Si torna a parlare di dumping contrattuale e di CCNL leader. Infatti con Comunicato del 27 agosto Conflavoro Pmi annuncia che l’Ispettorato nazionale del lavoro ha eliminato dal proprio portale telematico la notizia del 20 giugno 2018; la notizia riguardava la corretta applicazione dei contratti collettivi nazionali del lavoro. Sul punto, l’INL aveva più volte specificato che i contratti collettivi i quali non godono della “maggiore rappresentatività” in termini comparativi, e quindi non sottoscritti dalle oo.ss. più rappresentativi (CGIL, CISL e UIL), perdono ogni efficacia. Inoltre, si avvertiva che i controlli e potenziali sanzioni si sarebbero concentrati nei confronti di quelle imprese le quali avevano firmato accordi collettivi con sigle sindacali diverse da Cgil, Cisl e Uil.
Ebbene, con l’eliminazione della predetta nota – afferma Conflavoro Pmi – viene riconosciuta la piena legittimità dei contratti collettivi di Conflavoro Pmi. “Gli attacchi degli ultimi mesi da parte dell’ispettorato del lavoro sono assolutamente ingiustificati e le nostre imprese e i loro lavoratori possono finalmente tranquillizzarsi”; è quanto afferma Roberto Capobianco, presidente dell’associazione delle piccole e medie imprese Conflavoro Pmi.
Dumping contrattuale, i CCNL comparativamente più rappresentativi
La questione della validità esclusiva nel nostro ordinamento dei CCNL comparativamente più rappresentativi, poggia le sue fondamenta nella disciplina del Jobs Act, che all’art. 51 del D.Lgs. n. 81/2015 prevede espressamente quanto segue:
- “salvo diversa previsione, ai fini del presente decreto, per contratti collettivi si intendono i contratti collettivi nazionali, territoriali o aziendali stipulati da associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale e i contratti collettivi aziendali stipulati dalle loro rappresentanze sindacali aziendali ovvero dalla rappresentanza sindacale unitaria”.
La predetta norma ha suscitato nel corso degli anni numerose problematiche relative alla corretta individuazione dei c.d. “CCNL leader”, ossia di quei contratti che possono essere validamente applicati senza incorrere in sanzioni. Infatti, con il pretesto del principio di “libertà sindacale”, nel corso degli anni le imprese hanno adottato e applicato ai propri dipendenti contratti collettivi minori e non sottoscritti dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative sul piano nazionale.
CCNL leader, la posizione dell’INL
Alla luce delle continue segnalazioni in merito alla mancata applicazione dei CCNL comparativamente più rappresentativi, e per attenuare l’effetto del dumping contrattuale, l’INL in un documento di prassi di gennaio 2018 (cfr. Circolare n. 3/2018) ha finalmente dettato le istruzioni operative agli ispettori del lavoro per dare corretta applicazione all’art. 51 del D.Lgs. n. 81/2015
Al riguardo, l’INL ha chiarito che l’ordinamento riserva l’applicazione di determinate discipline (come ad esempio i benefici normativi e contributivi) subordinatamente alla sottoscrizione o applicazione di contratti collettivi dotati del requisito della maggiore rappresentatività in termini comparativi. Tali contratti, tra l’altro, rappresentano il parametro ai fini del calcolo della contribuzione dovuta, indipendentemente dal CCNL applicato ai fini retributivi, secondo quanto prevede l’art. 1, comma 1, del D.L. n. 338/1989 unitamente all’art. 2, comma 25, della L. n. 549/1995.
CCNL comparativamente più rappresentativi, stop ai contratti minoritari
Successivamente alla Circolare n. 3/2018 dell’INL, sul portale dell’Ispettorato è stato comunicato che l’azione dei funzionari dell’INL si sarebbero concentrate su una determinata fetta di aziende; cioè su quelle aziende che ancora oggi non applicano i contratti leader sottoscritti da CGIL, CISL e UIL, ma si basano su contratti stipulati da oo.ss. che, nel settore, risultano comparativamente meno rappresentative (CISAL, CONFSAL e altre sigle minoritarie).
Leggi anche: INL: irregolari le aziende che non applicano i CCNL leader di settore
Conflavoro Pmi, contratti legittimi
Quanto comunicato dall’INL stesso è stato eliminato nei giorni scorsi riconoscendo la piena legittimità dei contratti collettivi di Conflavoro Pmi. Si attende in merito un intervento di prassi ufficiale da parte del Ministero del Lavoro, che dia nuovamente vigore alla libertà sindacale sancite dalla nostra Costituzione.
Comunicato Stampa Conflavoro PMI (144,5 KiB, 704 hits)
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