Quanto si può scaricare nella prossima dichiarazione dei redditi rispetto alle spese universitarie pagate nel 2023? La risposta è diversa a seconda se il contribuente o il suo familiare a carico hanno frequentato un’università pubblica o un’università privata.
Per la prima non sono previsti limiti di spesa, ciò vuol dire che può essere scaricata al 19% tutto l’importo pagato per l’iscrizione e non solo. Sempre tenendo conto dei nuovi paletti alle detrazioni Irpef previsti dalla riforma fiscale. Per quanto riguarda invece le università private, i limiti sono individuati anno per anno con un decreto del MIUR. Ciò avviene tenendo conto degli importi medi delle tasse e contributi dovuti alle università statali.
Rispetto alla prossima dichiarazione dei redditi, 730 o modello Redditi, i limiti sono stati fissati con il decreto 7 dicembre pubblicato in data 30 gennaio in Gazzetta Ufficiale (GU Serie Generale n.24 del 30-01-2024).
I nuovi paletti valgono anche per le università telematiche che tanto si stanno diffondendo negli ultimi anni.
Detrazioni spese universitarie: un cenno
Prima di rivelare i nuovi limiti di spesa, è utile richiamare alcune delle principali spese universitarie che possono essere scaricate. Iniziamo subito col dire che nessuna detrazione spetta per l’acquisto dei testi universitari. Né per il materiale di cancelleria.
Detto ciò, la detrazione riguarda le spese per la frequenza di (vedi circolare n° 14/2023 – art. 15 c.1 lett. e) del TUIR):
- corsi di istruzione universitaria;
- corsi universitari di specializzazione. Per la frequenza di corsi di specializzazione in psicoterapia post universitaria la detrazione spetta se gli stessi sono effettuati presso centri accreditati presso
il MUR; - corsi di perfezionamento tenuti presso l’università (Circolare 01.06.1999 n. 122, risposta 1.2.5);
- master universitari. Si precisa che un master erogato da un consorzio al quale un’università statale
partecipa con una quota non di maggioranza è equiparato a un master di università privata; - corsi di dottorato di ricerca.
- istituti tecnici superiori (ITS) in quanto equiparati alle spese universitarie (nota MIUR DGOSV
13.06.2016, prot. n. 6578); - ecc.
Ad esempio sono detraibili rispetto ai suddetti corsi: le tasse di immatricolazione ed iscrizione (anche per gli studenti fuori corso); le spese sostenute per la c.d. “ricognizione”, soprattasse per esami di profitto e laurea, ecc.
Nuovi limiti di detrazione per le spese di frequenza università privata
Come detto in apertura, la detrazione per la frequenza delle università private dipende dai limiti fissati anno per anno dal MIUR sulla base: dell’area disciplinare di afferenza del corso e per zona geografica in cui ha sede l’Ateneo presso il quale è presente il corso di studio.
Cosicché, per le spese 2023 che troveranno posto nella prossima dichiarazione dei redditi, si dovrà tenere conto delle seguenti soglie:
- Area medica: € 3.900 (Nord), € 3.100 (Centro), € 2.900 (Sud e isole);
- Area Sanitaria: € 3.900 (Nord), € 2.900 (Centro), € 2.700 (Sud e isole);
- Scientifico-Tecnologica: € 3.700 (Nord), € 2.900 (Centro), € 2.600 (Sud e isole);
- Umanistico-sociale: € 3.200 (Nord), € 2.800 (Centro), € 2.500 (Sud e isole).
C’è un documento allegato al decreto in parola che permette di verificare la riconducibilità del proprio corso di studio a una delle suddette aree disciplinari. In tal modo è possibile individuare il limite di spesa da considerare.
Dunque, le spese indicate nel quadro E del 730 o del quadro RP del modello Redditi 2024 (periodo d’imposta 2023) non potranno essere superiori al limite come sopra individuato.
Per i corsi di dottorato, di specializzazione e master universitari di primo e di secondo livello € operano invece i seguenti limiti, rispettivamente per Nord, Centro, Sud e isole: 3.900, € 3.100, € 2.900.