A volte ritornano. Questa volta al centro del dibattito politico ci sono le gabbie salariali, ossia la differenziazione degli stipendi in base al costo della vita. Le gabbie salariali sono al centro di un disegno di legge presentato da Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega al Senato. L’intento del politico è proprio quello di introdurre un importante parametro nella contrattazione di secondo livello: quello relativo al costo della vita.
A questo punto, però, è necessario fare un salto indietro nel tempo e capire cosa fossero le gabbie salariali. Il meccanismo venne introdotto nel 1945, a seguito di un accordo sottoscritto dalla Cgil e da Confindustria. L’intento era quello di tentare di trovare una soluzione sull’aumento del costo della vita determinato direttamente dall’inflazione. In quel periodo – il secondo dopoguerra – la Lira si stava svalutando in maniera particolarmente pesante. Questo stava portando ad un aumento generalizzato dei prezzi.
Le gabbie salariali vennero abolite nel 1969. Solo nel 1973 scomparvero definitivamente.
Le gabbie salariali tornano di moda
A seguito di una proposta lanciata dalla Lega si riprende a parlare delle gabbie salariali. L’intenzione, però, non è quella di intervenire direttamente sui salari di base: si vuole operare sulla contrattazione di secondo livello.
A fornire alcune indicazioni è il senatore leghista Massimiliano Romeo, il quale ha spiegato che ai parametri legati alle performance individuali, a quelle organizzative e all’effettivo svolgimento delle attività particolarmente disagiate, si andranno ad aggiungere quelle relative al costo della vita sui beni essenziali. Romeo sottolinea, inoltre, che non ci sarà alcuna divisione tra il nord dell’Italia ed il sud,
Nonostante questa rassicurazione, i sindacati sembrano essere particolarmente critici. Francesca Re David, segretaria confederale della Cgil, ha spiegato che:
il Sud è già discriminato dai livelli di disoccupazione, dalla deindustrializzazione, dalle debolezza di reti e infrastrutture, da sanità e servizi che subiranno ulteriori tagli.
Come funzionano le gabbie salariali
A questo punto è importante chiarire in quale modo funzionino le gabbie salariali. Sono un meccanismo attraverso il quale è possibile mettere in relazione con il salario alcuni parametri. Tra questi c’è, ad esempio, il costo della vita.
Le gabbie salariali vennero introdotte nel 1945 a seguito di accordo sottoscritto tra la Cgil e Confindustria. In un primo momento non avevano ancora questo nome: il termine venne adottato successivamente per criticare questa particolare logica retributiva. Furono introdotte per un semplice motivo: si voleva frenare l’aumento generale del costo della vita, che era pesantemente condizionato dall’inflazione.
L’accordo sottoscritto prevedeva esplicitamente che la busta paga dei lavoratori venisse adeguata su base territoriale e fosse strettamente collegata con il costo della vita. In un primo momento le gabbie salariali erano previste unicamente per il nord Italia, ma poi vennero estese a tutto il paese. Nel corso dei primi anni Sessanta, c’erano sette zone salariali:
- tre al nord;
- quattro al sud.
L’esigenza di introdurre le gabbie salariali era dettata dalla svalutazione che la Lira stava subendo nei primi anni del dopoguerra. I prodotti iniziavano a costare sempre di più in tutta Italia. Una delle prime conseguenze di questa situazione era stata l’aumento degli stipendi dei lavoratori, che si trovavano ad affrontare un costo della vita sempre più difficile da sostenere.
Purtroppo questa situazione aveva innescato quella spirale che gli economisti chiamano prezzi-salari-prezzi. Per compensare gli aumenti salariali, le aziende erano costrette ad aumentare i prezzi. Questo ha innescato un ulteriore aumento dell’inflazione e ha annullato il beneficio per i lavoratori. I quali continuavano a veder diminuire il proprio potere d’acquisto.
Perchè furono abolite
A seguito di una serie di proteste sindacali, le gabbie salariali vennero abolite. Nel corso degli anni Sessanta era di moda lo slogan: stessa paga per uguale lavoro. Il sistema che si era venuto a generare aveva causato una serie di ingiustizie: a parità di mansioni un operaio del nord Italia poteva guadagnare di più di uno del sud.
Secondo quanto riporta Pagella Politica, un operaio specializzato nel settore metallurgico di Milano poteva arrivare a guadagnare 21 lire all’ora. Che a Reggio Calabria scendevano a 18,05 lire.
L’abolizione delle gabbie salariali è datata 18 marzo 1969. La decisione venne presa a seguito di un accordo sottoscritto tra la Confindustria e i sindacati (cgil, Cisl e Uil). Tutte le differenziazioni zonali sono state soppresse il 1* luglio 1972.
Gabbie salariale: la proposta della Lega
Ma cosa prevede la nuova proposta della Lega? L’ipotesi sarebbe quella di tornare a degli stipendi che siano collegati direttamente con il costo della vita. È stato, infatti, proposto un disegno di legge per far sì che la contrattazione di secondo livello, territoriale ed aziendale, possa utilizzare il parametro del costo della vita – oltre agli che sono già previsti per legge – per l’attribuzione dei vari trattamenti economici accessori che sono previsti per tutti i dipendenti, sia quelli privati che quelli pubblici.