La cessione del credito da bonus e superbonus (110% e ristrutturazione 50%) può essere effettuata anche nei confronti di un parente. Una volta che il nostro parente che sia un figlio, un nipote, uno zio, poco importa, entra in possesso del credito, per l’utilizzo del credito d’imposta deve seguire regole ben precise.
Infatti, il credito d’imposta potrà essere utilizzato sulla base delle regole che valevano anche per colui che ha ceduto il credito. Ad esempio il credito d’imposta potrà essere utilizzato per quote annuali e non potrà essere richiesto al Fisco il rimborso della parte di quota annua non utilizzata.
Queste non sono le uniche regole da seguire e bisogna stare attenti anche a quali debiti nei confronti del Fisco possono essere pagati con il credito oggetto di cessione.
La cessione del credito da bonus edilizio
Quando il contribuente fa dei lavori per i quali può beneficiare del superbonus, del bonus facciate o di altre agevolazioni fiscali ha tre opzioni:
- pagare le spese e beneficiare dell’agevolazione sotto forma di detrazione a diminuzione delle imposte dovute in dichiarazione dei redditi (l’eventuale credito Irpef può essere utilizzato anche per pagare altri tributi in F24, ad esempio l’IMU);
- pagare le spese e cedere la detrazione sotto forma di credito d’imposta pari alla detrazione spettante, anche per le sole rate residue;
- chiedere all’impresa che esegue i lavori di applicare lo sconto in fattura, in tal modo monetizza direttamente l’agevolazione.
Detto ciò, le regole sulla cessione del credito d’imposta, considerati gli ultimi interventi del D.L. 50/2022, cosiddetto decreto Aiuti e del D.L. 73/2022, decreto semplificazioni, post conversione in legge, sono le seguenti:
- la prima cessione è libera, può essere effettuata anche nei confronti di privati che nulla hanno a che vedere con i lavori;
- le due cessioni ulteriori possono essere effettuate solo in favore di banche, altri intermediari finanziari e società appartenenti a un gruppo bancario iscritti nei rispettivi albi tenuti dalla Banca d’Italia (articolo 106 e articolo 64, Dlgs n. 385/1993) o imprese di assicurazione autorizzate a operare in Italia. Tali soggetti sono definiti, “soggetti qualificati“.
Le banche possono cedere il credito ai loro correntisti (o correntisti della casa madre) appena entrano in possesso del credito. Senza attendere la quarta cessione. I correntisti che prendono il credito non possono cederlo ulteriormente.
Detto ciò, l’utilizzo del credito d’imposta da parte di chi lo riceve e non provvede ad un’ulteriore cessione, avviene:
- sulla base delle rate residue di detrazione non fruite,
- con la stessa ripartizione in quote annuali con la quale sarebbe stata utilizzata la detrazione,
- la quota non utilizzata nell’anno non può essere usufruita negli anni successivi, e non può essere richiesta a rimborso.
Cessione del credito bonus e superbonus a un parente: ecco come può utilizzarlo
In base a quanto detto sopra, la cessione del credito può essere effettuata anche nei confronti di privati che non hanno nulla a che vedere con la detrazione. Anche in favore di un parente di colui che ha pagato i lavori.
Una volta ottenuto il credito d’imposta, se non procedono ad un’ulteriore cessione, i parenti possono utilizzarlo per pagare in compensazione imposte e contributi in F24.
In compensazione significa che utilizzo il credito d’imposta per pagare altri debiti nei confronti del fisco.
In particolare, come riportato sulla rivista Fisco Oggi, possono essere pagate in compensazione tutte le imposte che si versano con l’F24 ossia:
- imposte sui redditi,
- imposte sostitutive (ad esempio quelle che pagano i forfettari),
- Iva,
- Irap,
- contributi previdenziali dovuti da titolari di posizione assicurativa,
- contributi previdenziali e assistenziali dovuti dai datori dei lavori,
- premi per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali,
- tasse sulle concessioni governative,
- tasse scolastiche,
- ecc.
Dunque, il perimetro di utilizzo del credito d’imposta è piuttosto ampio.