I lavoratori autonomi e i liberi professionisti titolari di partita Iva potrebbero avere presto la possibilità di pagare le tasse dilazionate a rate. La riforma fiscale potrebbe permettere a cinque milioni di contribuenti di dilazionare gli adempimenti tributari e di non usare più quindi il sistema degli acconti IRPEF.
La norma è già stata introdotta in maniera sperimentale con il maxi acconto in scadenza al 30 novembre 2023, ma l’esecutivo ha intenzione di rendere la misura strutturale, in modo che sia ripetibile anche per i prossimi anni.
Ma cerchiamo di capire quali sono le principali novità previste per i titolari di partita Iva.
Titolari di partita iva: tasse a rate anziché con il sistema degli acconti e del saldo
Qualcosa come cinque milioni di titolari di partita Iva potrebbero la possibilità di versare l’IRPEF a rate. Lo scopo di questa iniziativa, sostanzialmente, è quella di riuscire a rendere strutturale la normativa che era stata introdotta in precedenza. E che permetterà ai lavoratori autonomi dotati di partita Iva di dilazionare il versamento del saldo e del primo acconto IRPEF, che vengono calcolate basandosi sui dati dell’anno precedente.
I soggetti che possono accedere a questa nuova agevolazione sono gli autonomi con un reddito sino a 170.000 euro. Questi soggetti, in estrema sintesi, avranno la possibilità di rateizzare i pagamenti relativi alle due scadenze del 30 giugno e del 30 novembre. La rateizzazione sarà distribuita su cinque mensilità senza che i diretti interessati debbano pagare degli interessi.
La novità non comporta alcun tipo di costo per lo Stato. E ha un unico obiettivo: tentare di fornire una maggiore liquidità ai professionisti e alle imprese. Cercando di garantire, contemporaneamente, un gettito più regolare all’Erario.
Come si paga l’Irpef
Ad oggi il contribuente versa l’Imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) con un acconto – in una o due rate – e un saldo. In particolare, ogni anno versa il saldo relativo all’anno precedente e un acconto relativo all’anno in corso.
L’acconto Irpef è dovuto se l’imposta dichiarata nell’anno in corso (riferita, quindi, all’anno precedente) è superiore a 51,65 euro una volta sottratti le detrazioni, i crediti d’imposta, le ritenute e le eccedenze. Questo è pari al 100% dell’imposta dichiarata nell’anno oppure dell’imposta inferiore che il contribuente prevede di dover versare per l’anno successivo.
L’acconto per l’anno in corso deve essere versato in una o due rate, a seconda dell’importo:
- unico versamento entro il 30 novembre dell’anno di imposta se l’acconto è inferiore a 257,52 euro
due rate, se l’acconto è pari o superiore a 257,52 euro; - la prima è pari al 40% e va versata entro il 30 giugno dell’anno di imposta (insieme al saldo dell’anno precedente), la seconda è pari al restante 60% e va versata entro il 30 novembre dello stesso anno.
Nel 2023 però è stata data la possibilità di pagare in 5 rate la seconda rata di acconto delle imposte IRPEF con normale scadenza al 30 novembre (prorogata al 16 gennaio 2024). La misura valeva solo per le Partite IVA con fatturato entro i 170 mila euro.
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A promuovere la riforma è stato Gusmeroli
A promuovere questa riforma è stato Alberto Gusmeroli, presidente della commissione Attività produttive della Camera e responsabile per le materie fiscali della Lega. L’obiettivo di questa iniziativa è quella di rispondere alle esigenze dei contribuenti. Ma soprattutto di cercare di assicurare una gestione leggermente più equa del sistema fiscale.
Prima che diventi effettivamente operativa è necessario un decreto, che dovrebbe arrivare nel corso dei prossimi tre mesi.
Imposte pagate anche con la carta di credito
Tra le novità al vaglio e che potrebbero andare ad impattare direttamente sul pagamento delle tasse da parte dei contribuenti vi è una proposta avanzata da Forza Italia e Fratelli d’Italia. Si sta valutando, infatti, la possibilità di permettere ai contribuenti di versare le tasse utilizzando la carta di credito.
Allo studio, inoltre, delle modifiche anche per i contributi previdenziali Inps. Almeno per quanto riguarda il secondo acconto: si starebbe vagliando l’ipotesi di suddividerne il versamento in più mesi, invece che in un’unica soluzione a novembre
L’idea sostanzialmente è quella di dare la possibilità a tutti i contribuenti, titolari di una partita Iva, di accedere alla rateizzazione di tasse e contributi. Stiamo parlando di una potenziale platea di cinque milioni di cittadini.
Nel caso in cui la proposta dovesse essere approvata definitivamente, gli autonomi non saranno più costretti a versare in anticipo metà delle tasse. Ma i versamenti saranno calibrati sulla base effettiva dei loro guadagni.
Intervistato da il Messaggero, Alberto Gusmeroli ha dichiarato:
Vogliamo estendere questa misura a tutti, compresi dipendenti e pensionati con altre fonti di reddito, con l’obiettivo di abolire anche la ritenuta d’acconto per un milione di professionisti che non avrebbero più bisogno di essa grazie al pagamento dilazionato delle tasse in 12 mesi.
Lavoratori autonomi con partita Iva: sono più di cinque milioni
Nel corso degli ultimi anni il numero di contribuenti dotati di partita Iva ha continuamente fluttuato, con un incremento significativo all’inizio degli anni duemila, per poi calare nel corso degli anni successivi. ora come ora si osserva un nuovo aumento.
Al 31 dicembre 2023, complessivamente, in Italia sono presenti qualcosa come 5.045.000 lavoratori autonomi. Numeri sicuramente in aumento, ma in leggera diminuzione rispetto a quattro anni fa. Agli inizi del 2004 era stato sfiorato il record dei 6,1 milioni di titolari di partita Iva.