Nella notte tra sabato 29 e domenica 30 marzo 2025, alle ore 2:00, le lancette degli orologi andranno spostate un’ora avanti e quindi alle 3:00, segnando l’inizio dell’ora legale. Questo cambiamento non solo incide sulle abitudini quotidiane e sul ritmo biologico, ma ha anche effetti sui turni di lavoro, in particolare per chi svolge attività notturna.
I lavoratori che prestano servizio durante il cambio d’ora potrebbero trovarsi con un turno ridotto di un’ora, sollevando dubbi su come questo impatti sulla busta paga. Sebbene l’orario effettivo sia inferiore, i contratti collettivi di solito garantiscono la retribuzione per l’intero turno, evitando penalizzazioni economiche ai dipendenti.
Come influisce il cambio dell’ora sulla retribuzione?
Per i lavoratori dipendenti, il cambio dell’ora solitamente non modifica la retribuzione, poiché il calcolo delle ore lavorate si basa sugli orari di inizio e fine turno. Anche se il turno notturno viene ridotto di un’ora, il lavoratore mantiene il diritto alla retribuzione completa, evitando penalizzazioni economiche.
Tuttavia, per chi lavora nelle ore notturne, il passaggio all’ora legale può generare dubbi su come venga gestita l’ora mancante. I contratti collettivi generalmente prevedono soluzioni che garantiscono la continuità retributiva, senza necessità di recuperare l’ora persa o di ricorrere a permessi o ferie.
Turno di lavoro e ora legale: come viene calcolata la busta paga?
Il conteggio delle ore lavorate si basa sul periodo effettivo di presenza in azienda. Per esempio:
- Se un lavoratore ha un turno dalle 1:00 alle 6:00 del mattino, a seguito del cambio dell’ora avrà di fatto lavorato solo 4 ore (perché le 2:00 diventano le 3:00), ma la sua busta paga rimane invariata rispetto alle 5 ore previste contrattualmente.
- Lo stesso principio si applica a chi inizia alle 2:00 e termina alle 7:00: anche se le 2:00 diventano automaticamente le 3:00, il turno sarà considerato interamente svolto.
Questo perché i contratti collettivi di lavoro prevedono che il cambio dell’ora non penalizzi il dipendente. L’ora mancante non viene decurtata dalla retribuzione né dai permessi o dalle ferie.

Cosa succede se il turno inizia durante il cambio dell’ora?
Se un lavoratore deve iniziare il proprio turno esattamente nel momento in cui avviene il passaggio all’ora legale, la situazione cambia:
- Un turno che inizia alle 2:30 non esisterà, perché quell’orario diventa automaticamente 3:30.
- Se il turno termina all’orario contrattualmente stabilito (es. 7:30), il lavoratore avrà prestato un’ora in meno.
- In questo caso, l’ora mancante può essere gestita in diversi modi:
- Copertura con permessi retribuiti (a discrezione del datore di lavoro).
- Utilizzo di ferie o riposi compensativi.
- Eventuale decurtazione (ipotesi meno frequente e non sempre prevista dai contratti collettivi).
Attenzione ai ritardi dovuti al cambio dell’ora!
Un altro aspetto da considerare riguarda il rischio di ritardo per i lavoratori che devono presentarsi al lavoro subito dopo il cambio dell’ora.
- Se un dipendente deve iniziare il turno alle 2:00 e si presenta con mezz’ora di ritardo, in una notte normale l’assenza sarebbe di 30 minuti.
- Con il passaggio all’ora legale, invece, il ritardo sarà registrato come 1 ora e 30 minuti, poiché le 2:30 diventano automaticamente le 3:30.
- Per evitare penalizzazioni in busta paga, è fondamentale regolare gli orologi in anticipo e calcolare il tempo di arrivo al lavoro.
Conclusioni
Il cambio all’ora legale non comporta penalizzazioni per i lavoratori notturni, in quanto la retribuzione viene garantita per l’intero turno previsto. Tuttavia, coloro che iniziano il turno esattamente durante il passaggio all’ora legale potrebbero dover gestire l’ora mancante con permessi o ferie. Attenzione anche ai ritardi, che potrebbero essere amplificati dal cambiamento d’orario!
Per maggiori dettagli, è sempre consigliabile consultare il proprio contratto collettivo di riferimento o rivolgersi al proprio ufficio del personale.
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