La parola d’ordine è semplificazione: la riforma dell’Irpef, che rientra nel più grande progetto di riforma del fisco, non può prescindere da ciò. Se ne è già occupato lo stesso Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, nel suo intervento in Commissione Finanze l’11 gennaio 2021 scorso.
Anche i lavori del Forum Nazionale dei Commercialisti ed Esperti Contabili del 14 gennaio scorso, vanno nella stessa direzione: equità, maggiore chiarezza delle norme, parere favorevole verso il sistema alla tedesca e, dunque, semplificazione.
D’altronde stiamo parlando dell’imposta più significativa del sistema tributario italiano per gettito, corrispondente a poco meno dell’11% Pil e al 40% cento circa delle entrate fiscali. Numeri importanti che giustificano una vera e propria riforma tributaria Irpef. Infatti, la sua struttura ha alcune criticità dal punto di vista dell’efficienza e dell’equità della tassazione, che vanno risolte.
Vediamo allora, più nel dettaglio, cosa potrebbe cambiare a breve; soffermandoci su che cosa ha proposto recentemente l’Agenzia delle Entrate, con riferimento alla modifica dell’Irpef.
Riforma Irpef 2021: i contributi degli esperti
La riforma dell’Irpef non può prescindere da un insieme di idee, proposte e contributi proveniente da più parti. Non a caso, infatti, le Commissioni Finanze di Camera e Senato del 22 gennaio 2021 riceveranno le proposte emerse dal lavoro della commissione di esperti, coordinata da Carlo Cottarelli, ed insediata presso il Consiglio Nazionale dei Dottori commercialisti ed esperti contabili lo scorso 17 dicembre.
A tal proposito, sono tre i passi necessari, evidenziati dal Presidente del Consiglio appena citato, Massimo Miani, a seguito delle riflessioni con il gruppo di esperti:
- semplificazione normativa, per avere finalmente norme lineari, di agevole interpretazione ed applicazione;
- semplificazione e riduzione degli adempimenti;
- garanzia di un rapporto equilibrato tra Fisco e cittadini contribuenti.
Nella stessa ottica, si collocano gli obbiettivi individuati da parte dell’Agenzia delle Entrate. L’amministrazione finanziaria infatti chiede più trasparenza nel calcolo dell’imposta netta, meno “salti di aliquota” all’aumentare del reddito da lavoro, e più progressività nella tassazione, rispetto a quella attuale.
Il Direttore Ernesto Maria Ruffini è infatti stato chiaro, in audizione davanti alle commissioni Finanze di Camera e Senato in merito alla auspicata riforma fiscale, già programmata dalla recente Legge di Bilancio 2021 (comma 2 dell’articolo 1 della legge n. 178 del 2020): si tratta di obbiettivi da non mancare.
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Quali sono gli obiettivi secondo l’Agenzia delle Entrate
Secondo i calcoli, la riforma Irpef, al netto dei fondi per assegno universale per i figli e per i servizi alla famiglia, dispone di cifre considerevoli: si tratta di di 2-3 miliardi nel 2022 e 1-2 miliardi dal 2023, a cui si sommano i proventi legati alla lotta all’evasione fiscale.
Quest’anno le forze politiche sono dunque tenute a mettere nero su bianco la riforma Irpef; ciò attraverso i fondi di cui alla legge di Bilancio e sulla scorta dei contributi degli esperti del settore.
Obiettivi della riforma Irpef, per l’Agenzia delle Entrate, dovranno essere la semplificazione delle norme in materia, ma anche l’assoluta trasparenza di calcolo dell’aliquota – con riduzione delle aliquote medie per i redditi medio-bassi – gli incentivi agli investimenti e un costo complessivo della riforma, che sia a basso impatto economico per il Paese.
Quelli segnalati finora sono gli obiettivi e i punti di riferimento essenziali, che secondo l’Agenzia delle Entrate, non devono mancare nella riforma Irpef.
Le proposte elaborate dal Fisco: quali sono in concreto?
Entrando più nel dettaglio, non sembra potersi prescindere dal quadro di proposte di dettaglio, in materia di riforma Irpef, recentemente elaborato dall’Agenzia delle Entrate. Vediamole in sintesi, onde cercare di capire come potrà cambiare il sistema fiscale italiano nel corso del 2021:
- allargamento della base imponibile, immettendo redditi da investimento, mobiliare e immobiliare;
- previsione di un reddito minimo esente, che sostituisca assegni e detrazioni correlate a lavoro e figli ma sia variabile in rapporto alla composizione della famiglia (modello dell’Irpef spagnola);
- revisione aliquote e scaglioni Irpef, quantificate da un particolare algoritmo che dia effettiva progressività (si parla infatti di utilizzo del modello tedesco);
- revisione del sistema di deduzioni e detrazioni fiscali, con il loro riordino;
- tassazione per cassa alle imprese, con immediata deducibilità degli investimenti – al posto degli attuali ammortamenti – con superamento dello strumento della ritenuta d’acconto per i professionisti e degli acconti e saldi per le imprese;
- flat tax per tutti i redditi, riportando deduzioni, detrazioni, crediti e bonus a un reddito minimo esente.
Ma soprattutto lo strumento da utilizzare per rendere davvero la riforma Irpef facilmente comprensibile ed assimilabile per tutti, è l’utilizzo di un testo unico fiscale; integrato e coordinato con le disposizioni speciali, da far rientrare in un unico Codice tributario. L’ottica, come si diceva, deve essere quella semplificazione e della sintesi costruttiva.
Lo scenario attuale va superato: ecco perchè
La citata riforma Irpef va predisposta allo scopo di lasciarsi alle spalle alcuni problemi che il sistema fiscale italiano si trascina da decenni. Per esempio, il fatto che circa la metà dei contribuenti dichiara un reddito non superiore a 17mila euro; e soltanto lo 0,1% dichiara più di 300mila euro. E’ chiaro che sono numeri che mettono in dubbio l’efficace funzionamento della macchina del Fisco. Ecco allora che la riforma Irpef deve anche saper incidere, riducendo l‘evasione fiscale e intervenendo con forza sulle attuali criticità.
Inoltre, la riforma Irpef dovrà andare nella direzione di consentire anche al cittadino non esperto di tasse, di capire con chiarezza come calcolare il proprio livello di imposizione; abbattendo le barriere dovute all’attuale scarsa trasparenza dell’imposta e dell’intero sistema fiscale italiano.
Concludendo, coloro che metteranno nero su bianco la riforma Irpef, non potranno prescindere dal principio di equità. Oggi, infatti, è prevista una progressività molto alta per i redditi fino a 40mila euro, che però cala per i redditi più elevati. Insomma, anche su questo elemento occorrerà agire.
Non resta dunque che attendere gli sviluppi e quali saranno i passi che il Parlamento compirà, nel 2021, per realizzare la riforma Irpef di cui all’ultima legge di Bilancio. Pare sicuro, in ogni caso, che non si potrà prescindere dalle citate indicazioni dell’Agenzia delle Entrate.