La riforma fiscale 2023 sarà ambiziosa e si ispira a quella degli anni Settanta e dovrebbe arrivare in CdM la prossima settimana. Il DdL consentirà di avviare un graduale processo di riduzione del carico fiscale e rendere più appetibile e attrattivo l’investimento nel territorio nazionale. Sono queste le dichiarazioni del Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti durante la presentazione dei risultati ottenuti dall’Agenzia delle Entrate alla Camera dei Deputati.
In base alle informazioni trapelate dal MEF, il disegno di legge delega al Governo per la riforma fiscale dovrebbe essere composto da 24 articoli, l’obiettivo è quello di ridurre e semplificare gli adempimenti, rivedere l’Irpef nonché premiare le società di capitali che reinvestono l’utile in occupazione o acquistano beni strumentali, con un’aliquota Ires ridotta.
Riforma fiscale 2023: le aree di intervento
A livello ministeriale è già stato anticipato che vi sarà una legge delega che non potrà tralasciare le regole UE e che, tra i punti essenziali della riforma in arrivo, vi sarà la semplificazione del calendario degli adempimenti e del meccanismo dei versamenti oltre a una revisione del sistema delle sanzioni per il contribuente.
Lo schema della legge delega sarà composto da quattro parti fondamentali:
- la prima atterrà ai principi generali;
- la seconda la revisione delle imposte;
- la terza atterrà ai procedimenti;
- la quarta parte riguarderà i Testi unici, che dovranno essere accorpati.
Ciò è quanto è stato anticipato dal MEF e vi sarà spazio anzitutto per i principi, e ci riferiamo all’armonizzazione dei principi UE, internazionali e dello Statuto dei contribuenti. Non soltanto: vi sarà anche spazio per la disciplina dei tributi e, soprattutto, l’elemento di maggior spicco dell’intero testo di riforma fiscale sarà costituito dai procedimenti.
Questi ultimi saranno quattro, ovvero il procedimento dichiarativo per cui è in vista uno snellimento del calendario degli adempimenti e delle regole sui versamenti, il procedimento di accertamento – che riceverà modifiche con la riforma – quello della riscossione e, infine, l’iter del contenzioso tributario. Verosimilmente avremo novità interessanti per ciascuno di essi.
Riforma fiscale 2023: le novità in arrivo
Vediamo nello specifico quali potrebbero essere le novità in arrivo.
Come cambierà l’Irpef
Si parte con le modifiche alle aliquote Irpef, si dovrebbe passare dalle attuali 4 aliquote a 3 aliquote.
Le attuali aliquote Irpef sono le seguenti (vedi Legge n°234/2021, Legge di bilancio 2022):
- 23% – fino a 15.000 euro;
- 25% – oltre 15.000 euro e fino a 28.000 euro;
- 35% – oltre 28.000 euro e fino a 50.000 euro;
- 43% – oltre 50.000 euro.
Le precedenti aliquote erano invece: 23% – fino a 15.000 euro; 27% – oltre i 15.000 euro e fino a 28.000 euro;
38% – oltre i 28.000 euro e fino a 55.000 euro; 41% – oltre 55.000 euro e fino a 75.000 euro; 43% – oltre 75.000 euro.
La riforma prevede il passaggio a tre aliquote: 23%, 33%, 43%.
In base agli scaglioni, potrebbero essere riconosciuti sconti sull’Irpef da versare, nel senso che, per scaglione reddituale, viene fissato un tetto massimo rispetto al quale il contribuente può accedere a detrazioni e deduzioni; dovrebbero rimanere fuori da tale meccanismo le spese sanitarie e quelle di istruzione.
Quali sono le possibili modifiche all’IRES
Per quanto riguarda l’imposta sul reddito delle società, saranno previste due aliquote differenziate:
- 15%;
- 24%.
La prima aliquota ridotta dovrebbe applicarsi a quelle società che reinvestono l’utile in occupazione o acquistano beni strumentali.
