In un’epoca in cui lo smart working non era ancora una realtà particolarmente diffusa, è servito uno shock per far diffondere questa modalità di lavoro. A fronte dell’emergenza sanitaria coronavirus aziende private ed enti pubblici sono stati costretti repentinamente ad adeguarsi alle nuove necessità. Stiamo assistendo quindi ad una vera e propria rivoluzione nel mondo del lavoro, al punto che il cambiamento in atto con ogni probabilità lascerà un segno anche nel futuro.
Nella fase 2 dell’emergenza covid-19 caratterizzata dalla ripresa economica arriva una nuova spinta verso le attività lavorative a distanza. Sulla base delle recenti misure introdotte dal Governo con il Decreto Rilancio, in fase di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, lo smart working diventerà una certezza, se non per tutti, almeno per alcune categorie di lavoratori, fino al termine della situazione di emergenza epidemiologica. Siamo in presenza di una misura di prevenzione volta ad incentivare la minor concentrazione possibile di persone all’interno dei luoghi di lavoro.
La possibilità di lavorare da casa diverrà infatti un vero e proprio diritto per coloro che hanno dei figli con età inferiore ai 14 anni. Vediamo più nel dettaglio quanto previsto dal Decreto governativo.
Decreto Rilancio, Smart working anche nella fase 2 per chi ha figli minori
I lavoratori che hanno figli di età inferiore a 14 anni potranno continuare a fruire dello smart working. È quanto previsto dall’articolo 96 del Decreto Rilancio (Diritto al lavoro agile) in base al quale, nel settore privato, diventa un diritto del lavoratore dipendente con almeno un figlio under 14, la possibilità di continuare a lavorare da casa fino al termine dell’emergenza epidemiologica da coronavirus.
Ad oggi si tratta di una misura di carattere temporaneo in quanto prevista fino al 31 luglio 2020, data che presumibilmente sancisce la fine dell’emergenza sanitaria. Non si esclude tuttavia che, tenuto conto delle circostanze, possa essere ulteriormente prorogata fino alla fine dell’anno. Si ricorda che l’intervento riguarda il settore privato poiché per quello pubblico sono stati messi a punto differenti disposizioni.
Il lavoro agile diventa un diritto per talune categorie di persone anche qualora dovessero mancare accordi individuali tra il datore di lavoro e il dipendente.
Obiettivi del provvedimento
Gli obiettivi sono molteplici:
- ridurre le presenze fisiche nei luoghi di lavoro;
- contenere i rischi di contagio anche presso quelle aziende dove l’assenza di ampi spazi non consente di garantire il giusto distanziamento sociale;
- consentire ai genitori di accudire i figli minori che per ragioni di età non sono ancora in grado di badare a sé stessi per molte ore al giorno. In questi mesi di assenza da scuola e durante i quali vi saranno maggiori difficoltà ad avvalersi dei centri estivi a causa dei divieti di aggregazione, sarà possibile conciliare il lavoro con l’assistenza ai bambini.
Si tratta di un’importante novità che coinvolgerà dai 6 agli 8 milioni di italiani, tra settore pubblico e quello privato. La possibilità di lavorare da remoto è un’opportunità vista con favore dai lavoratori ma, soprattutto in questo periodo, anche dalle aziende che, a causa di spazi ridotti non possono garantire le misure imposte dai nuovi protocolli di sicurezza.
Lo smart working nel Decreto Rilancio: quali sono i requisiti
Per poter continuare a lavorare da casa anche nella Fase 2 ci sono dei requisiti da rispettare:
- nell’ambito dello stesso nucleo familiare nessun altro componente deve beneficiare di altre misure a sostegno del reddito riconosciute a fronte dell’emergenza epidemiologica da coronavirus;
- nella famiglia non deve esserci altro genitore privo di occupazione che possa occuparsi della gestione dei figli;
- la richiesta dovrà essere presentata dal soggetto interessato al proprio datore di lavoro ma la modalità di lavoro agile deve risultare compatibile con le esigenze aziendali, tenuto conto del ruolo svolto e della prestazione lavorativa cui si è stati preposti;
- possibilità di utilizzare computer personali o in generale propri dispositivi informatici. Il dipendente può fare richiesta di smart working, ma non dovrà pretendere dal datore di lavoro di essere dotato di strumenti aziendali; questo infatti implicherebbe costi aggiuntivi per l’azienda.
Da parte del datore di lavoro resta fermo il rispetto degli obblighi informativi in merito al tema della sicurezza e degli infortuni sul lavoro.
L’azienda deve comunicare, in via telematica al Ministero del Lavoro, i nominativi dei lavoratori che operano in smart working. Allo stesso modo dovrà comunicare anche la data in cui il lavoro agile avrà termine.
Lo smart working nel futuro
Anche se la misura ha carattere temporaneo, entro ben determinati limiti si punta a rendere il lavoro agile una modalità strutturale e definitiva. Rilevanti sono considerazioni relative all’incremento della produttività da parte dei dipendenti e la riduzione dei costi per le aziende.
Sia pure con la previsione di paletti ben precisi potrebbe rivelarsi per il futuro una soluzione standard ed univoca visti i punti di forza emersi in questa crisi.
L’intenzione per il futuro è quindi quella di proseguire lo smart working con previsioni all’interno dei contratti di lavoro collettivi ed individuali; questo perchè in prospettiva il lavoro agile è ritenuto un’efficace modalità lavorativa.
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