Andare al cinema, fare shopping o pagare l’hotel, con tutta o parte della spesa a carico dell’azienda. Possibile? Sì e non stiamo parlando di certo dei rimborsi riconosciuti ai dipendenti in caso di trasferta. Al contrario, tutto questo è garantito dai cosiddetti buoni acquisto, uno strumento che permette ai dipendenti di ottenere una vasta gamma di beni e servizi senza subire un aggravio in termini di tasse e contributi.
L’importanza per i datori di lavoro di acquistare dalle società emittenti e concedere ai dipendenti i buoni acquisto è legata ad esigenze che spaziano dalla fidelizzazione all’azienda sino alle campagne di marketing, fatte per attirare nuovi talenti e / o trattenere i lavoratori già in forza.
Analizziamo ora in dettaglio cosa sono, come si usano e quali vantaggi comportano i buoni acquisto.
Cosa sono i buoni acquisto?
Spesso indicati come buoni regalo o buoni spesa, i buoni acquisto sono titoli cartacei o elettronici, assegnati dall’azienda con un valore predeterminato ed emessi da apposite società, con cui si permette ai lavoratori dipendenti (e non solo) di acquistare prodotti o usufruire di servizi presso strutture convenzionate.
Ad acquistare i buoni è lo stesso datore di lavoro presso una delle società emittenti presenti sul mercato. Il valore complessivo a disposizione di ogni dipendente è deciso dall’azienda tenendo conto anche delle soglie di esenzione fiscale e contributiva che tra poco vedremo.
Effettuato l’acquisto, i buoni vengono assegnati dall’azienda ai singoli dipendenti.
Come si usano e in quali attività commerciali?
Di norma i buoni acquisto sono “multibrand”. Questo significa che possono essere sfruttati in una rete di negozi, fisici o online, convenzionati con la società emittente il titolo.
A seconda del tipo di buono, se cartaceo o online, cambiano naturalmente le modalità di utilizzo.
Nel primo caso, il beneficiario presenta il buono presso i punti vendita convenzionati, al momento dell’acquisto del bene o del servizio.
Per gli acquisti online è invece necessario convertire o recuperare l’apposito codice da utilizzare, ad esempio, sulle piattaforme di eCommerce aderenti al servizio.
Scorrendo i siti internet delle principali società emittenti i buoni acquisto, emerge che riveste particolare importanza l’aspetto della flessibilità, da intendersi come la garanzia ai lavoratori di un ampio ed eterogeneo ventaglio di soggetti convenzionati, in modo da assicurare la massima libertà di scelta.
La volontà delle società emittenti è quella di ricomprendere tra i soggetti convenzionati un numero considerevole di settori economico – produttivi in modo da garantire a tutti i dipendenti interessati (si pensi alle imprese di grandi dimensioni) di sfruttare interamente il buono acquisto.
Le stesse aziende, in qualità di clienti delle società che emettono i buoni, hanno interesse a che tutti i dipendenti possano trovare i beni e i servizi che preferiscono, così da spendere interamente il valore del buono stesso.
Quali sono i vantaggi per il dipendente
I buoni acquisto concessi ai dipendenti sono esenti da:
- Contributi previdenziali ed assistenziali;
- Ritenute fiscali a titolo di Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (Irpef);
entro il limite di importo annuo di 258,23 euro. A stabilirlo l’articolo 51, comma 3, Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR).
Da notare che in caso di superamento del limite citato, l’intero importo concorre a formare il reddito imponibile ai fini contributivi e fiscali.
Il recente Decreto Lavoro ha peraltro aumentato la soglia di esenzione a 3 mila euro, per l’anno 2023, con riferimento ai soli lavoratori dipendenti con figli fiscalmente a carico. Resta quindi ferma a 258,23 euro il tetto previsto per gli altri dipendenti.
Si precisa inoltre che nel conteggio del limite di 258,23 / 3.000,00 euro:
- Non si sommano i buoni carburante, riconosciuti entro un tetto di 200 euro per dipendente (si considera invece l’eventuale eccedenza);
- Sono ricomprese le somme riconosciute per il pagamento delle utenze domestiche di acqua, luce e gas, con riferimento ad immobili ad uso abitativo posseduti o detenuti, sulla base di un titolo idoneo, dal dipendente, dal coniuge o dai suoi familiari, a prescindere dal fatto che negli immobili stessi sia stata collocata la residenza o il domicilio ma, tuttavia, a condizione che ne vengano sostenute le spese.
I vantaggi per l’azienda
I buoni acquisto riconosciuti ai dipendenti rappresentano, per le aziende, un costo interamente deducibile dal reddito. A prevederlo l’articolo 95 del TUIR in cui si dispone che le spese “per prestazioni di lavoro dipendente deducibili nella determinazione del reddito comprendono anche quelle sostenute in denaro o in natura a titolo di liberalità a favore dei lavoratori”.
Al di là degli aspetti economici, i buoni acquisto rappresentano una condizione di maggior favore per i dipendenti, da collocare, ad esempio:
- Nell’ambito di un percorso di fidelizzazione dei lavoratori all’azienda;
- Nell’intento di mantenere un buon clima interno tra i colleghi oltre che tra gli stessi ed il datore di lavoro / responsabili;
- Tra le misure da pubblicizzare per attirare nuovi talenti;
- Tra gli incentivi riconosciuti al raggiungimento di determinati obiettivi, ad esempio in termini di vendite realizzate o ordinativi ricevuti.
Qual è la differenza tra buoni acquisto e buoni pasto
A differenza dei buoni acquisto, i buoni pasto rappresentano una forma sostitutiva del servizio mensa e, di conseguenza, permettono al possessore di acquistare prodotti alimentari o beneficiare di pasti presso bar e ristoranti. Nonostante negli ultimi anni l’area di utilizzo dei buoni pasto sia diventata sempre più vasta, gli stessi restano relegati all’ambito alimentazione – ristorazione, fedeli a quelli che sono i presupposti per cui vengono assegnati ai dipendenti.
In comune con i buoni acquisto c’è il fatto di essere rappresentati sotto forma di documento cartaceo o, in alternativa, elettronico, da utilizzare nel rispetto di un determinato valore facciale.
Diverso è invece il regime di tassazione. Le prestazioni sostitutive della mensa, infatti, rese attraverso:
- Ticket restaurant;
- App mobile per smartphone;
- Somministrazione di alimenti e bevande da parte di pubblici esercizi;
- Cessioni di prodotti di gastronomia pronti per il consumo immediato;
sono escluse da tassazione fino all’importo complessivo giornaliero, al netto dei contributi e delle somme poste a carico dei lavoratori, pari a:
- 4 euro in caso di buono cartaceo;
- 8 euro in caso di buono in forma elettronica.
L’eventuale eccedenza concorre a formare il reddito e non rientra nel calcolo della franchigia esente di 258,23 / 3.000 euro.