Oltre all’introduzione della c.d. flat tax incrementale e alla modifica del regime forfettario, il Governo sta valutando anche di intervenire sul sistema delle detrazioni detraibili dall’Irpef. E’ chiaro che rivedere tutto in una volta il sistema delle innumerevoli detrazioni previste dal legislatore sarebbe impossibile. Tuttavia, è allo studio la possibilità di modificare i paletti richiesti per indicare le spese da portare in detrazione in dichiarazione dei redditi.
Infatti, dal 2020, per indicare la spese in dichiarazione dei redditi, è richiesto il pagamento tracciabile. Inoltre, per i redditi più alti, la detrazione si abbassa in base ad uno specifico rapporto percentuale, fino ad annullarsi.
Vediamo cosa potrebbe cambiare con la prossima Legge di bilancio 2023.
Spese detraibili in dichiarazione dei redditi: come funziona oggi
Per le spese detraibili pagate dal 2020 in avanti, spese art.15 del TUIR e altre disposizioni normative, è richiesto il pagamento tramite strumenti tracciabili.
Dunque, le spese universitarie, quelle funebri, quelle scolastiche, ecc., possono essere detratte solo se pagate con carta di credito, bancomat, assegni bancari e postali, ecc.
Il contribuente può dare prova del pagamento tracciato con: ricevuta bancomat, estratto conto, copia bollettino postale, ecc. Inoltre, in assenza di tale documentazione, la tracciabilità, può essere dimostrata mediante:
- l’annotazione del pagamento tracciato in fattura, ricevuta fiscale o documento commerciale,
- da parte del percettore delle somme che cede il bene o effettua la prestazione di servizio.
L’obbligo di usare carte di credito, bancomat, ecc., non riguarda le spese per l’acquisto di medicinali e di dispositivi medici, nonché quelle per per prestazioni sanitarie rese dalle strutture pubbliche o da strutture private accreditate al Servizio sanitario nazionale (sia per le prestazioni in convenzione sia per quelle privatistiche). Anche i medicinali veterinari possono essere pagati in contanti, senza che ciò comporti la perdita della detrazione.
Quali sono i limiti reddituali
Oltre al vincolo del pagamento tracciabile, la detrazione nel quadro E del 730 o nel quadro RP del modello Redditi, è subordinata anche ad alcuni limiti reddituali.
Nello specifico, ex art.15 del TUIR, le detrazioni Irpef del 19% spettano:
- per il totale, ai titolari di reddito complessivo fino a euro 120.000;
- in caso di redditi superiori, la detrazione decresce fino ad azzerarsi al raggiungimento di un reddito complessivo pari a euro 240.000 euro.
Per la verifica del limite reddituale si tiene conto anche dei redditi assoggettati a cedolare secca ma non di quello relativo all’abitazione principale. I vincoli reddituali non riguardano le spese sanitarie, e gli interessi relativi: ai prestiti e ai mutui agrari, all’acquisto e alla costruzione dell’abitazione principale.
Cosa potrebbe cambiare nella Legge di bilancio 2023?
Nel rapporto programmatico allegato alla “Nadef “, è messo nero su bianco che:
“Il riordino delle tax expenditures può essere compiutamente definito solo all’interno di un più ampio e organico disegno di riforma fiscale”.
A tal fine, una delle ipotesi allo studio del Governo è quella di rivedere le suddette soglie reddituali, partendo dal loro dimezzamento. Si passerebbe dunque ad una platea ridotta di contribuenti che potranno sfruttare le detrazioni Irpef in dichiarazione dei redditi.
Sembrerebbe abbandonata al momento l’ipotesi cash-back fiscale (accredito delle detrazioni direttamente sul conto), che era uno dei punti importanti della Legge delega di riforma fiscale poi accantonata con la caduta del Governo Draghi.