Lo sorso 26 febbraio è stato siglato l’accordo per il rinnovo del CCNL terziario, distribuzione servizi. Si tratta di un accordo separato firmato solo tra Confcommercio, Fisascat CISL e Uiltucs UIL; la Filcams CGIL invece, si è rifiutata di firmare.
L’accordo prevede:
- aumento medio mensile a regime, parametrato sul 4° livello di 86 euro, con decorrenza della prima tranche da gennaio 2011;
- introduzione di deroghe al contratto nazionale per gli accordi di secondo livello finalizzati alla produttività, all’organizzazione del lavoro ed al servizio alla clientela;
- modifiche alla normativa sul pagamento dei primi tre giorni di malattia: per i primi tre giorni e per i primi due eventi il pagamento è al 100%, ma dal terzo evento è del 50% per malattie coperte da certificati medici di durata inferiore ai 12 giorni;
- modifiche al monte ore dei permessi individuali correlati all’anzianità di servizio;
- valorizzazione del sistema della bilateralità;
- disciplina sulle certificazioni e sull’arbitrato, attraverso le clausole compromissorie, previste dalla legge n. 183/2010 (collegato lavoro)
Il rifiuto della Filcams CGIL alla firma dell’accordo è affidato ad un comunicato stampa:
“La Filcams-Cgil non ha sottoscritto l’ipotesi di accordo per il rinnovo del Contratto Nazionale del Terziario Distribuzione Servizi, innanzitutto, per il fatto che l’intesa recepisce pienamente l’accordo separato del 22 gennaio 2009, sulla riforma del modello contrattuale.
Oltre all’assunzione dell’Ipca, quale meccanismo di calcolo degli incrementi salariali, infatti, viene introdotto l’istituto delle deroghe, attraverso il quale la funzione del Ccnl viene indebolita.
Inoltre, l’ipotesi sottoscritta assume i contenuti del collegato sul lavoro, sul quale la Cgil ha espresso analogo dissenso, a partire dalla certificazione.
Ma l’ipotesi di accordo contiene altri punti negativi, come quello relativo alla malattia, che prevede la fuoriuscita dall’Inps, attraverso il pagamento diretto da parte delle aziende ed il peggioramento della normativa sul pagamento dei primi tre giorni.
La stessa contrattazione di secondo livello esce ridotta e fortemente condizionata dalle deroghe, smentendo quello che era l’obiettivo primario dell’accordo separato sulla riforma del modello contrattuale.
Nel complesso, è un accordo che risente indubbiamente della crisi del settore, ma che scarica sul lavoro il suo costo principale, quando, al contrario, la crisi stessa richiederebbe un forte investimento qualitativo sul fattore umano.
Al tempo stesso, è un accordo che importa nella categoria del terziario, le tensioni che da tempo caratterizzano il quadro sindacale e che avevano fino ad oggi risparmiato il settore”.