Cosa fare in caso di ricaduta della malattia del lavoratore? Come bisogna comportarsi e perchè è importante comunicare all’azienda che si tratta di una ricaduta di una malattia pregressa? Partiamo dal presupposto che la malattia è un evento morboso che consente al lavoratore di assentarsi mantenendo sia il posto di lavoro sia il diritto alla retribuzione.
Per far sì che questa assenza non risulti ingiustificata, il lavoratore deve fornire idonea documentazione comprovante il motivo dell’assenza: in questo caso il certificato di malattia. Nel certificato di malattia telematico sono presenti tre opzioni:
- Inizio
- Continuazione
- Ricaduta
Se il significato dei primi due eventi è piuttosto scontato, il terzo, ricaduta, non è di immediata comprensione. Vediamo quindi nel dettaglio cosa c’è da sapere.
Ricaduta della malattia: definizione
Innanzitutto, perché si possa parlare di ricaduta deve esserci un primo evento, quindi il manifestarsi di un evento morboso che costringa il lavoratore ad assentarsi dal lavoro.
Quando il lavoratore sta meglio e dietro consiglio del medico riprendere l’attività lavorativa può presentarsi un momento, a distanza di poco tempo, in cui non si sente nuovamente bene e pertanto necessita di ulteriori giorni di assenza.
In questo caso, se appunto la ricaduta della malattia si manifesta entro 30 giorni dal rientro al lavoro, quindi dal momento in cui si è chiuso il precedente evento, allora i nuovi giorni di assenza vengono considerati come una continuazione della precedente malattia e non come un nuovo inizio.
È quanto stabilito dall’INPS in una vecchia circolare del 1981, la n. 134368 che recita:
“la ricaduta nella stessa malattia o altra conseguenziale – debitamente certificata dal medico – che sia intervenuta entro 30 giorni dalla data di cessazione della precedente è considerata, a tutti gli effetti, continuazione di quest’ultima”.
È quindi importante che il lavoratore, una volta recatosi nuovamente dal suo medico, specifichi che si tratta di ricaduta; questo affinché questo nuovo evento venga indicato correttamente sulla apposita casellina del certificato medico telematico. Questa attenzione è importante perché determina uno specifico trattamento economico.
Trattamento economico in caso di ricaduta malattia
Il trattamento economico in caso di malattia prevede un periodo di “carenza” corrispondente ai primi tre giorni dell’evento. È evidente che, se parliamo di ricaduta e il primo evento era già superiore ai tre giorni, questo periodo di carenza non verrà applicato nel secondo evento, pertanto decorre immediatamente l’intervento economico a carico dell’INPS.
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Trattandosi quindi sostanzialmente di un unico evento la retribuzione da utilizzare come base per il calcolo dell’indennità giornaliera è la stessa utilizzata per corrispondere l’indennità dell’evento precedente.
Inoltre, dato che a seconda della durata dell’evento la percentuale di indennità varia, dal 50% al 66,66%, devono essere sommati i giorni delle due malattie per calcolare il raggiungimento del ventesimo giorno a partire dal quale la misura dell’indennità è elevata.
Per tutti questi motivi è necessario specificare che si tratta di ricaduta e prestare particolarmente attenzione quando si redige il certificato medico; altrimenti il si potrebbe non calcolare correttamente il trattamento economico di malattia.
Infatti, il rischio maggiore è che il lavoratore recandosi nuovamente dal medico, questo, tratti l’evento come un nuovo inizio.
In questo caso, se si redige il certificato medico come “inizio” il datore di lavoro deve trattare nuovamente i primi tre giorni di carenza; pertanto l’INPS interverrà solamente a partire dal quarto giorno.
Certificato di malattia telematico: cos’è e come funziona
Il certificato medico di malattia telematico è composto da due sezioni:
- il certificato medico vero e proprio, in cui si indica anche la diagnosi;
- l’attestato di malattia, ossia la copia per il datore di lavoro, privo della diagnosi per questioni privacy, ma con indicati i giorni di malattia.
Ulteriori dati sono:
- dati identificativi del medico che redige il certificato;
- giorni di malattia (inizio e fine previsto della malattia);
- se si tratti di inizio, continuazione o ricaduta;
- se si tratti di visita ambulatoriale o domiciliare;
- dati anagrafici del lavoratore;
- residenza o domicilio abituale del lavoratore, completo di città, indirizzo, e cap (o indirizzo diverso da quello abituale).
Il certificato medico è quindi il documento ufficiale che autorizza l’assenza del lavoratore per il periodo determinato dalla prognosi. Al termine del periodo indicato sul certificato il lavoratore ha sostanzialmente due possibilità:
- se è guarito riprendere l’attività lavorativa il giorno successivo alla data riportata sul certificato di malattia indicante la scadenza della prognosi;
- se invece dopo nuova visita medica non è possibile la ripresa dovrà ripetere l’iter di cui sopra; dovrà quindi farsi rilasciare un nuovo certificato medico che questa volta sarà una continuazione del primo certificato medico rilasciato.
Certificato medico ricaduta della malattia
Non vi sono invece differenze nelle modalità di rilascio del certificato medico in caso di ricaduta.
Innanzitutto, il lavoratore in modo tempestivo, solitamente all’inizio del suo turno di lavoro, deve avvisare il datore di lavoro di non poter presenziare al lavoro; questo sia per giustificare la sua assenza, sia per poter dare al datore di lavoro la possibilità di organizzare le attività in vista dell’assenza.
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A questo punto il lavoratore malato deve recarsi dal medico per farsi rilasciare il certificato medico contenente i giorni di assenza. Il medico redige il certificato indicando quindi se l’evento costituisce:
- un inizio,
- una continuazione
- oppure una ricaduta
e lo invia telematicamente rilasciando al lavoratore un numero di protocollo da comunicare al datore di lavoro.
Grazie al protocollo il datore di lavoro nell’apposita sezione del sito INPS può immediatamente consultare il certificato medico e conoscere la durata della malattia.