La pandemia non ha portato soltanto conseguenze nefaste per la società e per l’economia. In qualche modo infatti, si sta registrando altresì una duratura spinta alle novità e al cambiamento. Nei prossimi mesi in Italia sono previste riforme strutturali attese da anni e cioè da ben prima del coronavirus. Ciò al fine di rispondere alle richieste dell’Europa e così ottenere le tranche dei maxi aiuti economici di cui al programma Next Generation UE.
Anche lo smart-working o lavoro agile è stato incentivato come mai prima d’ora. Soprattutto, pare che anche in tempi di post-pandemia, quando l’Italia sarà finalmente uscita del tutto dal tunnel del coronavirus, un buon numero di lavoratori continuerà a lavorare – almeno per alcuni giorni alla settimana – presso la propria abitazione; o qualsiasi altro luogo che consente una connessione internet. Ovviamente, continuando a rispettare, anche a distanza, quelle che sono le direttive aziendali e i compiti attribuiti giornalmente.
E’ il caso degli istituti di credito, con Unicredit in testa: il grande gruppo bancario con una vasta rete internazionale di uffici rappresentativi in vari paesi del mondo, sarà infatti la prima banca a consentire ai propri dipendenti di lavorare due giorni alla settimana in smart-working. Vediamo più nel dettaglio quali sono queste novità.
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Smart working: che cos’è in breve
Prima di soffermarci sulle importanti novità in tema di smart working, che riguarderanno le banche nei prossimi mesi, ricordiamo in sintesi che cosa si deve intendere per lavoro a distanza. Ebbene, con esso abbiamo una modalità di svolgimento del rapporto di lavoro subordinato, in cui vi è assenza di vincoli, orari o spazi predeterminati. Piuttosto, è grazie all’accordo tra dipendente e datore di lavoro che è possibile stabilire fasi, cicli ed obiettivi. Come sottolineato anche nel sito web ufficiale del Miur, lo smart working presenta due indubbi vantaggi:
- il lavoratore può più agevolmente conciliare i tempi di vita e lavoro;
- il lavoratore può accrescere la sua produttività, a beneficio della stessa azienda.
La definizione di smart working è inclusa nella legge di riferimento n. 81 del 2017, la quale rimarca la flessibilità organizzativa; la volontà delle parti che firmano l’accordo individuale in materia; e l’uso di strumentazioni che permettano di lavorare a distanza (come, ad esempio, pc portatili o fissi, tablet e connessione web attiva).
A coloro che lavorano tramite le modalità dello smart working, la legge garantisce parità di trattamento – economico e normativo – rispetto ai colleghi che svolgono la stessa prestazione con modalità tradizionali. Pertanto, è altresì prevista la loro tutela in ipotesi di infortuni e malattie professionali, in base a quanto opportunamente delineato dall’INAIL nella circolare n. 48 del 2017.
Lo smart working come conseguenza dei mutamenti delle abitudini dei clienti
Se è vero che il mondo del lavoro è destinato a cambiare nel breve-medio termine, con riforme mirate come ad es. quella sugli ammortizzatori sociali; è altrettanto vero che le modalità del rapporto di lavoro mutano con l’evolversi della società e delle esigenze delle grandi aziende.
Non deve dunque stupire che Unicredit senta il bisogno di adottare lo smart-working in modo generalizzato; e quindi a prescindere da fasi di emergenza sanitaria e da restrizioni per salvaguardare il diritto alla salute. Questa è ormai la linea tracciata, la quale presumibilmente sarà seguita anche da altri istituti: il vantaggio rappresentato dal risparmio dei costi è infatti del tutto evidente.
D’altronde, oggi sempre più istituti si pongono nei confronti del cliente secondo lo schema della cd. ‘banca diretta’. Con questa espressione intendiamo quell’istituto che offre tutti; o gran parte dei propri servizi finanziari senza l’apporto delle filiali tradizionali, che in verità oggi stanno via via diminuendo. Oggi è la banca online, con tutto a portata di clic, che tende a piacere di più ai clienti, specie a quelli che fanno parte delle giovani generazioni, avvezze all’uso delle nuove tecnologie.
Insomma, lo smart working o lavoro a distanza in banca, pare quasi una scelta obbligata. Con l’incremento del pagamento con carta; o via app come la nota Satispay, la presenza dei clienti in filiale è scesa di molto. E su quest’ultimo aspetto ha influito inevitabilmente anche il complesso di regole restrittive anti-coronavirus. In ragione di una società che cambia le sue abitudini, è conseguenza logica che le banche, come tante altri grandi aziende e multinazionali, mettano in campo politiche aziendali che comportano delle giornate in smart working nel corso della settimana lavorativa.
Gli istituti di credito pronti allo smart working generalizzato, Unicredit in testa
Come anticipato, sarà proprio il grande gruppo internazionale Unicredit a prevedere lo smart working come modalità normale di esecuzione della prestazione lavorativa, anche in fase di post pandemia.
Il piano allo studio, che partirà ufficialmente a settembre come progetto-pilota, comporta che i dipendenti possano lavorare da casa fino al 40% del tempo, a seguito della conclusione degli accordi di lavoro post-pandemia. “Inizieremo un graduale ritorno in ufficio a partire da settembre e nel quarto trimestre realizzeremo un progetto pilota per permettere un lavoro ibrido sostenibile a partire dal prossimo anno”, ha spiegato il group operating officer della banca, Ranieri de Marchis, in una recente intervista.
La banca starebbe pensando a due giorni a settimana di smart working, su base volontaria per il personale amministrativo e di sede; mentre per quanto riguarda i dipendenti delle filiali, sarà possibile un giorno a settimana.
In ogni caso, non si tratterà di un obbligo ma di una possibilità. Va da sè però che le banche stiano valutando come ri-organizzare gli spazi lavorativi, in rapporto ad una società e ad una clientela che cambia. Il taglio dei costi pare un fattore nient’affatto secondario: lo smart working ‘a regime’ ben si abbinerebbe alla scelta di chiudere filiali, puntando molto di più sul digitale.
Concludendo, non solo Unicredit intende puntare allo smart working per il futuro: anche colossi come BNP – Paribas e Deutsche Bank stanno lavorando in questa direzione. Ma è chiaro che per scoprire tutti i dettagli, sarà necessario aspettare ancora qualche mese: infatti, le disposizioni finali saranno legate a come la pandemia evolverà e alle situazioni particolari di ciascun paese.