Il Senato sta per definire le proposte di modifica da proporre al Governo in vista dell’approvazione definitiva dello schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di procedimento accertativo e di concordato preventivo biennale (CPB).
La novità principale è sicuramente quella del concordato preventivo biennale, punto cardine della riforma fiscale, che prevede la possibilità di accordarsi preventivamente con il Fisco sul reddito da dichiarare e dunque sulle imposte da versare. Tale possibilità riguarda tanto i soggetti ISA effettivi tanto quelli in regime forfettario.
Se nell’attuale testo del decreto, ai fini dell’applicabilità della proposta di CPB è richiesto un punteggio ISA almeno pari a 8, le cose potrebbero cambiare nel testo definitivo. Infatti, potrebbe essere allargata la platea dei beneficiari del concordato.
Vediamo a quali novità potrebbero portare le valutazioni della Commissione Finanze e Tesoro del Senato, dopo i lavori già fatti alla Camera.
Come funziona il concordato preventivo biennale
La novità del concordato preventivo biennale è contenuta all’art.6 e seg. del decreto legislativo recante disposizioni in materia di procedimento accertativo e di concordato preventivo biennale.
In particolare, è previsto che l’Agenzia delle entrate formuli una proposta per la definizione biennale del reddito derivante dall’esercizio d’impresa o dall’esercizio di arti e professioni e del valore della produzione netta, rilevanti, rispettivamente: ai fini delle imposte sui redditi e dell’imposta regionale sulle attività produttive.
Ciò può riguardare sia le persone giuridiche dunque ad esempio le società sia le persone fisiche.
Naturalmente rispetto a tali ultimi soggetti non vale il riferimento all’IRAP, considerata la sua abrogazione.
Qual è la procedura da seguire
Venendo alle tempistiche e alla procedura di concordato, è previsto che l’Agenzia delle entrate, entro il 15 marzo di ciascun anno, metta a disposizione dei contribuenti o dei loro intermediari appositi programmi informatici per l’acquisizione dei dati che devono essere comunicati dai contribuenti e necessari per l’elaborazione della proposta di concordato preventivo biennale; per il primo anno di applicazione, i programmi informatici sono resi disponibili entro il mese di aprile.
La proposta è elaborata dall’Agenzia delle entrate sulla base dei dati dichiarati dal contribuente entro il decimo giorno precedente il termine per il versamento del saldo dell’imposta sui redditi e dell’Irap (in scadenza normalmente al 30 giugno). La scadenza del 30 giugno, di riferimento per il versamento delle imposte, potrebbe essere spostata al 31 luglio per il primo anno di applicazione del CPB. Cosicché i dati potranno essere inviati dal contribuente entro il 21 luglio.
Ottenuti i dati in parola, l’Agenzia delle entrate, tiene conto inoltre delle informazioni che sono nelle sue banche dati, dunque in anagrafe tributaria nonché delle informazioni disponibili presso altri soggetti pubblici. L’Agenzia elabora e comunica la proposta entro il quinto giorno quinto giorno successivo a quello di invio da parte del contribuente dei dati.
Il contribuente può aderire alla proposta di concordato preventivo biennale fino alla scadenza del termine di versamento delle imposte (31 luglio solo per il 2024).
Cosa potrebbe cambiare?
Per accedere ai benefici legati al concordato preventivo biennale, è necessario che il contribuente sia in possesso di specifici requisiti. Come detto in apertura, il nuovo istituto riguarda tanto i soggetti ISA effettivi tanto quelli in regime forfettario.
Rispetto ai soggetti ISA effettivi, questi possono essere ammessi al CPB solo se in riferimento al periodo d’imposta precedente a quello a cui si riferisce la proposta del Fisco, abbiano conseguito un punteggio di affidabilità fiscale almeno pari a 8. Dunque si tratta di un punteggio molto alto.
Da qui, tra le modifiche che saranno proposte dal Senato al Governo, c’è quella che rivede al ribasso tale punteggio. Ciò per permettere una più ampia applicabilità del concordato preventivo biennale.
Inoltre, rispetto alla suddetta procedura, si potrebbe intervenire allentando le scadenze sopra individuate. Ciò per dare al contribuente più tempo anche per valutare la proposta di concordato.
I commercialisti (vedi memoria depositata dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili in Commissione Finanze e Tesoro del Senato) hanno proposto di spostare il termine del 31 luglio al 15 ottobre.
Non rimane che attendere per sapere se effettivamente le novità in esame troveranno posto nel decreto di riforma fiscale.