I concorsi pubblici non sembrano più attrarre più come una volta. Proprio così: se nella pubblica amministrazione oggi si registra una marcata ripresa dei concorsi che – dopo la pandemia – sono oggettivamente aumentati di numero, è anche vero che i dati numerici ci indicano al contempo una diminuzione dei candidati, come pure un aumento delle rinunce al posto da parte dei vincitori delle selezioni. Sicuramente si tratta di elementi che fanno riflettere sul tramonto del ‘mito’ del posto fisso e sui cambiamenti di orientamento nella ricerca del lavoro, da parte di giovani e meno giovani.
Ebbene, allo scopo non soltanto di sburocratizzare – ove possibile – l’iter di selezione dei concorsi pubblici, ma anche di rendere più ‘appetibili’ questi ultimi, ci troviamo innanzi a nuove regole ad hoc, che toccano vari aspetti delle selezioni. Si tratta di quanto contenuto in emendamenti al decreto PA, grazie al quale l’attuale Governo ha inteso apportare significative novità a tutto il settore.
Ne parleremo di seguito e nel corso di questo articolo: che cosa cambia dunque in concreto nei concorsi pubblici? Scopriamolo insieme.
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Perchè i concorsi pubblici potrebbero cambiare?
Le novità accennate intendono cogliere gli obiettivi di cui al PNRR. C’è una tabella di marcia da rispettare e, proprio in riferimento alle novità sui concorsi pubblici, l’Esecutivo ha inteso anticipare i tempi, introducendo alcuni emendamenti al decreto sulla pubblica amministrazione che, in verità, sarebbero dovuti giungere un po’ più in là ed in occasione di un intervento ad hoc del Governo sul noto Dpr n. 487 del 1994. Quest’ultimo è il testo che include il regolamento con le norme di accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni e le modalità di svolgimento dei concorsi.
Le novità sono giunte in tempi più brevi perché, nel quadro del citato Piano, il nostro paese si è impegnato ad una riforma dei concorsi pubblici entro il 30 giugno prossimo. Il quadro in sintesi è il seguente:
- da un lato l’Esecutivo, ed in primis il Ministero per la PA, sta lavorando alla modifica del citato Dpr del 1994 al fine di una riforma in qualche modo strutturale,
- ma dall’altro alcuni dettagli sono stati, appunto, anticipati e immessi nel decreto sulla PA, che al momento è in lavorazione alla Camera per essere convertito in legge.
Proprio in questo periodo in Parlamento la discussione generale sul provvedimento appena citato, che mira al rafforzamento delle amministrazioni pubbliche. Peraltro sul testo fondamentale per l’attuazione del PNRR, il Governo è apparso intenzionato a porre il voto di fiducia.
Prova orale non più obbligatoria
Cosa cambierà di fatto con gli emendamenti ad hoc al decreto PA? Ebbene, anzitutto rimarchiamo che lo scopo complessivo è velocizzare i tempi di assunzione nelle pubbliche amministrazioni, portandoli in totale a 6 mesi. Si tratta certamente di una novità che vuole incentivare a trovare nuovi possibili candidati, dopo il calo di domande di iscrizione degli ultimi tempi.
In particolare nelle novità troviamo che la prova orale non sarà più obbligatoria fino alla fine del 2026. Proprio così e, in particolare, gli emendamenti indicano che nei testi dei bandi si potrà prevedere, per i profili non apicali, lo svolgimento della mera prova scritta.
Sicuramente in fatto di concorsi pubblici è una novità sostanziale, seppur di durata limitata negli anni. Ma proprio il 31 dicembre 2026 non è una data di certo scelta a caso: si tratta infatti del giorno finale della scadenza di tutti i progetti legati al PNRR. La novità citata potrebbe comunque essere ulteriormente prolungata o anche resa stabile nel corso del tempo, ma al momento non sono giunti chiarimenti a riguardo, da parte del Governo.
Come cambia la scelta della Regione
Non c’è soltanto questo. I singoli candidati e le singole candidate dovranno infatti indicare la Regione nella quale vorranno essere assunti, in caso di superamento della selezione. Si tratta in sostanza di concorsi con divisioni su base territoriale, atte a razionalizzare le procedure ed agevolare i partecipanti invogliandoli a sostenere le prove. In termini pratici nei concorsi pubblici nazionali i candidati potranno sostenere le fasi di selezione per provare ad essere assunti esclusivamente:
- in un ruolo;
- in un solo “ambito territoriale” (una sola Regione o città).
Per questa via l’interessato dovrà scegliere al contempo non soltanto l’incarico che vorrà ricoprire, ma anche in quale Regione o in quale Comune – in base ai dettagli di cui al singolo bando – vuole effettuare domanda. Non sarà dunque possibile presentare domanda anche per altri territori. Saranno tuttavia ammessi possibili ‘slittamenti’ tra Regioni confinanti, nei casi in cui in una non vi siano abbastanza idonei e nell’altra invece ve ne siano in numero eccessivo rispetto ai posti liberi.
Ulteriori possibili novità in arrivo
Ancora, per i candidati cosiddetti ‘idonei’ dopo le prove vi sono altre novità. Saranno infatti considerati tali:
- non più tutti quelli che conseguono un determinato punteggio di cui al singolo bando,
- ma quelli che sono inclusi in una fascia ad hoc, vale a dire il 20% dei posti dopo l’ultimo degli assegnati.
L’aggiornamento intende conferire il maggior rilievo al piazzamento in graduatoria finale concorsi pubblici, e consentirà al contempo di velocizzare ulteriormente le procedure, ovvero uno degli obiettivi legati all’attuazione del PNRR.
Infine in ogni selezione pubblica ci sarà una quota riservata a chi ha svolto il servizio civile universale.
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