Il mercato del lavoro in Italia è sempre un argomento che stimola vivaci dibattiti e su cui si affacciano nuove proposte e iniziative, mirate a favorire le occasioni di occupazione. Ciò è ancor più essenziale in un periodo delicato come quello odierno, sia a livello interno, che internazionale. Proprio con riferimento al contesto del mondo del lavoro, pare che almeno per quest’anno a livello mondiale la disoccupazione resterà uno dei problemi maggiori. Infatti, secondo quanto riportato dall’Organizzazione internazionale del lavoro, le previsioni iniziali di ripresa nel corso del 2022 sono state riviste al ribasso. Insomma, è necessario attendere almeno il 2023 per ritornare ai numeri pre-pandemia.
E’ chiaro però che, nel dettaglio, ogni paese ha tassi di crescita differenti da quelli di altri paesi. I paesi più industrializzati ed evoluti, ossia fondamentalmente il continente europeo e il Nord America, stanno tornando ai livelli pre-coronavirus in modo più spedito che altre zone del pianeta. E gli osservatori notano che ciò è dovuto anche e soprattutto a fattori quali la distribuzione dei vaccini non omogenea e la differente capacità finanziaria e di stimolo alla crescita.
Ebbene, in questo complesso quadro in tema di mercato del lavoro, si inserisce la recente nota congiunta di gennaio 2022, consultabile online. Ad approntarla il Ministero del lavoro delle politiche sociali, la Banca d’Italia e da ora anche Anpal. Vediamo allora qualche utile dettaglio in proposito.
Mercato del lavoro in Italia: dati e analisi compiute da Ministero del Lavoro, Banca d’Italia e Anpal
La nota congiunta di gennaio 2022, recante il titolo “Il mercato del lavoro: dati e analisi“, è stata redatta sfruttando due fonti informative complete e tempestive. Ci si riferisce alle Comunicazioni obbligatorie e alle Dichiarazioni di Immediata Disponibilità al lavoro. In particolare – come specificato nel documento stesso – la prima base dati è aggiornata al 31 dicembre 2021, la seconda al 30 novembre 2021.
Nel documento emerge il recupero dell’occupazione dipendente, che di fatto prosegue nella ripresa già iniziata nei mesi precedenti. Non solo: nonostante la presenza della varianti del coronavirus e di una situazione ancora molto incerta sul fronte contagi, alla fine dell’anno si è rafforzata la crescita delle assunzioni a tempo indeterminato.
Ma all’interno della nota congiunta vi sono diverse interessanti informazioni che meritano di essere qui riportate.
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La ripresa varia in base al settore
All’interno della nota congiunta, gli autori hanno inteso altresì distinguere per settori e sul piano del divario di genere. Infatti, è segnalato che il settore delle costruzioni continua nella crescita; mentre nel turismo il recupero è ancora parziale ed è frenato dalle nuove misure anti-contagio, che di fatto hanno nuovamente limitato viaggi, spostamenti e consumi.
In particolare, nell’industria la sensibile accelerazione delle costruzioni ha, in qualche modo compensato il rallentamento della manifattura che, pur non presentando significative perdite occupazionali, non è ancora ritornata sull’identico percorso di crescita che aveva, in media, nei due anni prima della pandemia. E pur prendendo atto del recupero nei mesi primaverili ed estivi, sono tuttora ampi i margini di recupero nel turismo. Quest’ultimo è un settore assai cresciuto prima dell’emergenza sanitaria scaturita dalla diffusione del coronavirus.
Permane il divario di genere
Se è vero che la ripresa dell’anno appena terminato ha favorito l’occupazione maschile, che appare di nuovo in crescita come nel biennio 2018-2019, sono tuttora ampi i margini di recupero per l’occupazione femminile, il cui andamento presentava segnali
di una certa debolezza già in periodo pre-pandemia. In particolare, la nota sulla situazione del mercato del lavoro segnala che le lavoratrici continuano ad “essere penalizzate da una minore domanda di lavoro di tipo permanente. Nonostante rappresentino
circa il 42 per cento della forza lavoro, incidono solo per un terzo sul saldo delle posizioni a tempo indeterminato“.
Insomma, sul piano dell’oggettivo divario di genere tra uomini e donne, la nota congiunta sul mercato del lavoro indica che non si sono affatto riassorbiti i divari già sussistenti. E il periodo instabile e incerto della pandemia non ha certamente aiutato a superare questa differenza.
Mercato del lavoro: occupazione dipendente con segno più
“Nel 2021 l’andamento delle posizioni di lavoro alle dipendenze si è rafforzato: da giugno il numero di contratti attivati è tornato sui livelli prevalenti prima dello scoppio della pandemia e, negli ultimi mesi dell’anno, ha quasi raggiunto il sentiero di crescita che si sarebbe registrato se l’evoluzione della domanda di lavoro si fosse mantenuta, anche durante l’emergenza sanitaria, sugli stessi ritmi del periodo 2018-19“. Con queste parole, nella nota congiunta sul mercato del lavoro, emerge che la crisi occupazionale in Italia non è di certo un problema risolto in modo complessivo; ma qualche passo avanti è stato pur fatto.
Nel complesso del biennio 2020-2021 sono stati infatti attivati, al netto delle cessazioni, circa 560.000 nuovi posti di lavoro alle dipendenze, rispetto ai 605.000 del biennio anteriore.
Ma è pur vero che nella nota si segnala che la dinamica positiva beneficia altresì del ridotto numero di cessazioni, a causa del ricorso diffuso agli strumenti emergenziali di integrazione salariale. Nel corso del 2021, la creazione di posti di lavoro è stata favorita in particolare dai contratti a tempo determinato (circa 365.000). Nella nota congiunta sul mercato del lavoro, gli autori evidenziano che anche il saldo delle posizioni permanenti è cresciuto, ma a ritmi meno spediti. In particolare, si rileva altresì che le assunzioni a tempo indeterminato sospingono l’occupazione soprattutto nel Centro Nord.
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Le differenze tra settentrione e Mezzogiorno restano nette
Nel documento in questione, Ministero del Lavoro; Banca d’Italia e Anpal sottolineano che nelle regioni centro-settentrionali l’occupazione alle dipendenze non ha ancora completamente “recuperato gli andamenti, sostenuti, del 2018-19. La ripresa si è tuttavia rafforzata nella seconda metà dell’anno quando è cresciuta la domanda di lavoro stabile“.
In termini di vitalità del mercato del lavoro, sono sempre marcate le differenze tra Nord e Sud. Se è vero che il Mezzogiorno ha risentito in misura più ridotta dell’emergenza sanitaria, tuttavia la nota fa una importante puntualizzazione. Infatti, nella media del periodo 2020-21, il Sud e le Isole hanno evidenziato tassi di crescita superiori a quelli, molto bassi, del biennio anteriore.
Ma di fatto il miglioramento rispecchia esclusivamente il calo delle cessazioni, causato dalle misure governative (blocco dei licenziamenti, estensione degli strumenti di integrazione salariale). Detti strumenti hanno prolungato la durata effettiva dei contratti, di solito inferiore nel meridione. Pertanto, non sorprende che le assunzioni a tempo indeterminato, pur crescenti, restino comunque caratterizzate da un trend meno favorevole rispetto a quello del Centro Nord.