banca d’Italia, la quale nel testo faceva notare che, in mancanza delle misure introdotte dal Governo Conte, nel 2020 lo shock legato alla pandemia e lockdown avrebbe potuto portare a ulteriori 200 mila licenziamenti, conducendo il totale a circa 700 mila unità in meno. Ecco perchè, a ben vedere, le misure di estensione della Cassa integrazione; il sostegno alla liquidità delle imprese e, soprattutto, il blocco licenziamenti, hanno impedito qualcosa come 600 mila licenziamenti nel 2020.
Ora le prospettive paiono almeno in parte cambiate e, in considerazione delle nuove stime da parte dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, si può parlare di conseguenze meno gravi e traumatiche, a seguito della fine del blocco dei licenziamenti. Ma appunto, per il momento si ragiona su stime e su valutazioni, e dunque la realtà potrà anche essere differente da quanto considerato.
A rischio sono i lavoratori del settore Industria: infatti il blocco licenziamenti 2021 verrà meno per le imprese che hanno i requisiti per avvalersi di CIGO e CIGS e il settore costruzioni sembra registrare un numero di attivazioni in aumento. Invece, coloro che lavorano in ambito edilizia, dovrebbero poter sfuggire ai rischi dell’apertura.
La logica che presumibilmente prevarrà sarà quella dello scaglionamento dei licenziamenti nel corso del tempo, anche in ragione del meccanismo di turnover. Una sorta di ‘sblocco selettivo’, che troverebbe l’appoggio dello stesso Premier Draghi. La stessa robusta ripresa economica, data per certa per i prossimi mesi dovrebbe altresì condurre allo sblocco licenziamenti graduale; e non ad una ulteriore proroga generalizzata.
Il rischio del boom dei licenziamenti agita la maggioranza di Governo
Ma il pericolo di una consistente perdita di posti di lavoro continua ad essere evidente a tutti. Anzi, sul blocco/sblocco dei licenziamenti il Governo dovrà prendere a breve una decisione risolutiva; pur all’interno di una maggioranza assai eterogenea e con i sindacati sempre pronti a dare battaglia. Questi ultimi in particolare chiedono una proroga almeno fino al 31 ottobre, quando la situazione del paese sarà più nitida e vi sarà modo da veder completata la riforma degli ammortizzatori sociali.
Ricapitolando la situazione odierna, il blocco licenziamenti decretato in piena pandemia finirà il 30 giugno prossimo. E se attraverso decreto Sostegni Bis si era tentata una ulteriore proroga fino a fine agosto; quest’ultima di fatto non ha poi trovato spazio nelle norme varata; tanto che il Ministro del Lavoro Andrea Orlando, dopo aver incassato le forti critiche di Confindustria, si è trovato obbligato a mediare.
Le preoccupazioni del Ministro del Lavoro per i prossimi mesi
Proprio l’esponente del PD ora nella squadra di Governo ha evidenziato una certa preoccupazione legata anche a cosa succederà nei mesi autunnali; in relazione a come sarà definita la questione del blocco licenziamenti. La maggioranza ancora una volta, non sembra affatto compatta e dunque non stupiscono le parole di Orlando alle fonti di informazione: “Credo si tratti di attendere il confronto in atto tra forze politiche e sociali in atto, altrimenti gestiremo questo passaggio“. Lo stesso Ministro del Lavoro teme “possibili tensioni sociali dovute ai licenziamenti” e aggiunge “nessuno pensa che il problema non esiste”.
Anzi Orlando ritiene ottimistiche le previsioni del Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che ha avrebbe dichiarato di non aver paura di un boom dei disoccupati, a seguito della fine del blocco licenziamenti. Anzi per Bonomi la ripresa economica – anche grazie agli aiuti europei – alimenterà certamente le nuove assunzioni e preserverà – ove possibile – i posti di lavoro.
E ciò pare convergere con le stime ‘migliorate’ rispetto a quelle dei mesi precedenti, recentemente fornite dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB). Quest’ultimo infatti – come sopra accennato – vedrebbe soltanto 70mila posti di lavoro a rischio nelle prossime settimane. Staremo dunque a vedere se prevarrà la logica dello scaglionamento dei licenziamenti; e se il Premier Mario Draghi, favorevole alla soluzione dello sblocco selettivo, riuscirà ancora una volta a mediare tra i partiti in maggioranza e le loro diverse posizioni sul tema.