In questi che i posteri chiameranno i tempi del Covid-19 (Coronavirus) l’unica certezza è l’incertezza; le aziende hanno mille dubbi se possono o meno proseguire la loro attività lavorativa e di conseguenza sorge spontaneo domandarsi se e come dovranno gestire la retribuzione e la busta paga dei loro dipendenti. Allo stesso modo i lavoratori stessi sono preoccupati di quanto sta accadendo e non aver risposte certe alimenta questo stato di ansia.
L’ultimo provvedimento adottato nella serata dell’11 marzo 2020 il Presidente del Consiglio decreta quali attività potranno rimanere aperte oppure chiudere per un periodo di circa due settimane, ovvero fino al 25 marzo.
Vediamo insieme quali sono gli scenari possibili ad oggi.
Busta paga e Coronavirus
Ad oggi non sono ancora stati ufficializzati provvedimenti sulla Cassa integrazione in deroga e le altre misure a sostegno di aziende, autonomi e dipendenti; pertanto proviamo a valutare quali potranno essere gli strumenti a disposizione dell’azienda per gestire i lavoratori dipendenti e la busta paga di marzo.
Agevolare il lavoro smart
Se ne parla da tanto: tutte le attività che possono essere svolte attraverso smart working, devono essere rese in tal modo.
L’azienda può così proseguire con l’attività lavorativa, per quanto possibile, salvaguardia la salute e sicurezza dei lavoratori e agli stessi viene mantenuta la retribuzione.
Ferie forzate e utilizzo delle ferie residue
Nei vari Decreti che sono stati emanati nell’ultimo mese più e più volte viene incentivato il ricorso alle ferie:
“si raccomanda ai datori di lavoro pubblici e privati di promuovere, durante il periodo di efficacia del presente decreto, la fruizione da parte dei lavoratori dipendenti dei periodi di congedo ordinario e di ferie.”
Normalmente le ferie servono al recupero psico-fisico dei lavoratori, ma è pur vero che le ferie possono essere imposte dal datore di lavoro ai suoi dipendenti per chiusura aziendale.
Leggi anche: Chi decide le ferie al lavoro? Ecco cosa dice la legge
Vi sono alcuni pro e contro nell’utilizzo delle ferie. Innanzitutto, varia dal protrarsi di questo periodo: questo potrebbe portare all’esaurimento totale dei giorni accantonati per ferie.
Vero è che il lavoratore manterrebbe intatto il suo diritto alla retribuzione. In questa circostanza il datore di lavoro, però, si vedrebbe costretto a mantenere inalterato il costo per i suoi dipendenti in un momento di contrazione dell’attività lavorativa e del fatturato.
Questa soluzione potrebbe, ad esempio, essere adottata per chi ha deciso volontariamente di chiudere la propria attività lavorativa perché non avrebbe potuto lavorare adottando le condizioni igienico-sanitarie richieste.
E chi invece si trova costretto a chiudere perché deliberato nel decreto?
Chiusura attività con dipendenti
Chi si è trovato costretto a non aprire l’attività perché così deliberato nel Decreto dell’11 marzo di fatto ha subito una decisione.
In questa circostanza possiamo parlare quindi di impossibilità sopravvenuta della prestazione lavorativa? Proviamo a partire dagli istituti di diritto privato.
L’art.1256 ss. Codice Civile dice che:
quando la prestazione dedotta nel rapporto obbligatorio diventa impossibile per causa non imputabile al debitore, e questi non sia in mora, l’obbligazione si estingue.
L’impossibilità sopravvenuta della prestazione può essere considerata un modo di estinzione dell’obbligazione? Ciò significherebbe che nel perdurare della sospensione dell’attività lavorativa il datore di lavoro potrebbe allo stesso modo sospendere la retribuzione dei lavoratori.
Sono ovviamente ipotesi legate all’incertezza del periodo, che potrebbero trovare qualche risposta nel decreto in uscita riguardante gli ammortizzatori sociali.
Strumento che darebbe la possibilità di integrare la retribuzione dei lavoratori senza incidere in modo pesante come l’assenza stessa del pagamento e darebbe respiro all’azienda di non dover sostenere i costi inalterati a fronte della chiusura.
Misure straordinarie per il lavoro
A breve il Governo emanerà un nuovo Decreto-Legge per aiutare aziende, autonomi e lavoratori in questo periodo di crisi. In attesa di leggere il provvedimento definitivo dalla bozza che circola in queste ore si parla di misure molto importanti fra cui:
- periodo di quarantena equiparata a malattia, con retribuzione però a carico dello Stato (e non di INPS e azienda);
- cassa integrazione estesa a tutti i dipendenti (anche lavoratori precari e dell’agricoltura);
- congedo parentale straordinario (per un genitore) o voucher baby sitter per guardare i figli a causa delle scuole chiuse;
Si parla inoltre di indennizzo per lavoratori autonomi e partite Iva ferme a causa dell’emergenza coronavirus (una tantum di 500 euro?).
Per le aziende invece in arrivo il potenziamento del Fondo di Garanzia per le Pmi; quindi prestiti agevolati e con garanzie dello Stato alle aziende per far fronte alla carenza di liquidità.
Altri provvedimenti riguarderanno, sempre in quest’ottica, la sospensione dei pagamenti di IVA, contributi previdenziali e altre imposte sul lavoro.
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