Le riforme che interessano il mondo del lavoro possono riguardare, a seconda dei casi, la gestione dei contratti, i diritti dei dipendenti, gli obblighi in capo alle aziende e / o le loro libertà di manovra nonché, da ultimo, il calcolo di contributi, tasse e retribuzioni.
In quest’ultimo caso, i cambiamenti impattano direttamente sul cedolino paga, essendo il documento che fornisce il dettaglio delle competenze spettanti al lavoratore, in un determinato periodo di paga (in generale mensile) e le trattenute a titolo di Irpef, Inps o altre voci (ad esempio cessioni del quinto, pignoramenti, risarcimento danni, sanzioni disciplinari).
Di conseguenza, la busta paga 2024 risente di tutte quelle novità che in tempi recenti hanno interessato il mondo del lavoro.
Ecco quindi 5 misure previste dalla Legge di Bilancio che riguardano la busta paga in riferimento allo stipendio netto, ma prima ricordiamo in breve cos’è e come funziona questo importante documento.
Cos’è la busta paga?
La busta paga è il documento che il datore di lavoro, al momento della corresponsione della retribuzione, è tenuto a consegnare ai propri dipendenti.
Al suo interno sono riportati, oltre ai dati del lavoratore interessato e dell’azienda, il periodo cui la retribuzione si riferisce e gli elementi utilizzati per ottenere il netto liquidato (o da liquidare) al lavoratore.
Quest’ultimo è frutto di un’operazione aritmetica che somma gli elementi positivi (competenze fisse e variabili) e sottrae le trattenute a titolo di contributi a carico del lavoratore, Irpef, addizionali regionali e comunali oltre ad ulteriori importi che riducono le somme spettanti. E’ il caso, ad esempio, di pignoramenti e cessioni del quinto dello stipendio.
La costruzione del cedolino, comunque suscettibile di variazioni a seconda del tipo di programma paghe utilizzato, risponde ad una determinata logica che divide il documento in quattro macro-aree:
- Gli elementi fissi della retribuzione nella parte alta del cedolino, subito dopo i dati del lavoratore, dell’azienda e le statistiche sulle ore lavorate, i giorni detrazione, i giorni (o le ore) rilevanti ai fini del calcolo dei contributi Inps;
- Gli elementi variabili della retribuzione sia a titolo di competenze (straordinari, maggiorazioni ed assenze retribuite) che trattenute (assenze non retribuite) nella parte centrale del cedolino;
- I calcoli riguardanti le trattenute per contributi Inps, tassazione Irpef ed addizionali regionali e comunali nella parte medio – inferiore;
- I dati su ferie e permessi maturati nella parte inferiore.
Fatta quest’utile premessa passiamo ora alle misure che modificano il netto in busta paga nel 2024.
Taglio del Cuneo Fiscale: bonus contributivo in busta paga anche nel 2024
Lo sgravio contributivo in busta paga è prorogato dal testo della manovra 2024. La misura infatti si applica da tempo e dal 2023 funziona in questo modo:
- l’aliquota contributiva che pesa sul dipendente – di solito uguale al 9,19% nel settore privato – è abbassata di 7 punti per i lavoratori che hanno una busta paga il cui imponibile lordo non va oltre i 1.923 euro al mese.
- il taglio è del 6 per cento in caso di retribuzione imponibile fino a 2.692 euro.
Per chi ha uno stipendio fino a 2.692 euro mensili, il valore del bonus contributivo sarà di circa 90/108 euro mensili.
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Stipendio di 1000 euro: quanto potrebbe aumentare
Facendo una rapida moltiplicazione, l’aumento dello stipendio netto in busta paga sarà pari a poco più di 1000/1200 euro all’anno.
Non pochissimo, considerando dodici mensilità e non tredici. Per ciò che riguarda la tredicesima, infatti, detto sgravio contributivo non varrà, con la conseguenza che sull’ammontare previsto per i lavoratori occorrerà far valere l’aliquota ordinaria pari al 9,19% di contributi.
