Il bonus partite Iva o ISCRO – acronimo per indicare l’Indennità straordinaria di continuità reddituale operativa – era stato varato come risposta alla crisi del mercato del lavoro innescata dalla pandemia. Infatti la legge di Bilancio 2021 istituì la misura in via sperimentale nel periodo 2021-2023, costituendo una sorta di cassa integrazione per i lavoratori autonomi (professionisti e piccole partite Iva) che si ritrovavano senza occupazione o comunque con notevoli difficoltà economiche.
Ebbene, secondo quanto emerge dai lavori sulla prossima legge di Bilancio, il bonus partite Iva dovrebbe diventare strutturale, perdendo la sua finalità originaria e assumendo il ruolo ammortizzatore sociale contro il carovita e l’aumento dell’inflazione.
Tuttavia i criteri di accesso cambieranno, perché alcuni diventeranno più rigidi, altri meno. La misura però sarà stabilizzata ed ampliata. E, per finanziarla, a cominciare dal primo gennaio 2024 sarà fatto valere un contributo dello 0,35% sui redditi da lavoro autonomo.
Vediamo allora gli ultimi aggiornamenti in merito al bonus partite Iva 2024.
Cos’è il bonus partite Iva e come funziona nel 2023
Il bonus partite Iva è un’indennità o ammortizzatore sociale, in quanto somma di denaro erogata mensilmente come sostegno economico al lavoratore. Il versamento vale per sei mesi sulla scorta degli incassi degli anni anteriori.
Più nel dettaglio, nel sito Inps si trova scritto che l’indennità:
- è conferita ai lavoratori iscritti alla gestione separata,
- che esercitano per professione abituale attività di lavoro autonomo e che debbono fronteggiare fasi di calo di fatturato e le collegate incertezze economiche.
Come sottolinea anche il Corriere, oggi il bonus partite Iva varia tra i 200 e gli 800 euro circa al mese. Inoltre, l’indennità ISCRO può essere domandata ed ottenuta una sola volta nel triennio 2021-2023 ed è versata a partire dal primo giorno posteriore alla data di presentazione della domanda.
In base a quanto emerge dai lavori sulla manovra, nel 2024 la misura cambierà nome e si chiamerà “indennità di discontinuità reddituale”. Anche se nel linguaggio comune resterà denominata “bonus partite Iva”.
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A quanto ammonta
Inps indica che detto bonus è pari al 25%, su base semestrale, dell’ultimo reddito da lavoro autonomo certificato dall’Agenzia delle Entrate e già trasmesso da quest’ultima all’istituto di previdenza, alla data di presentazione della richiesta.
Come esempio pratico, sulla scorta di un ultimo reddito annuo certificato corrispondente a 6mila euro, lo stesso sarà diviso per due (6.000 euro / 2 = 3.000 euro) e poi moltiplicato per il 25% (3mila euro x 25% = 750 euro), fissando così l’importo del bonus partite Iva sui 750 euro mensili.
A chi spetta
Vi sono varie condizioni per accedere al bonus partite Iva. Abbiamo detto che l’indennità è assegnata ai lavoratori autonomi iscritti alla Gestione separata Inps. Ebbene, tra i limiti per ottenere la prestazione non si deve essere titolari di trattamento pensionistico diretto e non essere assicurati presso altre forme previdenziali obbligatorie – alla data di presentazione della richiesta. In più occorre essere in regola con la contribuzione obbligatoria.
Il limite dell’assegno di inclusione
Oggi il beneficiario non deve incassare il reddito di cittadinanza. Ebbene, secondo quanto indicato nella relazione illustrativa della nuova legge di Bilancio, dal 2024 – al fine di accedere al contributo – il richiedente non dovrà essere fruitore dell’assegno di inclusione, misura che di fatto sostituisce l’RdC.
Diminuzione del reddito: novità
Secondo la versione attuale del bonus partite Iva, al fine di avere il sussidio mensile occorre aver prodotto un reddito di lavoro autonomo, nell’anno anteriore alla presentazione della richiesta, al di sotto del 50% della media dei redditi da lavoro autonomo incassati nei tre anni anteriori all’anno anteriore alla presentazione della richiesta.
Se la domanda bonus partite Iva viene fatta quest’anno, il reddito da lavoro autonomo da considerare è perciò quello che emerge dalla dichiarazione dei redditi dello scorso anno, che deve essere al di sotto del 50% della media dei redditi da lavoro autonomo degli anni 2019, 2020 e 2021.
Ebbene, con la legge di Bilancio 2024 il beneficiario dovrà “aver subito una diminuzione del reddito di lavoro del 70% rispetto ai due anni precedenti”.
Soglia massima del reddito
Meno rigida invece la novità che attiene ai limiti di reddito. Infatti oggi per accedere all’ISCRO, il reddito da prendere a riferimento (reddito dichiarato nell’anno che precede la presentazione della domanda) è uguale a 8.972,04 euro massimo, come indicato da Inps nella circolare n. 14 dello scorso febbraio.
Dal prossimo anno, invece, il richiedente non deve aver dichiarato un reddito al di sopra di 12.000 euro. Pertanto si allargherà un po’ il bacino degli aventi diritto.
Inoltre, dal lato fiscale, se oggi il bonus partite Iva è escluso dalla formazione del reddito (su cui come è noto si pagano le tasse), dal prossimo anno invece concorrerà al calcolo del montante.
Confermato il vincolo dell’apertura della partita Iva
Nessuna variazione alla regola dell’apertura della p. Iva. Infatti anche per il 2024 varrà la norma per cui, se nel semestre in cui si riceve il beneficio si dovesse chiudere la partita Iva, il versamento sarebbe interrotto. L’Inps procederebbe dunque a recuperare le indennità mensili, eventualmente versate dopo la chiusura.
Secondo le regole attuali, la partita Iva deve inoltre essere attiva da almeno quattro anni, alla data di presentazione della domanda.
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Tempistiche per l’entrata in vigore delle novità
Com’è noto la legge di Bilancio va approvata entro il 31 dicembre 2023 per evitare l’esercizio provvisorio. Al varo della manovra, anche la misura che include la proroga e l’ampliamento del bonus partite Iva potrà essere operativa.
Ricordiamo infine che l’Inps è tenuta a versare l’ISCRO a partire dal giorno posteriore a quello di presentazione della domanda. Da questo punto di vista non sono attese novità con il testo della manovra.