Concorso unico per diventare dipendenti pubblici, questo è uno dei punti chiave della riforma Madia che cambia le regole dei concorsi pubblici statali in Italia. Premiate competenze e praticità, penalizzati invece i candidati che studiano a memoria.
Il D.Lgs. n. 75/2017, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 30/2017, meglio conosciuta come “Riforma Madia”, ha introdotto interessanti novità nel pubblico impiego. Si spazia dal sistema di reclutamento del personale alla responsabilità disciplinare, dalle modalità di svolgimento dei concorsi alla disciplina del lavoro flessibile.
I punti chiave della Riforma sono sicuramente le novità che ruotano attorno alla disciplina del concorso pubblico per entrare a lavorare nella Pubblica Amministrazione. Sarà ora possibile svolgerlo in forma centralizzata o aggregata, tramite il cosiddetto concorso unico. Vediamo di cosa si tratta.
Concorso unico: nuovi criteri di valutazione
Nel dichiarato intento di rendere sempre più efficiente la procedura di selezione dei dipendenti della Pubblica Amministrazione, il ministro della P.A. Marianna Madia mira ad introdurre nuovi criteri di valutazione e modalità di selezione dei dipendenti statali.
Sarà, quindi, introdotto il c.d. concorso unico, organizzato a livello centrale, che potrà essere svolto su base regionale qualora le assunzioni dovessero riguardare posizioni vacanti esclusivamente in una determinata regione. Il concorso centralizzato sarà obbligatorio per le amministrazioni centrali e sarà fortemente consigliato per le restanti.
Quanto ai criteri di valutazione, il concorso unico nella PA consente “un’adeguata partecipazione ed economicità dello svolgimento della procedura concorsuale e l’applicazione di criteri di valutazione oggettivi e uniformi”. A tal fine, si è deciso di incidere in modo significativo sui requisiti dei concorrenti. In particolare è stata prevista la possibilità di inserire a discrezione del candidato, solo quelli più rilevanti, che serviranno appunto per la formazione della graduatoria.
Saranno maggiormente richieste le competenze linguistiche: come la conoscenza dell’inglese, francese, spagnolo, tedesco e il dottorato di ricerca, accertata tramite la relativa certificazione. Con riferimento ai posti dirigenziali viene previsto come fondamentale, aver maturato esperienza pregressa, avendo svolto in modo meritevole la propria attività pregressa. A tal fine saranno effettuati degli accertamenti.
Resterà sempre uguale la previsione dello svolgimento di una prova preselettiva per scremare il numero di candidati qualora risultasse elevato. Sarà poi posto un tetto al numero di idonei, che non può superare il 20% dei posti a concorso.
Concorsi pubblici statali: penalizzato chi studia a memoria
Il dipendente statale 2.0, oltre alle competenze linguistiche, dovrà essere in grado di risolvere problemi (c.d. problem solving). Dunque, le prove per i concorsi pubblici statali verranno strutturare non soltanto in quesiti teorici ma anche in prove pratiche, come per esempio redigere una circolare.
L’obiettivo della riforma Madia dei concorsi pubblici è quello di premiare persone con competenze pratiche e logiche.
Concorsi statali: portale del reclutamento
Con la Riforma Madia dei concorsi pubblici prende il via il “portale del reclutamento”, che raccoglie tutti i bandi di concorso delle Pubbliche amministrazioni. Si tratta di un unico sito o sistema informativo nazionale, dove verranno incanalate tutte le informazioni relative alle selezioni pubbliche. Il database gestirà tutte le fasi di svolgimento delle selezioni nonché altri dettagli.
Un’importante passo verso la digitalizzazione della P.A., che permetterà di gestire la domanda di concorsi in maniera del tutto telematica.
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Statali: niente più precari
Altro noto punto saliente della Riforma Madia è la stabilizzazione definitiva dei precari della PA. È quindi prevista l’assunzione con contratto a tempo indeterminato dei precari della P.A., purché rispettino i seguenti requisiti (che dovevano essere maturati entro il 31 dicembre 2017):
- essere dipendenti pubblici con almeno 3 anni di servizio nella pubblica amministrazione. Il decreto stabilisce che, i tre anni possono essere raggiunti anche con un lavoro non continuativo nel settore pubblico negli ultimi 8 anni.
- essere lavoratori parasubordinati (co.co.co oppure i vecchi co.co.pro) ed aver raggiunto almeno 3 anni di servizio nella pubblica amministrazione.