La partita IVA è uno strumento a disposizione di lavoratori autonomi, aziende e liberi professionisti, attraverso la quale possono operare nel loro ambito lavorativo nel pieno rispetto del regime fiscale italiano.
Ma quindi in sostanza cos’è la Partita IVA? Questa si identifica con una serie di 11 cifre che sono necessarie per individuare in maniera univoca il contribuente, sia questo una persona fisica o giuridica. In ambito internazionale al codice P. IVA (o VAT number) viene anteposta la sigla dello Stato di appartenenza: ad esempio le partite IVA italiane inizieranno con la sigla IT seguita dalle 11 cifre. Le 11 cifre che compongono il codice numerico IVA sono così determinate: le prime 7 individuano l’azienda/persona in maniera univoca, quindi permettono di effettuare il collegamento diretto tra il contribuente e la sua attività lavorativa; infine le 3 cifre successive, invece, sono utili all’Ufficio delle Entrate per l’identificazione territoriale. L’ultimo numero svolge una mera funzione di controllo.
A cosa serve la partita IVA?
La partita IVA è lo strumento attraverso il quale l’azienda, il professionista o lavoratore autonomo (commerciante, artigiano ecc.) possono effettuare operazioni di compravendita di beni e servizi. Il lavoratore autonomo non è subordinato a un’azienda che lo ha assunto, ma svolge attività in proprio; è cioè il datore di lavoro di se stesso.
Nel caso in cui un soggetto svolga abitualmente e professionalmente un lavoro autonomo sarà obbligato a operare in regime di partita IVA. Il limite massimo oltre il quale di prassi si considera l’apertura della Partita IVA è di 5000 euro di ricavi lordi annui. Entro questo limite normalmente la partita IVA può essere derogata in favore della ritenuta d’acconto, a meno che non si dimostri l’abitualità del lavoro.
Rappresenta quindi il mezzo migliore per operare in autonomia e nel rispetto della legislazione fiscale italiana per emettere le fatture, pagare i contributi e la previdenza sociale. Il lavoratore, l’azienda e chiunque altro operi senza partita IVA, a meno che non abbia particolari deroghe, è considerato non a norma ed è quindi perseguibile a norma di legge.
Come aprire la Partita IVA: modello AA9/12
La domanda per ottenere la partita IVA viene solitamente inoltrata da quello che ne diverrà titolare o dal legale rappresentante, nel caso di persona giuridica.
La domanda di apertura di Partita IVA può essere altresì inoltrata da un intermediario abilitato:
- commercialista,
- CAF,
- Consulente del Lavoro,
- tributarista ecc.)
purché sia munito di apposita delega.
L’apertura e il rilascio del codice IVA si richiede contestualmente all’apertura dell’attività tramite modello AA9/12 (dichiarazione di inizio attività, variazione dati o cessazione attività ai fini iva ) da inviare all’Agenzia delle Entrate.
Partita iva come funziona
Come funziona la Partita IVA? Si deve partire dal presupposto che la partita IVA in Italia è uguale per tutti. Non esistono differenze tra i titolari di partite IVA, ma esistono esclusivamente delle differenze nell’applicazione del regime IVA. In particolare, infatti, l’imposta sul valore aggiunto viene applicata con aliquote differenti a seconda del tipo di servizi e/o beni che vengono proposti.
Nel nostro Paese l’aliquota minima è al 4% ed è quella che viene applicata ai generi di prima necessità quali pane e latte ecc. L’aliquota agevolata da pagare in edilizia, invece, è del 10% per spese ristrutturazione casa di abitazione. L’aliquota ordinaria del nostro Paese, invece, è fissata al 22% ed è quella standard per tutti gli altri beni e servizi. Al di là della diversa aliquota da applicare, quindi, tutti gli operatori sono tenuti a versare allo Stato sotto forma di tasse la percentuale dovuta.
Fatta questa premessa, però, ci sono alcune eccezioni. Nel momento dell’apertura della partita IVA, o nel corso degli esercizi successivi infatti, il lavoratore può chiedere di essere sottoposto al regime agevolato, semplificato, forfettario (o dei minimi) o alla contabilità ordinaria.
I primi due sono destinati ai lavoratori autonomi che nell’arco di un anno prevedono di sottostare a una certa quota di reddito e questo permette di avere alcuni privilegi fiscali non indifferenti. Il regime ordinario è quello standard ed è, ovviamente, quello più impegnativo da gestire.
Fattura con e senza IVA
La necessità di operare sotto l’egida della partita IVA si rivela fondamentale per l’emissione delle fatture. IVA, infatti, è l’acronimo di imposta sul valore aggiunto, una tassa che tutti devono pagare sull’acquisto di beni e di servizi, in percentuali variabili.
Anche se sempre necessaria e obbligatoria, ricordiamo che la fattura può essere emessa senza IVA in taluni casi di esenzione o fuori campo IVA (es. forfettari).
Leggi anche: NASpI e Partita IVA
Indicazione della Partita IVA
La partita IVA deve essere necessariamente indicata nella fattura emessa sia che si invii telematicamente (fattura elettronica) sia in formato cartaceo.
La stessa va indicata inoltre nei siti aziendali. Sarà poi rinvenibile, se disponibili, nelle visure camerali oppure sui siti di categoria.
Verifica Partita IVA
Per verificare la correttezza e l’esistenza di una PArtita IVA nell’anagrafe tributaria è possibile usare il servizio messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate raggiungibile a questo indirizzo:
Le novità sulla partita IVA
Anno dopo anno, la partita IVA subisce importanti modifiche e cambiamenti che sono volti a migliorare la burocrazia e la gestione delle pratiche.
Una delle novità più rilevanti introdotte dalla Legge di Bilancio 2018 riguarda la fattura elettronica B2B dal 1° gennaio 2019.
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