I buoni pasto sono tra i benefit aziendali più diffusi, offrendo ai lavoratori la possibilità di coprire le spese per i pasti durante la giornata lavorativa. Tuttavia, le condizioni per averne diritto non sono sempre chiare e possono variare in base a diversi fattori. Un nostro lettore, che ha recentemente iniziato un nuovo impiego, ci ha posto una domanda in merito. Approfondiamo insieme la questione.
Buongiorno, mi chiamo Marco e da qualche settimana ho iniziato a lavorare in un’azienda privata. Ho notato che alcuni colleghi ricevono i buoni pasto, mentre io non li ho ancora ricevuti. Vorrei capire come funzionano e chi ne ha diritto? L’azienda è obbligata a fornirli a tutti i dipendenti? E poi ho la possibilità di lavorare alcuni periodi in smart working, posso prendere comunque i buoni pasto? Grazie per l’attenzione.
Caro Marco, ti ringraziamo per averci contattato e per aver scelto la nostra rubrica per i tuoi quesiti. La tua domanda è pertinente e riguarda un aspetto importante del welfare aziendale. Cercheremo di fare chiarezza sul funzionamento dei buoni pasto e sui diritti dei lavoratori in merito. Invitiamo tutti i nostri lettori a inviarci le proprie domande tramite la rubrica “La posta di Lavoro e Diritti“. Siamo qui per offrire chiarimenti su normative e diritti dei lavoratori.
Cosa sono e come funzionano i buoni pasto?
I buoni pasto sono titoli di pagamento, con un valore predeterminato, che il datore di lavoro fornisce ai dipendenti come servizio sostitutivo della mensa aziendale. Possono essere:
- Cartacei: buoni fisici consegnati al lavoratore.
- Elettronici o digitali: erogati tramite una card simile a una carta di credito o attraverso un’app dedicata.
Questi buoni possono essere utilizzati per:
- Acquistare pasti presso esercizi convenzionati (ristoranti, bar, mense).
- Fare la spesa in supermercati aderenti.
È importante notare che i buoni pasto:
- Non sono cedibili: devono essere utilizzati esclusivamente dal titolare.
- Non sono cumulabili oltre il limite di otto buoni per transazione presso lo stesso esercizio commerciale.
- Non sono convertibili in denaro.
Chi ha diritto al buono pasto?
La normativa vigente stabilisce che i buoni pasto possono essere utilizzati da:
- Lavoratori subordinati: sia a tempo pieno che parziale, anche se l’orario di lavoro non prevede una pausa per il pasto.
- Collaboratori: soggetti che hanno instaurato con l’azienda un rapporto di collaborazione, anche non subordinato.
Tuttavia, è fondamentale sottolineare che l’erogazione dei buoni pasto non è un obbligo legale per il datore di lavoro, a meno che non sia prevista da:
- Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) applicato all’azienda.
- Contrattazione collettiva aziendale.
In assenza di tali previsioni, la concessione dei buoni pasto è a discrezione dell’azienda.
L’azienda è obbligata a concedere questo benefit?
No, l’azienda non è obbligata per legge a fornire buoni pasto ai propri dipendenti, salvo diversa indicazione nel CCNL o in accordi aziendali. La decisione di erogare buoni pasto può dipendere da:
- Politiche aziendali interne: alcune aziende scelgono di offrire buoni pasto come parte del pacchetto di welfare per aumentare il benessere dei dipendenti.
- Assenza di un servizio mensa: in mancanza di una mensa aziendale, l’azienda potrebbe optare per l’erogazione di buoni pasto come alternativa.

Buoni pasto e smart working
Con l’aumento del lavoro da remoto, molti dipendenti si chiedono se abbiano diritto ai buoni pasto anche quando lavorano in smart working. La normativa non impone alcun obbligo per le aziende di erogarli in queste situazioni, lasciando la decisione alle politiche aziendali o agli accordi sindacali.
Tuttavia, l’Agenzia delle Entrate ha stabilito che i buoni pasto concessi ai lavoratori in smart working godano delle stesse agevolazioni fiscali previste per quelli erogati ai lavoratori in presenza. Questo significa che se un’azienda decide di fornirli, non ci saranno svantaggi fiscali rispetto ai dipendenti che lavorano in ufficio.
Alcune imprese hanno scelto di continuare ad erogare i buoni pasto ai dipendenti in smart working come incentivo e benefit aziendale, mentre altre li concedono solo ai lavoratori che svolgono la loro attività in sede.
Quali sono le alternative al buono pasto?
In assenza di buoni pasto, le aziende possono offrire altre soluzioni per garantire il pasto ai dipendenti:
- Mensa aziendale interna: un servizio di ristorazione all’interno dell’azienda.
- Indennità sostitutiva di mensa: un importo aggiuntivo in busta paga destinato alla copertura delle spese per il pasto.
- Convenzioni con esercizi esterni: accordi con ristoranti o mense esterne dove i dipendenti possono consumare il pasto a condizioni agevolate.
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Quali sono i vantaggi fiscali dei buoni pasto?
I buoni pasto offrono vantaggi fiscali sia per i lavoratori che per le aziende:
- Per i lavoratori:
- Esenzione fiscale: il valore del buono pasto non concorre alla formazione del reddito da lavoro dipendente fino a:
- 8,00 euro al giorno per i buoni pasto elettronici.
- 4,00 euro al giorno per i buoni pasto cartacei.
- Esenzione fiscale: il valore del buono pasto non concorre alla formazione del reddito da lavoro dipendente fino a:
- Per le aziende:
- Deducibilità: il costo dei buoni pasto è deducibile dal reddito d’impresa.
- Detraibilità IVA:
- Buoni pasto elettronici: l’IVA al 4% è completamente detraibile.
- Buoni pasto cartacei: non è prevista alcuna detrazione dell’IVA.
Conclusione
I buoni pasto rappresentano un benefit significativo nel contesto del welfare aziendale, ma il diritto a riceverli dipende da specifiche previsioni contrattuali e dalle politiche interne dell’azienda. È consigliabile consultare il proprio CCNL e il regolamento aziendale per comprendere appieno i propri diritti in merito.
Ringraziamo Marco per la sua domanda e invitiamo tutti i nostri lettori a scriverci per ricevere chiarimenti sui propri diritti lavorativi. La posta di Lavoro e Diritti è sempre a disposizione per offrire risposte precise e aggiornate!
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