Addio all’IRAP
Con la riforma fiscale, si arriva all’abrogazione totale dell’IRAP, in continuazione con quanto previsto già dalla legge di bilancio 2022; infatti, con effetti dal periodo d’imposta 2022, l’art. 1, comma 8, della Legge n. 234/2021, Legge di Bilancio 2022, prevede che, a decorrere dal periodo d’imposta in corso al 1° gennaio 2022, le persone fisiche esercenti attività commerciali ovvero arti o professioni, non sono più tenute al pagamento dell’imposta regionale sulle attività produttive.
L’abrogazione dovrebbe essere estesa a tutte le altre categorie di soggetti passivi.
Flat tax anche per i redditi da lavoro dipendente
La flat tax sarà estesa anche ai redditi da lavoro dipendente. A oggi, possono sfruttare la flat tax, i titolari di redditi da lavoro autonomo o di impresa non aderenti al regime forfetario.
La flat tax opera nei seguenti termini: si parte dalla differenza tra il reddito d’impresa o di lavoro autonomo 2023 e il reddito più alto dichiarato negli anni dal 2020 al 2022.
Da qui, tale differenza deve essere ridotta del 5% dell’ammontare del reddito più alto preso a riferimento (c.d. franchigia). Su questa base imponibile che non può essere di importo superiore a 40.000 euro, si applicherà la flat tax incrementale del 15%.
Tale meccanismo dovrebbe essere esteso ai dipendenti e dunque reso permanente.
Semplificazione degli adempimenti e tregua fiscale nei mesi di agosto e dicembre
L’obiettivo della riforma è quello di ridurre gli adempimenti soprattutto per le imprese; controlli meno invasivi ma più efficaci con priorità per la c.d. compliance ossia per l’adempimento spontaneo da parte del contribuente; inoltre niente controlli, lettere del Fisco o versamenti, nei mesi di agosto e dicembre.
Quali novità in materia di Iva
Anche in materia di Iva ci saranno delle novità, con l’applicazione di un’aliquota azzerata per i beni di prima necessità. Modiche potrebbero riguardare la tassazione del “gruppo IVA”; la semplificazione delle regole relative a rimborsi e detrazioni.
Equità orizzontale e Codice tributario unico
Non dimentichiamo altresì che volontà del Governo, all’interno della riforma fiscale 2023, è quella di applicare il principio dell’equità orizzontale. In buona sostanza secondo questo principio vanno tassati in eguale misura tutti i redditi, al di là della loro provenienza da lavoro subordinato da pensione. Invece, una differente parte della riforma fiscale atterrà ai cosiddetti Testi unici, per giungere poi alla redazione di un unico Codice tributario. D’altronde, come chiarito dallo stesso direttore delle Entrate, raccogliere tutti i testi unici in un solo Codice rappresenterà un dovere delle istituzioni, per permettere a chiunque finalmente di poter sapere come orientarsi in materia di tasse. Si segnala infatti che, ad oggi, le norme fuori sistema sono più delle norme sistematiche.
Introduzione del quoziente familiare
Un altro punto cruciale della riforma fiscale sarà l’introduzione del quoziente familiare, ovvero il meccanismo che fissa le aliquote d’imposta sulla scorta del numero e alla condizione (disabilità, età, grado di parentela) dei membri del nucleo familiare. Per tassare i cittadini, il quoziente familiare tiene dunque conto del carico familiare e dei figli.
Di fatto il quoziente familiare contribuirebbe alla revisione del sistema della tassazione, ed anzi detto quoziente costituirebbe un indicatore in sostituzione dell’Isee, come parametro di riferimento per bonus e incentivi. Come accennato, esso considera non soltanto il reddito complessivo di una famiglia, ma soprattutto del numero di membri o la presenza di eventuali persone con disabilità. Il quoziente familiare opera dunque come metodo di calcolo delle imposte secondo un coefficiente specifico e determinato dai fattori appena citati.
Conclusioni
La Legge delega dovrà ottenere l’approvazione del Parlamento; questa dovrebbe avvenire entro i prossimi 3 mesi, dopodiché, si partirà con la graduale approvazione dei decreti delegati (attuativi della delega e di approvazione delle novità in esame), entro 24 mesi dall’approvazione della legge delega stessa.