Il licenziamento è la decisione unilaterale dell’azienda di interrompere il contratto di lavoro. Un evento indubbiamente drammatico per il lavoratore che lo subisce, ma questo non vuol dire però che non esista la possibilità di difendersi in tribunale se si ritiene che il licenziamento non rispetti la legge o ancora che non ci si possa attivare per avere un sostegno economico temporaneo, fino a quando non si trova un nuovo lavoro.
Questa guida offre un supporto per chiunque affronti la difficile situazione di un licenziamento. Inizia delineando le prime azioni da intraprendere immediatamente dopo aver ricevuto la comunicazione del licenziamento, come la verifica dei propri diritti legali e l’ottenimento di eventuali compensazioni e si conclude dando consigli pratici su cosa fare subito dopo.
Analizziamo la questione in dettaglio.
Cosa fare in caso di licenziamento?
Se ricevi una notifica di licenziamento, è essenziale mantenere la calma e agire in modo strategico. La prima cosa da fare è esaminare attentamente la lettera di licenziamento per capire le ragioni del provvedimento e le condizioni offerte.
È importante conoscere i tuoi diritti: in Italia, il licenziamento deve rispettare specifiche norme di legge e, in molti casi, deve essere giustificato da un motivo valido. Verifica se il licenziamento rispetta questi criteri e se contiene eventuali errori procedurali.
Inoltre, raccogli e conserva tutta la documentazione pertinente, inclusi contratti di lavoro, comunicazioni scritte e registrazioni di eventuali valutazioni delle prestazioni. Questo materiale sarà fondamentale nel caso tu decida di contestare il licenziamento.
Capire il motivo del licenziamento
Capire il motivo per cui si è stati licenziati è il primo passo da fare per studiare le mosse successive.
La lettera di licenziamento è il documento che può rispondere ai nostri dubbi.
Nella lettera possiamo capire se siamo stati licenziati per:
- Giusta causa;
- Giustificato motivo soggettivo;
- Giustificato motivo oggettivo.
Se, per esempio, c’è scritto che il licenziamento è per giusta causa o giustificato motivo soggettivo, sappiamo che è legato a un nostro comportamento, ritenuto dall’azienda come contrario al regolamento disciplinare interno. In tal caso il datore di lavoro, prima di comunicare il licenziamento, deve rispettare una rigida procedura di contestazione disciplinare. Se, grazie all’aiuto di un avvocato, si accerta che la procedura non è stata rispettata, ci sono gli estremi per contestare il licenziamento in tribunale.
Nei licenziamenti per giustificato motivo oggettivo il motivo è invece legato, lo dice il termine stesso, a fattori “oggettivi” quindi indipendenti da comportamenti del lavoratore. Un esempio è il licenziamento legato alla soppressione del posto di lavoro, se la mansione prima occupata dal dipendente è stata affidata all’esterno, a soggetti terzi, come accade per gli appalti.
Il licenziamento è giustificato?
Il secondo passaggio è capire se il licenziamento è giustificato. In sostanza, è necessario chiedersi se il motivo che ha portato l’azienda a interrompere il rapporto ha un suo fondamento oppure no.
Potrebbe accadere, ad esempio, che il licenziamento sia giustificato da motivi discriminatori nei confronti della figura del dipendente, se non addirittura dall’assenza di motivi. In situazioni simili ci sono i presupposti per impugnare il licenziamento in tribunale.
Il lavoratore è in periodo di prova?
Il lavoratore che è ancora in periodo di prova può essere licenziato dall’azienda senza alcun motivo. In queste situazioni, quindi, non c’è alcuna possibilità di impugnare la decisione in tribunale.
Per sapere se vale ancora il periodo di prova è necessario controllare la lettera di assunzione, dove è presente un’apposita frase che ne indica la durata.
Attenzione però a come si calcola la prova. A seconda del tipo di contratto collettivo applicato la prova si calcola in giorni di calendario o, al contrario, in giorni di effettivo lavoro.
Il datore di lavoro ha rispettato il preavviso?
Il datore di lavoro è tenuto a rispettare il periodo di preavviso in caso di licenziamento dei dipendenti con contratto a tempo indeterminato, a meno che non si tratti di licenziamenti per giusta causa (in questo caso non c’è nessun preavviso e il contratto può essere interrotto subito).
Il preavviso permette al dipendente, dopo che gli è stato comunicato il licenziamento, di continuare a lavorare per un determinato periodo di tempo (ricevendo comunque la retribuzione) prima che il contratto di lavoro si interrompa definitivamente.
Per capire quanto spetta come preavviso è necessario verificare:
- Se si è assunti a tempo indeterminato;
- Il livello di assunzione, indicato nel contratto;
- Gli anni passati in azienda;
- Il preavviso che il datore di lavoro è obbligato a rispettare, riportato nel contratto collettivo nazionale di lavoro e diverso a seconda del livello di assunzione e dell’anzianità aziendale del lavoratore interessato.
Il contratto collettivo applicato è indicato nella lettera di assunzione. Utilizzando i motori di ricerca su internet è possibile avere una copia del contratto collettivo e, al suo interno, cercare il periodo di preavviso che l’azienda è tenuta a rispettare.
Concluse le ricerche se arriviamo alla conclusione che il preavviso non è stato rispettato è possibile rivolgersi ad un avvocato per ottenere, tra le altre cose, il pagamento in busta paga di un importo a carico del datore di lavoro per mancato preavviso.
Il datore di lavoro come ha comunicato il licenziamento?
Il datore di lavoro è obbligato a comunicare il licenziamento in forma scritta. Unica eccezione è quella del licenziamento durante il periodo di prova che, eccezionalmente, può essere comunicato anche in forma orale.
La mancanza della forma scritta è un altro elemento che può essere contestato in tribunale.
Ottenere la disoccupazione NASpI dall’Inps
Il lavoratore licenziato può ottenere dall’Inps l’indennità di disoccupazione, denominata NASpI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego), così da ricevere comunque un sostegno economico prima di trovare un’altra occupazione.
Per ricevere la NASpI è necessario:
- Presentare domanda all’Inps (collegandosi a “inps.it – Lavoro – NASpI: indennità mensile di disoccupazione”) obbligatoriamente entro 68 giorni decorrenti dalla data del licenziamento. Se la domanda viene presentata dopo i 68 giorni, la NASpI non spetta;
- Aver totalizzato almeno 13 settimane di contributi versati nei quattro anni precedenti il licenziamento.
Una volta presentata la domanda e verificati i requisiti, l’Inps procede a liquidare direttamente al beneficiario, mensilmente, l’importo della NASpI, per un numero di mensilità, comunque, non superiore a 24.
Conclusione
In conclusione, i consigli forniti servono da spunto per affrontare in concreto la situazione post-licenziamento e verificare se lo stesso può essere o meno contestato in tribunale con l’ausilio di un legale.
Il risultato che si può ottenere in giudizio è diverso a seconda della gravità dell’irregolarità accertata. Si va ad esempio dalla reintegrazione sul posto di lavoro sino al risarcimento economico del danno.