La Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro ha rilasciato, in occasione della Giornata internazionale della donna 2022 un Dossier dal titolo “Donne e lavoro: ancora lontana la ripresa occupazionale”. A seguito della pandemia il mercato del lavoro italiano è alle prese con una delicata fase di ripresa ed anzi, dopo il pessimo bilancio del 2020 – ossia l’anno del boom dei contagi da coronavirus – lo scorso anno l’occupazione ha mostrato segnali positivi e di miglioramento. Ciò in virtù soprattutto delle riaperture generalizzate delle attività lavorative ed economiche, rese possibili dall’effettuazione delle vaccinazioni.
Con le varianti del covid che fanno oggi molta meno paura che in passato e la fine dell’emergenza il prossimo 31 marzo, è auspicabile attendersi la cancellazione di diversi obblighi e divieti, che ci hanno accompagnato negli ultimi mesi. A beneficiarne anche il tessuto imprenditoriale e produttivo del paese e dunque la stessa occupazione.
Da notare però che, come recentemente rilevato dall’Organizzazione Mondiale del Lavoro, siamo però ancora lontani da un vero recupero della situazione pre pandemia. Insomma, anche in Italia il cammino verso una maggior occupazione è ancora lungo, ma fanno ben sperare alcuni dati del dossier presentato dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro. In questo documento appare evidente la crescita dell’appeal di laureate e lavoratrici ad alta qualificazione sul mercato.
Donne e lavoro, il dossier della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro
L’appena citato dossier è opera della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro ed ha il titolo “Donne e lavoro: ancora lontana la ripresa occupazionale“. Il significativo documento è stato realizzato sulla scorta dell’analisi coordinata dei dati Istat, inclusi nell’indagine mensile sulle Forze Lavoro e di quelli delle Comunicazioni Obbligatorie del Ministero del Lavoro riferiti alle nuove attivazioni.
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In particolare, dall’indagine effettuata emerge che lo scorso anno il mercato del lavoro italiano – almeno in alcuni ambiti – ha tenuto in maggior considerazione i profili femminili, rispetto al passato. Soprattutto sono stati i profili femminili più qualificati a sottoscrivere nuovi contratti di lavoro e dunque a ottenere nuovi posti di lavoro. Spicca l’aumento della presenza delle donne in settori a tradizionale vocazione maschile: pensiamo ad esempio ai settori dell’informatica e dell’ingegneria.
Se dunque da un lato la ripresa occupazionale per le donne è nel complesso ancora molto lenta, dall’altro ci sono professioni in cui le persone di sesso femminile riescono oggi ad avere più possibilità di inserimento effettivo. Ma la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro rileva altresì che il numero delle lavoratrici è passato dai 9,7 milioni del 2019 ai 9,5 milioni del 2021.
Alcuni numeri interessanti che emergono dal dossier della Fondazione
In base a quanto evidenziato dal suddetto dossier – almeno per quanto riguarda le professioni qualificate – oggi si registra l’orientamento ad assumere donne, da parte di un numero crescente di aziende. Le percentuali che seguono lo chiariscono con efficacia:
- nel 2021 quasi un’assunzione su quattro (24%) si è compiuta tra professioni intellettuali, ad alta specializzazione e tra quelle tecniche;
- nello stesso anno le donne hanno costituito il 66,3% delle nuove attivazioni tra i profili intellettuali e specializzati, cresciuti del 23% rispetto al 2019;
- su 100 laureati che hanno firmato un nuovo contratto, 65 sono state persone di sesso femminile.
Chiaro dunque che proseguire la formazione dopo il diploma di maturità consente di avere maggiori chance, specialmente per le donne che conseguono un titolo di laurea di ambito tecnico o completano un percorso di formazione specialistico.
Donne e lavoro, ecco i settori in crescita e con più assunzioni
Sul piano delle tipologie contrattuali, tuttavia, non deve sorprendere che un delicato quadro congiunturale come quello che stiamo vivendo ha portato all’utilizzo esteso di contratti temporanei, anche in considerazione della giovane età di molte delle donne che hanno firmato un contratto di lavoro. Infatti, esclusivamente il 21,3% delle donne è stata assunta con contratto a tempo indeterminato, invece la maggioranza (64%) ha potuto stipulare un contratto a termine. Inoltre soltanto una donna su due – il 49,2% – nei primi nove mesi dello scorso anno ha firmato un contratto per un lavoro full-time, mentre tra gli uomini la percentuale sale al 68,7%. Ciò a testimonianza del fatto che la professionalità e la preparazione delle donne è sulla via di un maggior riconoscimento, anche se occorre fare ancora diversi passi avanti per una compiuta parità di genere, in campo lavorativo.
Venendo al dettaglio delle singole professioni, nel dossier si può notare che i profili che hanno mostrato maggiore dinamicità sono altresì quelli in cui sussiste tuttora un divario di genere. Con la maggiore crescita (+40,2%) sono le donne ingegnere e architette; a cui seguono le specialiste della salute (+33,6%), della formazione e della ricerca (+26,9%) e le specialiste in scienze matematiche, informatiche e chimiche (+19,5%).
Ma lo ribadiamo: permane ancora un marcato divario tra uomini e donne nell’accesso a nuove opportunità di lavoro. Come rilevato dalla stessa Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, oggi le parole chiave per le donne, per avere più chance di inserimento professionale, sono due: alta formazione e competenza. La competizione, insomma, fa la differenza e, in un’ottica meritocratica, le donne preparate e abili nelle professioni qualificate hanno più chance di lavorare, rispetto ad altri contesti lavorativi con minor grado di specializzazione.
Dossier “Donne e lavoro: ancora lontana la ripresa occupazionale”
Il testo del dossier della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro in formato PDF.
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