C’è una buona notizia per i giovani lavoratori alle prese con la dichiarazione dei redditi e la pianificazione della propria pensione integrativa. Con un recente chiarimento, l’Agenzia delle Entrate ha fatto luce su un punto spesso poco chiaro: l’iscrizione alla previdenza complementare da parte dei genitori non incide sul calcolo del plafond di deducibilità aggiuntivo riservato ai lavoratori di prima occupazione.
Una precisazione utile e concreta, soprattutto per chi ha iniziato a costruire una posizione pensionistica già da giovanissimo, grazie all’iniziativa della propria famiglia.
Il principio: due requisiti da rispettare insieme
Il chiarimento nasce da un caso concreto: un giovane iscritto da minorenne a un fondo di previdenza complementare dai suoi genitori, che ha poi iniziato a lavorare nel 2019 e, da quel momento, ha iniziato a contribuire in prima persona al fondo, detraendo i relativi versamenti dal proprio reddito.
La domanda era semplice quanto tecnica: ai fini del calcolo del plafond di deducibilità previsto per i lavoratori di prima occupazione, si devono considerare anche gli anni precedenti al primo lavoro, in cui i contributi erano stati versati e dedotti dai genitori?
La risposta dell’Agenzia è stata chiara: no.
Per accedere al beneficio dell’ulteriore deducibilità, è necessario che si verifichino contemporaneamente due condizioni:
- il contribuente deve essere un lavoratore di prima occupazione, cioè privo di contribuzione obbligatoria prima del 2007;
- deve essere iscritto a una forma di previdenza complementare.
Se una di queste due condizioni manca, il meccanismo agevolativo non parte.
Cosa prevede la norma per i lavoratori di prima occupazione
Il riferimento normativo è l’articolo 8, comma 6, del decreto legislativo n. 252/2005. Questa disposizione consente ai lavoratori che hanno iniziato a contribuire a una forma pensionistica complementare nei primi cinque anni di occupazione di recuperare, nei venti anni successivi, la parte di deduzione non sfruttata entro il limite annuo di 5.164,57 euro.
In pratica:
- nei primi 5 anni di partecipazione, il lavoratore può non raggiungere il limite massimo annuo di deduzione;
- dal sesto al venticinquesimo anno, può recuperare questa “differenza”, deducendo fino a 2.582,29 euro aggiuntivi all’anno, oltre ai 5.164,57 euro ordinari.
L’obiettivo della norma è quello di incentivare la partecipazione precoce ai fondi pensione, anche in presenza di redditi iniziali modesti.
Quando iniziano i 5 anni da conteggiare?
La questione centrale riguarda proprio il punto di partenza del quinquennio utile a formare il plafond aggiuntivo. Secondo l’Agenzia delle Entrate, non contano gli anni in cui il giovane era iscritto al fondo ma non ancora lavoratore.
Il calcolo parte dall’anno in cui si è verificata la prima occupazione, ovvero dal momento in cui il soggetto diventa contemporaneamente:
- titolare di una posizione lavorativa con obbligo contributivo;
- iscritto a un fondo pensione deducibile.
Nel caso esaminato, il quinquennio utile va quindi dal 2019 al 2023, anche se l’iscrizione al fondo risaliva già al 2009.
I versamenti dei genitori non riducono il beneficio
Altro aspetto rilevante riguarda i contributi versati in passato dai genitori del contribuente. Anche su questo punto l’Agenzia è stata chiara: i versamenti effettuati dai familiari non contano ai fini della deducibilità aggiuntiva del lavoratore.
Il motivo è semplice: in quegli anni, il giovane non era ancora un lavoratore di prima occupazione e non poteva dedurre personalmente quei contributi. Dunque, il diritto a formare il plafond extra rimane intatto.
Cosa cambia nella pratica
Il chiarimento ha effetti concreti per tanti giovani che hanno ereditato una posizione aperta dai genitori, ma hanno iniziato a lavorare dopo il 2007:
- il plafond di 25.822,85 euro da “recuperare” si calcola solo sui contributi non dedotti nei primi 5 anni dopo l’inizio del lavoro;
- nessun impatto negativo se prima del 2019 i contributi erano stati dedotti dai genitori;
- dal 2024, il contribuente potrà iniziare a usare questo plafond aggiuntivo, con deduzioni fino a 2.582,29 euro annui in più.
Un’opportunità per i giovani e per le famiglie
Questo orientamento consente di valorizzare ancora di più l’investimento previdenziale fatto dalle famiglie per i figli, senza precludere loro in futuro i benefici fiscali previsti dalla normativa.
In sostanza, il contributo dei genitori ha un duplice valore:
- da un lato anticipa la costruzione della pensione integrativa;
- dall’altro non compromette le future agevolazioni che il giovane potrà autonomamente sfruttare con l’inizio dell’attività lavorativa.
Hai iniziato a versare in un fondo pensione negli anni passati? Vuoi capire se puoi usufruire della deduzione aggiuntiva? Scrivici o segui le prossime guide di Lavoro e Diritti per approfondire la previdenza integrativa passo dopo passo.
Per approfondimenti leggi il testo della risoluzione n. 25/E del 10 aprile 2025 dell’Agenzia delle Entrate.
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