Avrebbe dovuto essere il concorso per il rilancio della macchina della PA nel Mezzogiorno, secondo le indicazioni fornite in primis da Renato Brunetta, ministro che negli scorsi mesi ha spinto molto per una rivisitazione complessiva del pubblico impiego e dei meccanismi per accedervi.
Ma i numeri del recente concorso in meridione parlano chiaro: solo 821 assunzioni, vale a dire nemmeno un terzo rispetto ai 2.800 posti in palio. Questo è il deludente esito del cd. “Concorso per il Sud” che mirava al reclutamento nelle Regioni del Mezzogiorno di profili tecnici qualificati per la pubblica amministrazione. Ciò che è apparso evidente, in tutto l’iter di selezione, è stata la presenza di pochi partecipanti e tra essi, buona parte si è rivelata poco qualificata in rapporto al posto di lavoro offerto.
Non vi sono infatti profili come ad es. l’analista informatico, ma anche gli esperti in gestione, rendicontazione e controllo. Insomma, nonostante l’iniziativa del Governo Draghi per favorire il turnover negli uffici pubblici e l’intenzione di dare una boccata di ossigeno ad un settore che abbisogna di modernità e figure giovani e altamente formate, l’esito del concorso per il Sud non è stato quello sperato.
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Il Concorso per il Sud doveva essere veloce e digitale, ma ha fatto flop: il perchè secondo Brunetta
In verità, già prima dell’inizio della procedura di reclutamento, le condizioni del concorso per il Sud avevano generato critiche e polemiche in relazione alla preselezione per titoli ed esperienze lavorative. E non è bastato l’insuccesso rappresentato dal numero insufficiente di candidati ammessi alla prova scritta, a testimonianza di una scarsa preparazione dei partecipanti in generale. Ora il flop dell’esito è ben più ‘rumoroso’. Come anticipato, infatti, abbiamo soltanto 821 candidati idonei, e dunque pronti a essere assunti nel mese di luglio. Numeri molto bassi, se confrontati con i 2.800 profili in palio.
Il concorso per il Sud doveva rappresentare l’occasione per il rilancio della macchina della PA nel meridione, ma un meno di un terzo dei posti è stato assegnato. Secondo il ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta la responsabilità per l’esito non soddisfacente della procedura di selezione è però ben definita. Infatti, essa sarebbe da assegnare al precedente governo Conte bis che ha sì progettato questo concorso; ma al contempo ha inteso dare ai candidati contratti a tempo determinato e retribuzioni medio-basse. Elementi sufficienti, secondo Brunetta, per disincentivare molti dal tentare di superare questa selezione, magari optando per altri percorsi. Da considerare anche la complessità delle materie d’esame, che certamente ha spinto molti candidati a volgere lo sguardo altrove.
Il punto è che il concorso per il Sud avrebbe voluto coinvolgere soprattutto professionisti, ossia figure con già una certa esperienza lavorativa. Questi però sono stati frenati dalla bassa remunerazione e dalla mancata previsione del contratto a tempo indeterminato. Gli stessi neolaureati, che avrebbero potuto puntare al concorso per il Sud per fare esperienza, hanno subito il freno delle preselezioni che premiavano titoli di studio ed esperienze professionali. Con un regolamento come quello previsto, conseguenza logica è stata la rinuncia sia di molti professionisti preparati; sia di molti neolaureati, evidentemente scoraggiati dal sistema di valutazione.
I numeri del flop del concorso per il Sud: ecco quali sono
Ai livelli minimi sia la presenza di profili qualificati, che la partecipazione generale. Non può non colpire il dato numerico seguente: su circa 102mila candidati, si sono presentati di fatto alle prove in 37.009 (affluenza del 36,2%).
Il tasso di idonei ha toccato il 53%, una percentuale di certo consistente ma che è comunque da rapportare al numero effettivo di chi ha partecipato alle prove. La sensazione di flop almeno parziale del concorso per il Sud è dunque piuttosto evidente; e ciò nonostante il progetto – innovativo per il nostro paese – di un concorso pubblico finalmente rapido, sburocratizzato e digitale. In 100 giorni e con assunzioni assicurate entro luglio: così aveva dichiarato proprio il Ministro Brunetta.
Per specifiche figure professionali, come ad es. l’analista informatico, i posti restano vuoti. Nel concreto abbiamo dunque che con riferimento alla figura specialistica di “funzionario esperto tecnico”, vi sono state circa 22mila domande; ma soltanto in 9mila hanno poi partecipato al concorso per il Sud. Risultato: 167 gli idonei, con scoperto l’88 per cento dei posti disponibili. Mentre forse non stupisce il dato relativo alla figura professionale di funzionario esperto amministrativo giuridico: 169 posti messi a bando, con 765 soggetti idonei alle mansioni.
Inoltre, secondo i dati del Formez PA, tra gli idonei il 50,9% ha tra i 30 e i 40 anni;, il 22,6% tra i 40 e i 50, il 20,4% fino a 30 anni.
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All’orizzonte il rischio valanga ricorsi al TAR
Un altro elemento inevitabilmente gioca a sfavore del maxi concorso per il Sud. Infatti, forse non tutti sanno che le regole di detta selezione sono state oggetto di modifica con la selezione in corso. Infatti, con soltanto 8mila candidati ammessi alla prova scritta in un primo momento, il ministero per la PA temeva che i posti disponibili non sarebbero stati tutti coperti, all’esito delle selezioni. Così, in seconda battuta, gli organizzatori hanno deciso di aprire le porte agli altri 70mila esclusi.
Ecco perchè, proprio a causa di questa modifica improvvisa e imprevista al bando di concorso per il Sud, iniziano a esservi i primi ricorsi al TAR, a cui a breve presumibilmente ne seguiranno altri. La finalità è quella di domandare ed ottenere l’annullamento delle prove. Chiaro il motivo alla base del ricorso TAR: le 70mila riammissioni dei candidati non sono piaciute a coloro che hanno visto ritornare in corsa candidati in precedenza esclusi.