Irpef: si passa da 4 a 3 aliquote
Sul netto in busta paga inciderà anche l’accorpamento delle prime due aliquote IRPEF in avvio dal 1° gennaio 2024, con l’eliminazione del secondo scaglione e l’estensione del primo con tassazione al 23 per cento fino a 28.000 euro.
Com’è noto, fino al 2023 l’Irpef si suddivide in quattro scaglioni di reddito, ognuno avente una propria aliquota. Ovvero:
- fino a 15.000 euro, l’aliquota Irpef è al 23%;
- da 15.000,01 euro a 28.000 euro è al 25%;
- da 28.000,01 euro a 50.000 euro è al 35%;
- oltre 50.000 euro è al 43%.
Ebbene con la riforma fiscale, nel 2024 le aliquote passeranno da quattro a tre:
- aliquota del 23% per i redditi entro i 28.000 euro;
- aliquota del 35% per i redditi superiori a 28.000 euro e fino a 50.000 euro;
- aliquota del 43% per i redditi che vanno oltre 50.000 euro.
L’accorpamento dei primi due scaglioni di fatto non produrrà alcun ‘aumento’ tangibile per chi ha una busta paga lorda di mille euro o meno, perché – calcolatrice alla mano – i primi risparmi a livello fiscale emergeranno soltanto con uno stipendio di almeno 1.200 euro lordi.
Secondo alcune stime infatti, la riforma garantisce un beneficio massimo di 260 euro annui, pari a circa 20 euro al mese.
Secondo le stime del Tesoro le due misure (IRPEF e cuneo fiscale) insieme incrementeranno le buste paga dei dipendenti fino 1.298 euro all’anno.
Cambia la soglia dei fringe benefit
Altra misura che potrebbe riguardare la busta paga è la soglia di detassazione dei fringe benefit. La Legge di Bilancio 2024 infatti prevede che dal 1° gennaio i limiti saranno così ridefiniti:
- 1.000 euro per la generalità dei lavoratori dipendenti;
- 2.000 euro per i lavoratori dipendenti con figli a carico.
La normale soglia di detassazione è 258,23 euro mentre nel 2023 era stata fissata a 3.000 euro esclusivamente per i dipendenti con figli.
Ricordiamo che nelle ultime previsioni normative nei fringe benefit rientrano
- anche le somme erogate per il pagamento o il rimborso delle bollette
- e anche per le spese relative all’affitto della prima casa o per gli interessi sul mutuo.
Bonus mamme lavoratrici: come aumenta il netto in busta paga
Sempre in relazione alla busta paga e in ottica di agevolare le mamme lavoratrici (e di conseguenza la natalità) la Legge di Bilancio 2024 introduce anche il cosiddetto bonus mamme 2024.
Si tratta di un nuovo esonero contributivo previsto per le madri di tre o più figli, che funziona al pari del taglio del cuneo fiscale di cui abbiamo detto sopra. Solo nel 2024 questo esonero si applicherà anche in caso di due figli.
L’esonero sarà pari al 100 per cento dei contributi previdenziali e sarà riconosciuto in busta paga alle lavoratrici con contratto a tempo indeterminato fino ad un massimo di 3.000 euro di importo da riparametrare su base mensile.
La misura si applica fino:
- al raggiungimento del decimo anno del secondo figlio;
- al raggiungimento del diciottesimo anno del terzo figlio.
Leggi anche: Bonus Mamme 2024: come funziona e quanto aumenta il netto in busta paga delle lavoratrici madri
Detassazione dei premi di produttività
Altra misura inserita in Legge di Bilancio che riguarda il netto in busta paga è la riduzione dell’imposta sui premi di produttività.
Nel 2024 infatti l’aliquota dell’imposta sostitutiva sui premi di produttività sarà ridotta al 5%, quando nel 2023 ad esempio l’aliquota era del 10%.
La tassazione sostitutiva ordinariamente prevista nella misura del 10% sul totale dei premi di risultato erogati nel limite massimo di 3.000 euro annui scende quindi al 5% per il 2024.